Interpretare una carta di nascita, o qualsiasi altra immagine celeste, presuppone la necessità di tenere in considerazione questioni astronomiche imprescindibili. L’astronomia è una conoscenza che non può essere elusa dallo studio dell’Astrologo cosciente di ciò che sta facendo, altrimenti staremmo praticando astrolatria, legittima se intendiamo praticarla ma che non ha nulla a che fare con l’Astrologia.

L’Astrolatria infatti è quell’approccio nei confronti delle immagini celesti che tende a vedere nelle cose del cielo un fenomeno simbolico più che reale, che produce congetture deduttive ma che sono il frutto di una elucubrazione di un simbolo e quindi della sua idolatria (che ciò possa essere fatto coscientemente o meno, è un’altra faccenda). Tuttavia il fenomeno Astronomico e quindi ciò che realmente avviene sopra le nostre teste, e che noi possiamo vedere attraverso gli Astri che si rendono visibili a occhio nudo, è qualcosa di reale e matematico, di preciso. Questo non denatura il fenomeno in qualcosa di “assoluta razionalità” anzi, conferisce alla creazione e al suo fenomeno una intelligenza dai caratteri superni non affidata al caso ma ad un ordine che segue un suo ordine e una sua Legge che nessun uomo potrà mai sovvertire.

Il primo approccio che dobbiamo avere nei confronti di una immagine celeste è comprendere, per quanto è in nostra conoscenza, il fenomeno astronomico stabilendo per esempio quali astri sono realmente visibili nella sfera locale e nella percezione del nativo, oppure quelli che sono più forti per posizione accidentale, nonché quegli astri che si rendono invisibili per l’eccessiva loro vicinanza al Sole, o quelli che sono eccessivamente distanti da esso. Infatti, in una carta di natività gli astri visibili e in relazione al Sole sono quelli più forti e che più di tutti hanno importanza. Tra due astri angolari, uno in aspetto ai luminari e l’altro no, prevarrà quello che è in aspetto ai luminari, nel bene o nel male. Stabilire un astro forte, significa di conseguenza apprendere e comprendere che quell’astro, nelle sue caratteristiche naturali, infonderà su di noi una sua impronta, che noi esprimeremo rievocandone un temperamento, o una certa modalità. Questo perché l’uomo non è svincolato dal fenomeno astronomico, non siamo estranei ad esso e la nostra esistenza dipenderà anche dalla relazione agli astri e dal loro perfetto equilibrio in relazione alla Terra, luogo del nostro esistere ed essere. Vedete, ultimamente mi sto sempre più rendendo conto che un certo modo di fare astrologia ha portato, con un approccio relativista, a ritenere l’umana complessione come un qualcosa di estraneo al cielo, così diventa più importante la psiche dell’uomo e meno rilevante la realtà del macrocosmo, dell’universo e del cielo, quando basterebbe solo ragionare e capire che se esiste una psiche e che se abbiamo funzioni psichiche ed emotive è anche dovuto a fattori fisici, e a situazioni ambientali, ed ecosistemiche, connesse a loro volta alla natura del cielo perché è il Cielo a decretare le possibilità di qualsiasi ecosistema. Il Sole se fosse stato più vicino alla Terra, o la Luna se non fosse dove è, non avrebbero permesso la vita che conosciamo sul nostro pianeta, e probabilmente i sistemi biologici e naturali sarebbero molto diversi da quello che sono, e diverse sarebbero anche le condizioni della eventuale materia vivente, incluse quelle psicologiche.

Così in questa occasione riporto un pensiero di Albumasar, attraverso un suo aforisma, che condivido pienamente. Egli si riferisce agli astri combusti evidenziando come non tutti li considerino allo stesso modo. Afferma che ci sono alcuni che ritengono un astro in dignità essenziale ma combusto come meno sofferente. Ma se ci riflettiamo perché dovrebbe essere meno sofferente? Solo perché in dignità essenziale? Quindi la dignità essenziale renderebbe meno “bruciato” un astro…? E in che modo lo farebbe? Proteggendo l’astro? E come può esprimersi una condizione simile? Albumasar osserva che un Astro bruciato al Sole, è bruciato e basta. Perché tale condizione è astronomica e determinata dalla vicinanza eccessiva dell’Astro al Luminare diurno. Quindi per un fatto specificatamente astronomico e matematico.

DICE ALBUMASAR: II, 179 Alcune persone dicono che quando un astro è combusto nel proprio domicilio o nella propria elevazione (esaltazione) non provoca offesa. Tuttavia, quando Saturno, che è freddo e secco, viene combusto, è simile alla pietra che, bruciata dal fuoco, decade e si rompe. Quando Giove viene combusto è simile all’oro che si scioglie e quando si muove sotto i raggi del sole la sostanza pura assume una tonalità rossa (è corrotto). Quando Venere e la Luna vengono combusti sono simili all’argento vivo che gettato nel fuoco, il fuoco fuoriesce da esso come da qualcosa di diverso dalla sua natura originaria, a tal punto che non è in grado di tollerarlo.

 

 

Osserviamo come Albumasar per gli astri fondamentali afferma con estrema convinzione che quando combusti, a prescindere se sono o non in dignità essenziale, subiranno corruzione e danno. Perché arriva a questa considerazione? Per una semplice constatazione razionale e astronomica: un Astro troppo vicino al Sole non potrà mai sopportare l’azione di estrema distruzione del Luminare diurno, e sarà corrotto nella sua natura, e la combustione sarà ugualmente severa anche se l’Astro è in dignità. Ovviamente il fenomeno di combustione non significa che realmente il pianeta è distrutto dal sole, questo avvicinamento dell’Astro al Sole è una percezione che ha l’uomo dalla terra, e dopo questa fase l’astro risorgerà da questa condizione. Da un dato astronomico ricaviamo poi deduzioni interpretative chiare che si produrranno normalmente nell’osservatore senza bisogno dell’ausilio di chi ci dica cosa significa un astro bruciato al sole e che poi fuoriesce da tale condizione: naturalmente si arriverà ad una deduzione da tale osservazione!

 

Aforisma tratto da
Giuseppe Bezza da Angelicus 29, fo. 62ss. Laurentianus Plut. 28, 33, fo. 123ss.
Traduzione in inglese di Daria Dudziak. CIELO E TERRA LINK
Abû Ma’sar, Libri mysteriorum

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