In ASTROLOGIA

John Gadbury (1627–1704) – Doctrine of nativities & Horary Questions. CASA DUE.

CASA DUE traduzione in italiano del Capitolo VI Sezione II “Casa Due” di Doctrine of nativities & Horary Questions. A cura di Francesco Faraoni per Almuten.it.

CASA DUE

Questa casa ha significato sulla proprietà, sulla fortuna e sulla ricchezza del nativo, governa il collo. È una casa succedente e segue l’Ascendente o Angolo dell’Est. È chiamata Anaphora, ovvero quella delle continue ascensioni dei pianeti che vanno verso il sorgere dell’est per via del loro moto diurno nel Primum Mobile.

SATURNO nella seconda casa impedisce e distrugge le ricchezze e i guadagni dei nativi; anzi, anche se il nativo avesse i modi e i mezzi più probabili per arricchirsi, come offre la natura o il destino comune dell’uomo, Saturno sarà nella seconda casa, quando mal dignificato, causa dello sperpero della sua sostanza e delle sue ricchezze. Conosco un eminente e colto dottore di “Physick” [medicina] che ora vive a Londra, contraddistinto da una eccellente pratica; molti dei suoi amici sono stati con lui speculativi in modo costante (come confessò egli stesso) [intende dire “amici che si sono approfittati”, opportunisti]: infatti il suo Saturno in Sagittario era nella seconda casa, non ha mai potuto giungere ad un patrimonio tale da potersi definire ricco, sebbene fosse frugale [intende dire “sebbene fosse una persona parsimoniosa” e attenta nella gestione economica] come si conviene a persone colte, discrete e studiose. Ma gli uomini concludono “… the race is not to the swift, nor bread to the wise, nor riches unto men of understinandg, &c.”[in questo ultimo passaggio Gadbury conclude con una citazione che proviene dall’Ecclesiaste, tuttavia è troncata e non completa. La citazione originaria è la seguente, in grassetto le parti evidenziate da Gadbury, “I returned, and saw under the sun, that the race is not to the swift, not the battle to the strong, neither yet bread to the wise, nor yet riches to men of understanding, not yet favour to men of skill; but time and chance happeneth to them all”. Che significa: “Ho visto anche sotto il sole che non è degli agili la corsa, né dei forti la guerra e neppure dei sapienti il pane e degli accorti la ricchezza e nemmeno degli intelligenti il favore, perché il tempo e il caso raggiungono tutti” … Ecclesiaste 9-11. L’autore pare voler sottolineare la condizione delle ricchezze del medico citato, con Saturno in II casa: dunque, nonostante fosse dotto, colto, e un professionista, e nonostante i medici fossero considerati comunque dei benestanti, non ha mai potuto raggiungere una ricchezza patrimoniale considerevole o tale da ritenersi ricco; citando dunque il versetto dell’Ecclesiaste l’autore evidenzia come la nostra condizione non è sempre soggetta alla forza personale, alla professione, o al livello sociale che raggiungiamo, perché ogni cosa ha un suo tempo e ogni cosa può essere soggetta a variazioni anche a causa di fattori diversi, ossia tutto è soggetto a un destino, ovvero non è detto che se nasco in una famiglia ricca sarò necessariamente ricco, ma dipenderà dal destino che a me è riservato. E per questo Gadbury propone una digressione su Saturno in II casa di un medico non tanto fortunato in fatto di ricchezze e patrimonio]. Ma se Saturno è dignificato, allora aumenterà piuttosto che diminuire le ricchezze e la fortuna del nativo.

GIOVE nella seconda casa mostra una fortuna ammirevole e grande aumento delle ricchezze, principalmente genera uomini o cose che appartengono alla Chiesa o agli Affari Ecclesiastici, oppure benefici derivanti dai propri mezzi o sforzi dell’ingegno.

MARTE nella seconda casa significa molti problemi, molte vessazioni e perturbazioni per le ricchezze nonché calamità e bisogni, e la distruzione del “ceppo nativo” [… the native’s stock: significa capostipite di una famiglia, oppure l’origine di una stirpe, si usa come concetto per rappresentare l’idea di una discendenza connessa all’albero genealogico, quindi Gadbury potrebbe intendere la distruzione della stirpe o della discendenza], subirà molti danni da tutto ciò che è significato da Marte: ferite e prove. Osservo che se Marte è ben dignificato dona proprietà; ma dota il nativo di uno spirito nobile (ma che potresti definire negligente, se vuoi) [?] che sperpera confusamente e senza rendersene conto [ipotizzo che Gadbury intende dire che se Marte è dignificato in casa due conferisce uno spirito nobile ma poco attento al controllo delle finanze, e quindi portato alla depauperazione dei beni].

Il SOLE nel secondo luogo presagisce al nativo l’accumulo di molta ricchezza e la capacità di raggiungere uno splendido stato, e questo con continuazione [con stabilità] se il Sole è dignificato; tuttavia, spenderà gran parte delle sue ricchezze grazie al suo onore e alla magnanimità di cui sarà dotato [ovvero sarà benefattore]. Ma se il Sole fosse debilitato, e se fosse nato nelle proprietà di Creso, semplicemente e all’improvviso lo consumerebbe [nella letteratura anglosassone, anche nei tempi di Gadbury, i riferimenti al leggendario potere e alle leggendarie ricchezze di Creso spesso apparivano come metafora e simbolo della vanità umana, qui intende dire Gadbury che il Sole in seconda casa quando debilitato può essere, appunto, simbolo di vanità a tal punto che le ricchezze e il potere potrebbero logorare il nativo].

VENERE in seconda casa mostra che il nativo abbonderà di ricchezze grazie ai mezzi [e ai favori] delle donne o grazie alle preferenze ecclesiastiche: sarà sempre fornito di denaro; eppure [o nonostante questo] spenderà molto per le concubine e per seguire altre cose voluttuose; guadagnerà bene dalla morte delle sue mogli.

MERCURIO in seconda casa dà al nativo molti guadagni dagli atti [documenti] e dalle scienze; la fortuna sarà nelle merci, e in ogni genere di scrittura, ambasceria, questioni impiegatizie; e con la sua industriosità e ingegnosità otterrà grandi onori e favori da grandi persone e uomini di autorità; questo principalmente quando sarà in congiunzione, sestile o trigono a Giove o Venere.

LUNA in seconda casa rende il nativo adatto alle ricchezze e ai beni della fortuna; eppure le ricchezze non saranno succedute a nessuno; il nativo vacilla, ora è ricco, ora è povero; ora è prospero, ora è infelice; a volte in favore di grandi persone guadagnerà molto da loro; altre volte ogni probabile speranza è gettata al di sotto [Gadbury intende sottolineare la mutevolezza delle ricchezze e delle fortune quando la Luna è in seconda casa, quindi genera quelle fortune che sono soggette a cambiamenti repentini: a volte le fortune sono portate da uomini importanti altre non ci sarà modo di ottenere fortune da chi conta, altre volte ci si arricchirà per poi diminuire la propria fortuna, oppure da condizioni sfortunate il nativo si riprenderà arricchendosi; ciò che l’autore intende marcare è l’idea di una alternanza tra bene e male, tra aumento e diminuzione delle fortune, in analogia alle qualità della Luna che è l’astro più veloce, dunque più mutevole, nella sua luce].

Il NODO NORD LUNARE nella seconda casa toglie ogni bisogno e ogni penuria dal nativo, dandogli grandi ricchezze, eredità e possedimenti; ovvero fortuna e prosperità nella stessa misura, principalmente nelle cose [o negli affari] ecclesiastici. Il NODO SUD LUNARE nella seconda casa porta molti danni, dolore e fortuna avversa al nativo; nonché una certa distruzione del suo patrimonio; e significa che avrà paura e correrà pericoli (e non senza motivo) di precipitare al di sotto della sua condizione ordinaria. So di una natività dove il Nodo Sud è posto nel secondo luogo e sebbene il nativo abbia proprietà considerevoli, ha molta fatica e cura di mantenerle… ma spesso (secondo la mia conoscenza [o secondo la mia esperienza]) è costretto a prendere in prestito del denaro per soddisfare le insistenze dei suoi creditori e per assolvere le sue attività ordinarie. Menziono queste esperienze non tanto per illustrarle in questo discorso, quanto per confermare la veridicità e la certezza delle osservazioni fatte dagli antichi astrologi; and to convince The Carpers at the Art [Gadbury scrive che menziona queste indicazioni sul Nodo Sud in seconda casa per confermare quanto è indicato dagli autori precedenti e per convincere i “Carpers” dell’arte. La parola Carpers è usata con sarcasmo per identificare i lamentosi, oppure i criticoni; con questa affermazione l’autore intende quindi discreditare i detrattori dell’Arte che probabilmente sul Nodo Sud in seconda casa hanno diverse opinioni, oppure è rivolto specificatamente ai detrattori in generale dell’Astrologia; infatti, conclude dicendo…] e apri gli occhi ai miscredenti di questa nostra epoca adamantina.

La SORTE DI FORTUNA nella seconda casa significa uno stato prospero e felice per il nativo; e prefigura molti guadagni dal suo impiego o dai suoi affari; e che avrà l’amore [ovvero i favori] degli amici e guadagnerà anche grazie a loro; i quali preverranno (e terranno lontano) molti pregiudizi e danni da lui [dal nativo] e non permetteranno che alcun male lo infesti o lo disturbi.

Note Informative

Eventuali parentesi quadrate [  ]: annotazioni del traduttore

Il testo utilizzato dell’opera di Gadbury è quello originale, il manoscritto è digitalizzato da Google Book e liberamente scaricabile e consultabile.

La traduzione è curata da Francesco Faraoni studioso di letteratura astrologica antica e moderna, curatore dei progetti The Sun Astrology e Almuten.it – E-mail personale francescofaraoni (chiocciola) gmail (punto) it

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John Gadbury (1627–1704) – Doctrine of nativities & Horary Questions. CASA UNO.

CASA UNO traduzione in italiano del Capitolo VI Sezione I “Casa Uno” di Doctrine of nativities & Horary Questions. A cura di Francesco Faraoni per Almuten.it.

Questa casa ha il giusto significato sulla vita del nativo, sulla sua statura, forma; la sua temperatura (temperamento) e ha significato sugli incidenti (o accidenti) del corpo; nonché sulle qualità della mente, quod corporis temperaturam fequuntur, come la fede di Galeno vuole: dunque la forma del volto, la carnagione e il colore della pelle, e tutte le sue parti. Si chiama l’Angolo dell’Est, l’Oroscopo, l’Ascendente, l’Orizzonte; perché quando il Sole o qualsiasi altro pianeta arriva alla sua cuspide, allora è là che cominciano ad ascendere e appaiono [i pianeti] visibili nel nostro emisfero.

Il pianeta SATURNO nella prima casa della natività produce molte difficoltà al nativo e molte perturbazioni melanconiche, sia alla mente che al corpo: a volte deforma il corpo in base al segno in cui si trova, mentre sarà migliore se si trova nelle dignità di Giove o Venere. Se è molto vicino all’Ascendente, il nativo non può vivere a lungo, ma se è lontano dal grado ascendente ma in casa uno la sua vita anche se dovesse essere lunga sarebbe piena di dolori e guai.

GIOVE nella prima casa mostra una vita lunga e prosperosa, concede un corpo forte, sano, bello, dotato di buon portamento, prudente, pio, giusto, onesto. Questo deve essere compreso quando Giove è ben dignificato.

MARTE nella prima casa quando è peregrino e quindi fuori da tutte le sue dignità essenziali dichiara una vita breve al nativo e piena di afflizioni: sarà audace, adirato e irascibile. Amerà la discordia, sarà prodigo e di poca stima, povero, mendicante: sarà soggetto a ferite e cicatrici alla testa e al volto. Se Marte è ben dignificato, il nativo potrà essere fortunato negli affari militari, ma avrà comunque una mente violenta.

Il SOLE nella prima casa rende il nativo onorato tra i suoi fratelli, se è nel grado della sua esaltazione regnerà sugli altri. Acquisterà autorità, onore, dignità dai principi, le sue ricchezze aumenteranno, la sua vita sarà lunga e potente.

VENERE nella prima casa rende il nativo voluttuoso e concede vari piaceri, una buona costituzione del corpo, una vita lunga e sana, poche o nessuna malattia dannosa, amante di ogni genere di delizie come amore per gli ornamenti del corpo, per la musica, per cose profumose, per i giocattoli d’amore e simili, sarà elegante e di buone maniere, dedito a studi piacevoli, e molto amato dalle donne.

MERCURIO nella prima casa concede discorsi aggraziati e di buona memoria, rende la nativa moglie, Mercurio concede prudenza, profondità nella cogitazione, capacità di invenzione, l’essere dediti alla matematica e al commercio, capirà molte lingue principalmente se in buon aspetto a Marte, ma se è ad esso in quadratura od opposizione dichiara una piaga al capo e fa il nativo sia furfante che ladro, ma se è in buon aspetto a Saturno o nelle sue dignità essenziali, dichiara molta conoscenza e una ammirevole fantasia e ingegno.

La LUNA nella prima casa propende ai viaggi e per essere mutevoli e incostanti, nonché di mente errante, varia, convertibile, sempre addetti al commercio o alle trattative, il suo corpo indifferentemente sano, grasso, flemmatico con qualche sporgenza o nèi [sporgenti o grossi o evidenti] sul volto, otterrà superiorità e dignità sugli altri, guadagnerà in questo modo favori e ricchezze da parte dei principi.

Il NODO LUNARE NORD nella prima casa conferisce onori, ricchezze, favori da chi conta o da personaggi onorevoli, principalmente negli affari ecclesiastici, nonché una vita fortunata e potente. Ma se è il NODO LUNARE SUD in casa uno allora produce sempre molto danno e guai, perplessità [o ambiguità] sia nel corpo che nella mente, dolori continui [dolori cronici], tribolazioni, scandali, calunnie che accompagneranno il nativo, causa vizi sul volto, e a volte è pericoloso per gli occhi. Se vicino al grado dell’Ascendente, concede una vita breve.

La Sorte di Fortuna in casa uno concede molti guadagni [o cose fortunate] che accadranno al nativo per il suo stesso lavoro o per le sue opere, specialmente se Giove e Venere amichevolmente guardano la sorte, ma se invece osserva Marte o Saturno allora attenueranno di molto i buoni significati.

Note Informative

Eventuali parentesi quadrate [  ]: annotazioni del traduttore

Il testo utilizzato dell’opera di Gadbury è quello originale, il manoscritto è digitalizzato da Google Book e liberamente scaricabile e consultabile.

La traduzione è curata da Francesco Faraoni studioso di letteratura astrologica antica e moderna, curatore dei progetti The Sun Astrology e Almuten.it – E-mail personale francescofaraoni (chiocciola) gmail (punto) it

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Doroteo. Capitolo Venticinque del Carmen Astrologicum (Libro Uno). Commento alla capacità di sostenersi secondo i decreti del Signore della Triplicità del Luminare del Tempo.

Nel capitolo ventiquattro del Carmen Astrologicum, Doroteo propone dei giudizi sulla fortuna e proprietà del nativo con alcuni esempi pratici, attraverso l’uso delle triplicità e le loro disposizioni nelle dodici case celesti. Doroteo scrive: “Ora ti descriverò una serie di natività in relazione alla questione della proprietà e della fortuna. Un nativo è nato quando all’ascendente sorgeva il segno Gemelli, e la posizione dei pianeti nella sfera erano disposti secondo questo diagramma”.

Nello schema riportato nel testo tradotto in lingua inglese da Pingree (e da me riprodotto in italiano) l’Ascendente è in Gemelli, il segno viene definito come “che sorge” connotando con questo concetto un segno estremamente importante perché all’atto della nascita risultava in ascesa. Doroteo aggiunge che: “La natività è notturna, e indico come primi pianeti in materia di fortuna: Marte e Venere, perché sono signori della triplicità del segno in cui si trova la Luna; ed entrambi sono in luoghi cadenti, così quest’uomo dovrebbe essere stato bisognoso, povero, incapace di trovare il pane quotidiano, misero. E questo è stato in lui più di quanto ti ho indicato”.

L’autore definisce immediatamente la qualità della natività, ovvero dice che è notturna. Infatti, il Sole si trova sotto l’orizzonte. Quindi dice che considererà Marte e Venere come primi pianeti (o significatori accidentali) per la questione della fortuna generale. Per fortuna, concetto frequentemente utilizzato da Doroteo, ci si riferisce in questa sede alla capacità del nativo di sopravvivere, ovvero la capacità di sussistenza e di mantenersi, di essere emancipato o di vivere in un certo senso con un buon potenziale. Ma per quale motivo considera Marte e Venere? Tra Sole e Luna, Doroteo sceglie la Luna come luminare fondamentale della natività: questo perché la nascita è notturna e quindi preferiremo il luminare che presiede tale condizione del tempo. La Luna è nel segno dello Scorpione, quindi secondo le dignità essenziali signori della triplicità dei segni di acqua (quindi signori della triplicità della Luna) sono Marte e Venere. I pianeti vanno a collocarsi in due luoghi celesti precisi, Marte occupa la IX casa celeste e Venere occupa la III casa celeste. I due luoghi celesti sono cadenti, unitamente alla casa XII e VI. I luoghi cadenti sono considerati da Doroteo come luoghi di impoverimento, o di diminuzione delle cose.

È interessante notare che in questo passaggio l’autore non tenga in considerazione il fatto che il luogo nove e tre, pur essendo luoghi cadenti sono in aspetto nel mondo all’ascendente, quindi rispetto ai quattro luoghi cadenti noti, sono i due luoghi più forti. Tuttavia, rimangono cadenti a significare cioè la diminuzione delle cose. Tutti i pianeti posizionati in luoghi cadenti, sono per le faccende della capacità di sostenersi considerati disposizioni di indigenza o di difficoltà. Così Marte e Venere poiché cadenti sono in un certo senso indeboliti, o intendono come signori della triplicità indicarci che il nativo potrebbe avere qualche difficoltà nel sostenersi e mantenersi, tant’è che Doroteo conclude dicendo che: “quest’uomo dovrebbe essere stato bisognoso, povero, incapace di trovare il pane quotidiano, misero. E questo è stato in lui più di quanto ti ho indicato”.

Doroteo propone altri esempi, tra cui ne riporto un altro come segue.

Scrive Doroteo: “Quest’altra natività è diurna, l’Ariete si alzava all’orizzonte in quell’ora, dall’oriente e dalla profondità del mare, e i signori della triplicità del Sole sono Saturno e poi Mercurio. Saturno è nel luogo che segue il cardine dell’occidente e Mercurio in quello che segue il cardine del mezzo cielo, che è luogo della fortuna, in modo tale che il nativo dovrebbe essere stato ricco, potente negli affari, con grandi proprietà, inclinato all’eminenza e alla fortuna e al loro aumento”.

In questo diagramma l’Ascendente ci indica che il segno che stava sorgendo era l’Ariete, la natività è diurna quindi Doroteo considera il Sole come luminare del tempo. Poiché il Sole è nel segno Acquario (segno di aria) considera i signori della triplicità del trigono dell’elemento aria, ovvero Saturno e Mercurio. Saturno si posiziona in Casa Otto, mentre Mercurio si posiziona in Casa Undici. Saturno, dice Doroteo, è nel luogo che segue l’occidente, significa che è nella casa succedente che viene (secondo il moto diurno) prima del settimo luogo celeste. Infatti i luoghi succedenti sono quelle case celesti dove il pianeta, nel suo moto diurno, è in “avanzamento” (così lo definiscono gli arabi, esattamente con il termine al-iqbal) e questi luoghi sono considerati potenti, forti, o comunque capaci di dare sostegno al nativo. Stessa cosa per Mercurio che occupa invece l’Undicesima Casa Celeste, dove i pianeti ivi presenti sono in avanzamento, in al-iqbal, ovvero procedono verso un angolo (in questo caso verso la casa dieci).

Noto in questo caso che Doroteo non riporta nulla sul fatto che Saturno, uno dei signori della triplicità del Sole, occupa si un luogo succedente, ma luogo considerato inoperoso, ovvero incongiunto all’Ascendente. Pare che per questa questione, o per questo modo di approcciarsi alla natività, Doroteo tenga in considerazione solo la qualità della casa, senza proporre uno schema di forza accidentale delle case, infatti i luoghi succedenti sono casa undici e cinque, come anche casa otto e due; ma la casa undici e cinque sono considerate più forti delle altre due, perché nel mondo hanno relazione con l’Ascendente; mentre la casa due e otto sono considerate pigre, ma sicuramente sono più forti delle case cadenti, e anche se sono considerate incongiunte all’Ascendente, per Doroteo hanno comunque capacità di indicare la possibilità del sostentamento.

È necessario tuttavia indicare che Doroteo in queste descrizioni pare proporre una prima analisi generale sulle capacità di sostenersi da parte del nativo, in altri capitoli infatti dice che è necessario analizzare ulteriormente questa questione, tenendo in considerazione altri approcci. È quello che risulta strisciante in tutta la letteratura, ovvero per una stessa questione gli Astrologi devono ricercare più testimonianze che producano lo stesso risultato prima di dichiarare un fatto. Allora Doroteo in altri capitoli dice che la questione del sostentamento e della capacità di sostenersi da parte del nativo, sarà valutata anche in base ai rapporti che il luminare del tempo forma con i benefici o i malefici, o che i signori della triplicità del luminare del tempo formano con gli altri pianeti, indica in alcune parti anche di verificare se il luminare del tempo ha qualche relazione con l’Ascendente e con il suo dispositore; e se il Signore dell’Ascendente ha qualche relazione con l’Ascendente stesso; e ancora indica la necessità di giudicare anche la sorte di fortuna, con il suo dispositore, e i signori della sua triplicità, e di valutare se questi formano aspetti con il luminare del tempo. Queste variabili o questi approcci diversi nel vedere una stessa questione, produrranno una serie di testimonianze a favore o meno di una certa tesi finale.

BIBLIOGRAFIA

Carmen Astrologicum, nella traduzione dell’edizione inglese curata da D. Pingree
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Epilessia e Luna Mercurio: da Tolomeo a prima di Tolomeo nel mondo dei babilonesi

Nella Tetrabiblos, Libro Tre, Capitolo XV ovvero “Mali dell’Animo”, Claudio Tolomeo affronta le insofferenze dell’animo e della mente, viste sia come malattie e disagi del corpo, sia come alterazioni dell’animo. Nella trattazione dei Mali dell’Animo si affrontano malattie che possono essere connesse alla relazione con gli altri, nonché ai comportamenti e atteggiamenti della mente e dell’animo; Tolomeo indica anche i concetti di possessioni divine e demoniache, di alterazioni della coscienza, di conseguenza si parla anche di stati d’animo connessi all’euforia come anche alla depressione. In particolare, quando mi sono relazionato a questo argomento, ho voluto ragionare sul concetto di “epilessia” indicato da Claudio Tolomeo.

“Sono per lo più epilettici coloro nelle cui geniture la Luna e Mercurio sono incongiunti (non relazionati, non comunicano tra loro) oppure rispetto all’orizzonte orientale, mentre Saturno di giorno e Marte di notte sono angolari ed osservano la menzionata figura”

Claudio Tolomeo dice testualmente che la condizione “disgiunta” di Luna e Mercurio è una condizione che può significare epilessia. La condizione disgiunta si ha quando Luna Mercurio sono in segni che non comunicano tra loro secondo gli aspetti tolemaici, tuttavia ci si riferisce anche alla disposizione della Luna e di Mercurio in luoghi inoperosi ovvero inefficaci (achrêmatistikoi); quindi Luna e/o Mercurio in casa VI – XII (in particolare) possono essere sintomo di mali dell’animo. Tuttavia il concetto di epilessia si concretizza se Luna Mercurio non formano aspetti tra loro (aspetti tolemaici), e unitamente alla posizione angolare dei malefici. Ricapitolando, la condizione di “epilessia” si ha quando:

  1. Luna Mercurio sono disgiunti, disuniti, non relazionati tra loro;
  2. Luna e/o Mercurio occupano un luogo inoperoso (achrêmatistikoi);
  3. Il malefico della fazione (Saturno per la notte Marte per il giorno) risultano angolari.

Ma cosa intende Claudio Tolomeo con il termine “epilessia”? Per comprendere questo male dell’animo dobbiamo contestualizzarlo nel tempo di Tolomeo, infatti se definiamo oggi il concetto di epilessia dal punto di vista medico ci stiamo riferendo a una specifica malattia cerebrale, ormai conosciuta e definita dalle linee guida diagnostiche e terapeutiche dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Tolomeo, tuttavia, ci sta parlando di qualcosa nel modo in cui era definito nel suo tempo! Sono partito da una ricerca curata da Edward H. Reynolds (docente di Neuroscienze presso il King’s College di Londra) e James V. Kinnier Wilson (accademico, assiriologo, presso Università di Durham, di Chicago, di Toronto, docente di assiriologia all’Università di Cambridge e presidente della Facoltà di Studi Orientali di Cambridge).

La conclusione in breve di questa ricerca porta ad evidenziare che l’epilessia è stata descritta per la prima volta nei testi babilonesi più di tre mila anni fa. Vedremo poi che gli antichi greci la chiamavano malattia sacra, associando il disordine alle sfere del divino, e gli antichi romani credevano fosse contagiosa, e definivano queste persone con il termine “lunaticus”. Riporto di seguito i passaggi dell’Articolo dei due esperti, dal titolo “Psychoses of epilepsy in Babylon: The oldest account of the disorder” che ho tradotto in italiano e che vi propongo in forma di sinossi.

  1. La ricerca è basata su un testo neurologico babilonese sull’epilessia, derivante da una tavoletta conservata al British Museum di Londra, un duplicato è conservato presso il Museo Archeologico di Ankara in Turchia.  La tavoletta sull’epilessia ha il numero 26 ed è all’interno di una serie numerata di 40 tavolette che comprendono antichi trattati babilonesi sulla medicina diagnostica noto come Sa-gig o Sakikku che significa “Tutte le malattie”. La datazione di questa tavoletta si colloca a metà del II secolo avanti Cristo.
  2. I babilonesi erano attenti osservatori dei disturbi neurologici, la tavoletta sull’epilessia fornisce descrizioni dettagliate sul disturbo che oggi definiamo come fenomeni di crisi tonico-cloniche, ancora oggi il morbo epilettico è sotto attento studio e molti dei suoi aspetti patologici sono ancora da chiarire.
  3. I babilonesi pensavano che le crisi epilettiche fossero dovute all’invasione soprannaturale da parte di entità (demoni per esempio) e quindi ogni tipo di crisi epilettica poteva essere associata al nome di un demone specifico.
  4. I testi che in modo rilevante testimoniano il pensiero dei babilonesi sulle malattie dell’animo sono AMT 96,7 (Assyrian Medical Texts in the British Museum) e il suo duplicato KAR 26 (Keilschrifttexte aus Assur Religiösen Inhalts pubblicato a Berlino) che può essere fatto risalire alla prima metà del secondo millennio avanti cristo.
  5. I due ricercatori propongono alcuni passaggi chiave che a titolo illustrativo ci permettono di comprendere l’idea che il mondo antico aveva dell’epilessia. Segue la trascrizione e traduzione proposta dagli autori.

ŠUMMA AMĒLU ANTASHUBBÛ BĒL ŪRI…QĀT ETIMMI QĀT MĀMÎTI…

ELI-ŠU IBAŠŠI ALÛ LEMNU IREDDI-ŠU …

  • Il verso può essere tradotto letteralmente come segue: Se un uomo ha sofferto di antašubbû, bēl ūri, qāt etimmi o qāt māmîti, un alû lemnu allora inizia a infliggergli idee di persecuzione… (oppure: sarà allora afflitto da idee persecutorie).
  • Gli autori forniscono una definizione rispetto ai termini elencati. Per esempio, il termine antašubbû ha una origine sumerica ed è tradotto come “malattia cadente” cioè una malattia caratterizzata da gravi convulsioni che fanno cadere la persona in reazioni incontrollate del corpo. Il termine bēl ūri è tradotto letteralmente come “signore del tetto” ed era secondo gli autori molto probabilmente il termine che intendeva descrivere un attacco epilettico causato da un demone in agguato in una posizione “culminante” rispetto all’individuo, quindi signore del tetto intende rievocare in senso figurativo una persona all’interno della sua casa, che dal tetto della sua casa è attaccato da una entità. Il termine qāt etimmi significa “mano, potere, influenza di un fantasma”, gli autori suggeriscono che con questo concetto ci si riferisse a crisi di epilessia notturna. Il termine māmîti che rintracciamo nel concetto qāt māmîti letteralmente significa “giuramento”, usato in medicina per denotare condizioni che implicano azioni ripetute, come se il paziente avesse giurato di compiere una certa azione e non potesse essere dissuaso dal farlo, è quello che oggi chiamiamo ossessione compulsiva. Il termine alû lemnu si riferirebbe al concetto di “demone malvagio”. Il che ci rimanda all’idea di entità che causano possessione nell’individuo.

Gli autori di questa ricerca propongono la traduzione completa del testo che ho ritradotto dall’inglese all’italiano: Se un uomo ha sofferto di convulsioni, attacchi di assenza (assenza penso si riferisca “assenza del dominio del sé sulle cose che accadono al corpo e alla mente”), o di epilessia notturna, o di automatismi (ci si riferisce ad atteggiamenti ossessivi e compulsivi), un demone malvagio allora inizia a infliggere idee di (sentimenti di) persecuzione in modo tale che si dica che il dito della condanna è puntato contro di lui dietro la sua schiena, e il Dio o la Dea sono con egli adirati; e se vedrà visioni orribili, visioni che allarmano, visioni immorali, sarà in costante stato di paura; e se ha periodiche esplosioni di rabbia contro Dio o contro la Dea, sarà allora ossessionato dalle delusioni della propria mente … la sua famiglia è ostile, il re e i suoi superiori e gli anziani della città lo trattano ingiustamente; e se tutti i suoi muscoli sono soggetti a debolezza, e i suoi occhi sono colorati di rosso, allora il medico esorcista (purtroppo il testo si interrompe…).

Nell’indagine proposta da Edward H. Reynolds, James V. Kinnier Wilson, dal titolo “Psychoses of epilepsy in Babylon: The oldest account of the disorder”, gli autori propongo un ragionamento su quanto evidenziato. Intanto ci indicano che in altri testi babilonesi l’epilessia sarebbe associata anche a forti stati d’ansia. Quindi non solo si intende epilessia come una reazione del corpo incontrollata (quella che chiamiamo oggi “convulsioni tonico-cloniche”) ma ci si riferirebbe anche a stati d’animo precisi, associati anche a questioni sociali e pubbliche. Per esempio quando nel testo si parla di re, superiori, anziani della città, ci si riferisce a relazioni tra soggetto affetto da epilessia e il suo stato d’animo nei confronti della società, stati d’animo di frustrazione, avvilimento, sensazioni di non essere approvati da chi conta, dicono gli autori che rappresenta una sintesi dei diversi tipi di nemici che possono essere visti dal soggetto come ostili e produrre in egli stati di paranoia, frustrando le intenzioni del paziente e alterando in un certo senso la sua volontà. Gli autori suggeriscono anche l’associazione del concetto di “follia” con quello di “epilessia”, tuttavia indicano che questa corrispondenza la ritroviamo in particolare nel mondo greco, fu proprio Ippocrate a suggerire che l’epilessia e la follia non fossero soprannaturali, ma piuttosto malattie dell’animo che sorgono nel cervello.

Tolomeo quando parla di epilessia si trova in un “mondo di mezzo” tra l’eredità delle conoscenze babilonesi e le conquiste della medicina ippocratica. Infatti, se contestualizziamo il testo storico in cui Tolomeo scrive la Tetrabiblos notiamo che:

  1. Claudio Tolomeo nasce nel 100 circa e muore nel 168 circa, stiamo parlando quindi del I-II secolo dopo Cristo.
  2. Ippocrate di Cos nasce nel 460 e muore nel 377 avanti Cristo.
  3. È presumibile che Tolomeo attinga alle conoscenze babilonesi rispetto alle definizioni di epilessia, ma da scienziato quale era è più che ovvio che Tolomeo si sia riferito nell’uso del concetto di Epilessia anche a quello definito e contestualizzato da Ippocrate.
  4. Tuttavia, nel capitolo dei mali dell’animo Tolomeo parla di possessioni demoniache, e divine. Pare quindi non condividere l’idea di Ippocrate che ritiene per esempio l’epilessia non un fenomeno soprannaturale o dove possono in qualche modo intervenire entità, demoni, divinità.
  5. Tolomeo è più ispirato dall’idea babilonese o ippocratica?
  6. Ippocrate è autore del testo De morbo sacro. Segue un passaggio di questo testo con traduzione successiva.

Περὶ μὲν τῆς ἱερῆς νούσου καλεομένης ὧδ’ ἔχει· οὐδέν τί μοι δοκέει τῶν ἄλλων θειοτέρη εἶναι νούσων οὐδὲ ἱερωτέρη, ἀλλὰ φύσιν μὲν ἔχει ἣν καὶ τὰ λοιπὰ νουσήματα, ὅθεν γίνεται. Φύσιν δὲ αὐτῇ καὶ πρόφασιν οἱ ἄνθρωποι ἐνόμισαν θεῖόν τι πρῆγμα εἶναι ὑπὸ ἀπειρίης καὶ θαυμασιότητος, ὅτι οὐδὲν ἔοικεν ἑτέρῃσι νούσοισιν· καὶ κατὰ μὲν τὴν ἀπορίην αὐτοῖσι τοῦ μὴ γινώσκειν τὸ θεῖον αὐτῇ διασώζεται, κατὰ δὲ τὴν εὐπορίην τοῦ τρόπου τῆς ἰήσιος ᾧ ἰῶνται, ἀπόλλυται, ὅτι καθαρμοῖσί τε ἰῶνται καὶ ἐπαοιδῇσιν…

TRADUZIONE – Riguardo, dunque, alla malattia chiamata sacra le cose stanno così: a me sembra che non sia per nulla più divina delle altre malattie né più sacra, ma ha in realtà un’origine, donde deriva, che hanno anche le altre malattie. Ma per questa gli uomini ritennero che origine e causa fosse un fatto divino per mancanza di esperienza e per la sua stranezza, visto che non assomiglia per nulla ad altre malattie; e in base alla difficoltà per loro del non comprendere viene ad essa garantita l’origine divina, mentre in base alla facilità del tipo della cura con cui la curano, perché la curano con purificazioni e incantesimi, viene negata…

La trattazione di Ippocrate nei confronti del morbo sacro (epilessia) è molto razionale, direi che cerca di sfatare l’idea che sia connessa a possessioni demoniache o divine. Tuttavia Tolomeo parla anche delle possessioni demoniache (legate più a Saturno Luna) e divine (legate più all’euforia e al furore associate a Venere). A me pare evidente, a rigor di logica, che Tolomeo non sposi completamente le idee ippocratiche.

“In particolare, dei luoghi che la figura abbraccia, quelli del Sole e della stella di Marte si adoprano soprattutto per l’insania, quelli delle stelle di Giove e di Mercurio per l’epilessia, quelli della stella di Venere per la possessione divina e la confessione, quelli della stella di Saturno e della Luna per l’accumulo dei liquidi e per la possessione.” Claudio Tolomeo

Tolomeo descrive anche le crisi epilettiche come crisi comportamentali e caratteriali, compulsive, ossessive, di ira, rabbia incontrollate, quindi ne fa una descrizione sia derivante da un atteggiamento dell’animo e della mente, sia però potenzialmente causate da alterazioni dell’animo eziologicamente connesse al concetto di “possessione”; è questo passaggio che mi porta a ritenere che Tolomeo accettasse sia le idee ippocratiche ma che non rifiutasse a priori anche le idee della medicina babilonese circa la possessione demoniaca e divina. Tolomeo aggiunge tuttavia i concetti, legati all’epilessia, di visioni, allucinazioni, stati di estasi.

Infatti, nella ricerca riportata gli autori ragionano su come nel mondo babilonese l’epilessia era probabilmente un male che inglobava diversi malesseri che forse oggi definiamo anche con termini diversi: rintracciamo le psicosi schizofreniche, le manie paranoiche di persecuzione, le allucinazioni visive, ma anche stati meno violenti come l’instabilità emotiva, la paura e la rabbia. I babilonesi erano consapevoli che molte patologie fossero causate da motivi naturali, tuttavia per l’epilessia come anche per l’ictus ritenevano che ci fossero anche ulteriori cause, diciamo soprannaturali o divine. Per quanto riguarda la cura, pare che i guaritori del mondo babilonese usassero per lo più prodotti vegetali e minerali, inoltre gli autori segnalano la figura del medico esorcista che è probabilmente la prima forma di “psichiatra” della storia e che probabilmente usava azioni terapeutiche, persuasive, anche attraverso rituali, per esorcizzare il demone. Nel mondo greco, per esempio, gli epilettici venivano spesso posti sopra l’altare del Tempio di Esculapio, il che ci fa pensare come anche nel mondo greco l’epilessia fosse percepita come morbo naturale ma anche soprannaturale (Esculapio era invocato per guarire le convulsioni, le possessioni demoniache, i disturbi mentali).

Nel mondo romano era in uso un termine particolare, ovvero “lunaticus”. In realtà numerosi erano i concetti utilizzati per riferirsi ad alterazioni dell’animo e della mente, tutti rientranti nel grande tema delle Furie che nella tradizione romana significava insofferenza, alienazione, tutto collegato a fenomeni e comportamenti connessi alla follia e al legame con la religione. Certi fenomeni insomma erano visti come punizione divina. Colui che era definito LUNATICUS era inteso come maniaco, ovvero come soggetto sofferente di una follia caratterizzata da crisi ricorrenti. Quindi il Lunaticus era l’essere posseduti dalla Luna. I culti lunari sono molto complessi, tra i tanti culti dovremmo esplorare con più attenzione quello di Ecate personificazione del lato infernale e oscuro della Luna. Ecate era nella cultura greca spesso relazionata alle alterazioni psichiche, unitamente a Dionisio, Cibele e Pan. Quindi anche dal punto di vista religioso, l’influenza della Luna era in relazione agli stati alterati dela mente.

Va tuttavia detto che se anche Ippocrate connotasse l’epilessia a questioni naturali, riteneva fondamentale il ruolo della Luna; un aforisma dell’autore dice “… più vicino degli altri, questo pianeta (la Luna) influisce più sul capo che sulle membra, perché domina il cervello…”; infatti, Ippocrate rifiuta l’idea dell’intervento delle possessioni di demoni nei casi di epilessia, ma associa il fenomeno alla Luna perché dice che essa per la sua natura fisica è associabile al cervello. Oggi potremmo dire che la Luna, in astrologia vista come principio dell’umidità, per la sua natura fredda e umida è associabile alla materia cerebrale fredda e umida, inoltre le sue fasi luminose sono associabili alle fasi elettriche del cervello che durante il giorno e la notte sono alternate, in aumento, in diminuzione, alcune si attivano di giorno, altre si disattivano di notte attivandone altre ancora, in un continuo mutare repentino. La Luna in astrologia nelle sue fasi di luce crescente vede aumentare il suo calore. Magister Salernus (alchimista medievale della scuola salernitana del XII secolo) afferma nel suo testo Catholica: … come afferma Galeno, l’epilessia sopraggiunge col calare della luna e deriva dalla materia secca, e può poi ripresentarsi col crescere della luna e deriva dalla materia umida. Come per Ippocrate, anche in Salernus troviamo una correlazione tra sintomatologia epilettica e fasi lunari.

Ma cosa dice oggi la scienza in riferimento alle fasi lunari e ai fenomeni neurologici? La Luna favorirebbe attacchi epilettici, questo è stato presunto da una ricerca medica condotta su 859 epilettici; è stato osservato che un terzo delle crisi coincideva con la fase di luna piena, i ricercatori hanno dedotto che esiste un legame tra epilessia e fasi lunari, ma nessuno riesce ancora oggi a spiegare che tipo di connessione fisiologica possa esserci (alcuni ritengono sia dovuta alla luce del satellite, e alle influenze della luce sulla produzione di certi ormoni essendo la luce un importante attivatore o disattivatore delle funzioni endocrine degli organismi viventi). La ricerca condotta dagli scienziati è molto complessa e articolata, è stata pubblicata sulla rivista Neurology e per chi fosse interessato vi rimando all’articolo scientifico dal tiolo “Lunar phases and seizure occurence: Just an ancient legend?” di P. Polychronopoulos, A. A. Argyriou, V. Sirrou, V. Huliara, M. Aplada, P. Gourzis, A. Economou, E. Terzis, E. Chroni, del 2008.

QUSTIONI ASTROLOGICHE

La premessa mi ha portato a comprendere il perché ci sia una correlazione tra Luna e morbo epilettico. La Luna è da Tolomeo indicata come significatrice dell’animo, unitamente a Mercurio della mente. Ne consegue che nel capitolo sui mali dell’animo, Tolomeo indica che la Luna e Mercurio evidenzieranno le qualità dei mali e la loro natura. In particolare, è l’assenza di aspetto della Luna a Mercurio a significare “epilessia”. Come già indicato in precedenza, tale inclinazione si ha nell’assenza di aspetti tolemaici tra Luna e Mercurio, ma anche nella posizione della Luna in luoghi inoperosi (che sono dalla più potente per l’espressione del male la XII e la VI casa, ma anche la casa VIII, casa II che sono inoperose e pigre). I luoghi achrêmatistikoi (pigri) impigriscono i pianeti, ne consegue che la Luna in questi luoghi è in un certo senso più vulnerabile nel lasciarsi andare a stati alterativi dell’animo. Unitamente alla disgiunzione Luna Mercurio, che a livello naturale significa una mente (Mercurio) che non domina l’animo o le emozioni (Luna), non meno importante è il ruolo dei malefici che quando dominano nella natività (per esempio sono angolari) ingigantiscono e appesantiscono il quadro generale.

Tuttavia, quando si parla di epilessia, quindi di Luna Mercurio incongiunti, e/o in posizioni pigre (achrêmatistikoi), e/o in relazione ai malefici della fazione della nascita diurna o notturna, e/o quando i malefici sono dominanti ed elevati sopra i significatori dell’animo e della mente, si ha un quadro articolato della condizione e qualità del male dell’animo, non definibile nel concetto che oggi abbiamo di epilessia. Oltre all’epilessia come morbo, tali condizioni producono:

  1. Malesseri generali dell’animo inclusa rabbia incontrollata o paure incontrollate, o atteggiamenti che producono malessere nei confronti della vita pubblica e sociale;
  2. Atteggiamenti autolesionistici;
  3. Alienazione, tendenza a visioni e allucinazioni, quindi in senso meno pernicioso una percezione della realtà alterata e una tendenza a rifugiarsi in mondi immaginari che possono allontanare il nativo da una vita socialmente rilevante;
  4. Comportamenti rabbiosi, alterati, insani, che potremmo definire come strani, anticonvenzionali, che non rispettano una idea comune o una moralità / etica comune;
  5. Pensieri ossessivi, ricorrenti, paure di non essere all’altezza, di non essere riconosciuti, insofferenza generale dell’animo nei confronti del mondo.

CONCLUSIONI – sono arrivato a concludere, nel ragionamento portato avanti, che nel capitolo dei mali dell’animo Tolomeo non si riferisce all’epilessia nel senso tecnico e medico con cui lo intende oggi la letteratura medica, ma piuttosto ci si riferisce ad alterazioni generali della coscienza, dell’animo, della mente, che può quindi mettere in rilievo o sottolinearci delle sensibilità e delle fragilità dell’animo, non necessariamente caratterizzate da sintomi di convulsione muscolare incontrollata e involontaria, ma anche da sintomi legati esclusivamente alle sensazioni dell’animo. In un certo senso in questo ampio capitolo rientrerebbero anche le depressioni, le ansietà, le rabbie incontrollate, i sentimenti di evitamento, le compulsioni ed ossessioni, le paure più profonde, e via dicendo. Proprio la disposizione della Luna e di Mercurio, gli aspetti della Luna, il ruolo dei malefici, la natura complessa della genitura, potrà definire o specificare meglio le qualità dei mali dell’animo derivanti dalla condizione incongiunta di Luna Mercurio.

Documento depositato presso Academia.edu (link)

BIBILIOGRAFIA

Psychoses of epilepsy in Babylon: The oldest account of the disorder by Edward H. Reynolds, James V. Kinnier Wilson

The influence of the full moon on seizure frequency: myth or reality? By Selim R Benbadis 1, Stanley Chang, Joel Hunter, Wei Wang

Trew, Astrologia medica quatuor disputantibus comprehensa, Altdort

Epilepsy in Babylonia. Series:  Cuneiform Monographs, Volume: 2

Epilepsy: A way from Herodotus to Hippocrates by S.J. Baloyannis

Tetrabiblos by Tolomeo

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In ASTROLOGIA

Decerendi vim habeo: the question of the division of the astrological houses

Why is the division into 12 astrological houses so important? It is important because it allows us to give the stars present in the various celestial places a certain quality and strength. The distribution in 12 astrological houses allows us to immediately establish the strength or weakness of the stars in their operating and operative capacity.

Chrêmatistikoi VS Achrêmatistikoi

The Greek astrologers divided the twelve astrological houses into two large groups. The first group is called “operative places” (chrêmatistikoi), where the stars have a greater capacity for fulfilment and expression, and their meanings lend themselves to being manifested. These are the angular houses (house one, ten, seven and house four), those in trine to the horoscope (house nine and five) and those above the horizon forming a hexagon with the ascendant (house eleven).

The other group is called the “inoperative places” (achrêmatistikoi) or places of idleness, and they are houses detached or unrelated to the horoscope (in other words, lacking Ptolemaic aspects in the ascendant; house three, which, although it forms a hexagon with the horoscope, is below the horizon, house two, house eight, house twelve and house six). In the idle places, the stars are less able to express themselves, they are in a sense slower, and their meanings tend to be hidden or less obvious.

The Greek concept of operativity (chrêmatizein) has its corresponding Latin concept: decerendi vim habeo (the one with power to decide). It is not only used for matters related to the astrological houses, but is meant to identify those planets that may have a capacity to resolve judgements. For example, we could say that Venus in house eleven is “chrêmatistikoi” because in the succedent house it is able to express itself, unlike Venus in houses six, which is “achrêmatistikoi” or incapable of expressing itself because it is in a “idle” (cadent) house. In the same way, we can say that the planet chosen as the Hyleg of a geniture is chrêmatistikoi because it is able to express a function, to express an action on the birth.

The division into 12 astrological houses is what we call domification. Ptolemy does not explicitly indicate his method of domification. However, in Book Three of the Tetrabiblos, in the chapter on Length of Life, he writes that the tenth house is composed of the thirty degrees positioned in the culmination, and then continues to describe the other houses, always talking about sectors composed of 30 degrees. However, Ptolemy’s Almagest also explicitly states that each quadrant contains an equatorial arc of 90 degrees and semi-arcs of variable amplitude (each quadrant of 6 temporal hours). What Ptolemy indicates is the principle of the tripartite division of the quadrants, which therefore follows a temporal principle, based on the division of the diurnal motion. It follows that Ptolemy also divided the sky with a temporal subdivision, which is the one we have learned to trace in the placidus system, which clearly corresponds to Ptolemy’s principles.

For those who practice astrology questions inevitably arise regarding the abundant material we have from history and which we have only started to reassess and reconsider in recent decades. However, it is also very dangerous to come to absolute or hasty conclusions. For example, the division of the astrological houses according to the Whole Sign Houses (WSH) system (a term coined by Robert Hand) is not a domification system explicitly mentioned by Ptolemy. On the contrary, in his Almagest, Ptolemy seems to indicate a temporal subdivision, as already mentioned. This already clearly shows us that Ptolemy proposed a temporal domification, not a spatial one, and much less a mixed one. The Whole Sign Houses system does not show us the temporal reality of the stars, which does not mean that it is a faulty system, but simply that it does not take the temporal aspect into account; the diurnal motion of the stars is of extreme importance in the final conjecture. The Placidus system is that which most closely follows the indications given by Ptolemy in his Almagest concerning the temporal distribution of the semi-arcs and the arc of the equator.

IN ITALIANO
La questione della suddivisione delle case celesti

Perché è importante la suddivisione in 12 case celesti? Perché questo permette di dare una certa qualità e forza agli astri presenti nei diversi luoghi celesti. La ripartizione in 12 luoghi celesti permette di stabilire immediatamente la forza o la debolezza degli astri nella loro capacità operante ed operativa.

Gli astrologi greci hanno diviso i dodici luoghi celesti in due grandi gruppi. Il primo gruppo è chiamato “luoghi operosi” (chrêmatistikoi) dove gli astri hanno maggiore capacità di compimento e di espressione, i loro significati si prestano ad essere manifestati. Questi luoghi sono quelli angolari (casa uno, casa dieci, case sette, casa quattro), quelli in trigono all’oroscopo (casa nove e casa cinque) e quelli in esagono all’ascendente posti sopra l’orizzonte (casa undici). L’altro gruppo è chiamato “luoghi inoperosi” (achrêmatistikoi) oppure luoghi di pigrizia e sono quelli disgiunti ovvero non relazionati all’oroscopo (privi di aspetti tolemaici all’ascendente, per intenderci; casa tre perché pur formando un esagono all’oroscopo è sotto l’orizzonte, casa due, casa otto, casa dodici, casa sei). Nei luoghi pigri gli astri sono meno capaci di esprimere sé stessi, sono in un certo senso più lenti e significano anche ciò che tende ad essere nascosto, o meno evidente.

Il concetto greco di operosità (chrêmatizein) ha il suo corrispondente concetto latino ovvero decerendi vim habeo (colui che ha potere di decidere). Non è utilizzato solo per le questioni connesse ai luoghi celesti, ma intende identificare quei pianeti che possono avere capacità di deliberare giudizi. Per esempio, potremmo dire che Venere in casa undici è “chrêmatistikoi” perché in luogo succedente è capace di esprimersi rispetto a una Venere in case sei che è “achrêmatistikoi” ovvero incapace di esprimersi perché è in una casa cadente. Ma allo stesso modo possiamo dire che il pianeta eletto ad Hyleg di una genitura è chrêmatistikoi perché capace di esprimere una funzione, di esplicitare una azione sulla natività.

La divisione in 12 case celesti è quella che chiamiamo domificazione. Tolomeo non indica esplicitamente il modo che aveva di domificare. Tuttavia, nel Libro Tre della Tetrabiblos, capitolo Durata della Vita, scrive che il decimo luogo è composto dai trenta gradi posizionati presso il culmine superiore, per poi continuando a descrivere gli altri luoghi parlando sempre di settori composti da 30 gradi. L’Almagesto sempre di Tolomeo dichiara esplicitamente che ciascun quadrante contiene un arco di equatore di 90 gradi e semiarchi di ampiezza variabile, ciascun quadrante è di 6 ore temporali. Quello che indica Tolomeo è il principio della tripartizione dei quadranti, che segue quindi un principio temporale, basato sulla divisione del moto diurno. Ne consegue che anche Tolomeo divideva il cielo con una suddivisione temporale, che è quella che abbiamo imparato a rintracciare nel sistema placido, che risponde chiaramente ai principi tolemaici.

Per chi pratica astrologia, specialmente quella antica, è inevitabile porsi degli interrogativi rispetto al tanto materiale che ci è arrivato dalla storia e che solo negli ultimi decenni stiamo rivalutato e riconsiderando. Ma è anche molto pericoloso arrivare a conclusioni assolute o affrettate. Per esempio, la suddivisione delle case celesti secondo il sistema chiamato Whole Sign Houses WSH (termine coniato tra l’altro da Robert Hand, e che è traducibile come case a segno intero) non è un sistema di domificazione testimoniato esplicitamente da Tolomeo. Al contrario, Tolomeo nel suo Almagesto pare indicare una suddivisione temporale come indicato in precedenza. Già questo ci indica che presumibilmente la domificazione proposta da Tolomeo è quella temporale, e non quella spaziale, tantomeno quella mista (per esempio il sistema di domificazione Whole Sign Houses non ci riporta la realtà temporale degli astri, ma non significa che sia un sistema sbagliato, ma non tiene tuttavia conto di una realtà temporale); il moto diurno degli astri è di estrema importanza nella congettura finale. Il sistema placidiano è il sistema che più di tutti rispetta le indicazioni di Tolomeo riportate nel suo Almagesto per quanto riguarda la ripartizione temporale dei quadranti ricavati dall’arco equatore, e dai relativi semiarchi.

NOTA FINALE – Dividere il grafico celeste in 12 luoghi permette di avere una ripartizione della sfera locale per distinguere in base alla natura della domificazione stessa i luoghi operosi da quelli inoperosi, che come indicava anche Manilius nel suo Astronomicon sono “tali” in base alla condizione del cielo di quei spazi specifici, in particolare della condizione della Luce riferita alla memoria solare. La suddivisione in 12 luoghi può seguire un criterio spaziale, oppure temporale, oppure misto. La suddivisione secondo le ore diurne notturne appartiene sicuramente a Placido, che ha sistematizzato la questione nella domificazione placidiana. La suddivisione in 12 case celesti ha una logica oraria, legata alle ore diurne e notturne. Tuttavia già Tolomeo nell’Almagesto ne parla, trattando la suddivisione dello spazio locale attraverso i decreti dei quadranti, che avviene attraverso non i gradi eclittici ma attraverso quelli equatoriali. La domificazione placidiana è quella che più di tutte ci dà una realtà oraria degli astri, a differenza della domificazione WSH che invece ci rimanda una idea spaziale forse più utile in casi geografici estremi (dove abbiamo latitudini geografiche tali che certe luci del cielo…. non tramonteranno mai).

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In ASTROLOGIA

Capitolo Tre – Giudizio sul nascere e sulla difficoltà della madre. Doroteo di Sidone. Carmen Astrologicum

traduzione a cura di Almuten.it

Capitolo Tre Libro 1

Giudizio sul nascere e sulla difficoltà della madre

Se una donna partorisce e il nativo è un maschio, e se il Sole e la Luna e l’Ascendente si trovano in segni maschili, allora la sventura sfuggirà dal nativo come dalla madre. Se il nativo è femmina e trovi il Sole e la Luna nei segni femminili, così anche l’Ascendente, allora accadrà la stessa cosa. Ma se è contrario a ciò che ho indicato, allora sarà miseria e morte, specialmente quando troverai Saturno, difficile e lento, in un angolo, in un segno femminile, perché questo aumenterà la sua forza nel rispetto del male e della sventura sulla nascita. Se trovi Marte in una casa angolare, soprattutto in un segno femminile, dirai che la donna partorirà incurante di ciò che sta accadendo, il travaglio non sarà insopportabile perché Marte taglia e facilita l’emissione del feto. Guarda poi i segni se sono retti o curvi. Se trovi la Luna in quelli curvi e in aspetto ai malefici, non c’è nulla di buono per la donna che è resa infelice da questa indicazione. Se trovi entrambi i malefici in segni curvi, e la Luna è in una casa angolare in aspetto a loro, indica danno e sfortuna per la donna. Allo stesso modo, se trovi i malefici, entrambi, in un cardine e i due luminari, che sono Sole e Luna, senza aspetto con l’Ascendente, questa è un’indicazione malefica per la donna.

Commento al Capitolo Tre

Doroteo si sofferma in questo capitolo nella comprensione del giudizio o della sorte che avviene o si manifesta nella donna partoriente; sottolinea come la concordanza dei segni con il sesso biologico del nativo sia relazionata a sua volta ad un buon esito per la vita e per la sua sussistenza. Questo concetto come leggerete più avanti è molto frequente nelle trattazioni di Doroteo: affinché il nativo possa essere considerato forte, e affinché la sua vita possa essere considerata promettente, più cose devono concordare con la natura biologica del nascituro stesso. Infatti, l’autore sottintende come una nascita di un bambino di sesso biologico maschile se avviene con segni maschili poiché essi sono concordi alla natura biologica, è una testimonianza favorevole al nascituro stesso. Accenna, per poi approfondire più avanti, come il ruolo dei malefici sia determinante nella corruzione di una nascita: specialmente i malefici angolari (in un luogo angolare per intenderci casa uno, dieci, sette, quattro) e in aspetto con i luminari (Sole e Luna), specialmente quando questi aspetti sono di inimicizia, favoriscono alterazione, corruzione, instabilità per la sostanza del nativo.

Interessante l’indicazione che l’autore riporta sulla specifica condizione della donna partoriente: se Marte della donna partoriente è in un segno femminile, e posizionato in un certo modo, favorisce l’espulsione del feto perché Marte taglia o rievoca l’espulsione e il taglio del cordone ombelicale; se è favorevole alla donna partoriente nel suo progetto di nascita il parto sarà più veloce o meno travagliato. Indica come la Luna di nascita di una donna partoriente, quando è in aspetto ai malefici della natività, potrebbe deporre a favore di un parto travagliato o problematico, che mette a rischio la vita della donna o la vita del nascituro.

La stessa condizione di rischio si ha secondo Doroteo quando la Luna, e il Sole (di nascita… o di transito? Ritengo di transito perché riguarda il Sole e la Luna del nascituro), non formano aspetti con il grado zodiacale dell’Ascendente della donna. Poi si sofferma sui segni curvi e retti: infatti per via dell’inclinazione dell’eclittica rispetto all’equatore e per via dell’inclinazione dell’equatore rispetto all’orizzonte, i segni zodiacali sorgono e tramontano in tempi diversi. Di conseguenza i segni che sorgono / tramontano in un tempo minore di due ore sono detti segni curvi (ma anche obliqui o di breve ascensione); questi sono Capricorno, Acquario, Pesci, Ariete, Toro, Gemelli che possiamo definire come segni che sorgono / tramontano in modo veloce. Mentre i segni dello zodiaco che sorgono / tramontano in un tempo maggiore di due ore sono detti retti (ma anche di lunga ascensione); questi sono Cancro, Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario che possiamo definire come segni che sorgono / tramontano in modo più lento.

Doroteo definisce i segni retti come adeguati affinché una certa azione sia sincera e costante. Retorio dice che i segni retti hanno significato sull’eutocia (dal dizionario Treccani: Eutocìa s. f. [dal gr. εὐτοκία «parto felice», comp. di εὖ «bene» e tema di τίκτω «generare»]. – Nel linguaggio medico, il normale espletamento del parto, che si svolge secondo lo schema fisiologico). Doroteo definisce i segni curvi come quelli prodromici all’insorgenza di eventi fallaci, incerti, instabili. Retorio dice che i segni curvi hanno significato sulla distocia (dal dizionario Treccani: Distocia s.f. – Parto difficile che richiede l’intervento ostetrico manuale o strumentale, parto cesareo o che, pur compiendosi con le forze naturali, mette in pericolo la vita della madre o del feto).

Nello specifico Doroteo riporta che se incontriamo entrambi i malefici della partoriente (Saturno e Marte) in segni curvi, e se la Luna è in una casa angolare in aspetto a loro, il rischio di danno e sfortuna per la donna è elevato, specialmente nell’atto espulsivo del feto a fine gravidanza. Stesso ragionamento potremmo farlo sul nativo: se la Luna è in aspetto a Marte Saturno in segni curvi, può indicarci una memoria di un parto travagliato e difficile per la madre e di conseguenza per il nascituro stesso. Ne consegue che la natura dei segni retti e curvi diventa di estrema importanza anche in altri ambiti astrologici, come in quelli elettivi o nell’astrologia delle interrogazioni, perché la loro natura può orientare in modo importante il giudizio finale.

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In ASTROLOGIA

Saturno Giove. Il nuovo ciclo umano, sociale e ambientale: 2020-2040

La congiunzione media Saturno Giove avvenuta a dicembre 2020, e affrontata ampiamente dal 2019 ad oggi, ha permesso di ragionare sulle questioni interpretative in quella che è chiamata teoria delle congiunzioni Giove Saturno che in particolare, ma non solo, fu molto cara ad Albumasar. Senza entrare nei tecnicismi delle congiunzioni Saturno Giove, semplifichiamo dicendo che ogni 20 anni circa Saturno Giove si congiungono in un segno. I cicli di Saturno Giove terminano ogni 940 anni. Quindi ogni 240 anni gli incontri di Saturno Giove avvengono in una triplicità diversa.

La triplicità è l’elemento in cui l’incontro tra i due pianeti avviene. Quattro sono gli elementi presi in considerazione dal metodo astrologico: Fuoco Terra Aria Acqua. Gli incontri di Giove Saturno avvengono nella loro congiunzione in segni diversi, che hanno quindi correlazioni ad un certo tipo di elemento. Grossolanamente dal 1800 al 2020 siamo stati caratterizzati da incontri di Saturno Giove nei segni di Terra. Nel 2020 l’incontro Giove Saturno è stato molto importante perché ha ufficializzato e sancito il cambiamento dell’elemento nei prossimi incontri Saturno Giove che ogni 20 anni circa avverranno nei segni di aria.

La congiunzione del 2020 di Saturno Giove avvenuta al grado 0° dell’Acquario sancisce il cambio della triplicità. Per intenderci, siamo transitati da un “mondo sotto la triplicità di Terra” ad un “mondo sotto la triplicità di Aria”. Gli incontri precedenti nei segni di Terra hanno caratterizzato il mondo nei processi industriali, del capitalismo, della produzione massiccia, del consumismo, ma anche della territorialità e dell’invasione delle terre, la violenza spietata delle guerre, ma anche il trionfo delle scienze mediche e di tutte quelle scienze che hanno lo scopo di migliorare la nostra vita in senso pratico.

La congiunzione Giove Saturno che cambia “triplicità” nell’elemento Aria è stata ampiamente discussa da ibn Ezra, il principale autore che è stato riportato nei diversi approfondimenti affrontati. Ugualmente anche Levi Ben Gerson ne ha discusso ampiamente. Intanto il ciclo di cui stiamo parlando è quello che parte dal 2020 e che caratterizzerà il mondo per circa 240 anni. In questa finestra temporale il mondo avrà a che fare con le congiunzioni Giove-Saturno in segni di Aria, quindi con una triplicità nuova.

In antichità questa triplicità è stata ampiamente discussa: se nella triplicità di Terra abbiamo l’usurpazione delle terre, le conquiste, il boom della produzione industriale e di conseguenza il consumo delle risorse, il bisogno di accumulare, la centralità del potere economico, con la triplicità di Aria tutto questo sistema viene meno, o deve essere cambiato. Non perché fosse od è sbagliato, ma perché cambiando la triplicità a livello collettivo e mondiale siamo in un certo senso spinti a sperimentare una nuova idea del mondo.

I segni di aria sono Gemelli Bilancia Acquario. Per prima cosa notiamo che questi segni sono tutti e tre umani. La triplicità di aria inoltre è governata da Saturno e Mercurio. È per questo che ibn Ezra come Levi Ben Gerson pongono l’attenzione proprio sulle società del mondo. Indicano che nella triplicità di Aria le congiunzioni Giove Saturno quando è Saturno a vincere nel cambio della triplicità significa: la distruzione di un regno, la fine di un regno, quindi la riorganizzazione delle frontiere, l’invasione di terre straniere, le navi alla deriva, il cambiamento delle leggi e degli ordinamenti mondiali, quindi anche il cambiamento delle religioni, come anche il cambiamento delle leggi sociali, le navi alla deriva che significa il cambiamento delle rotte commerciali, come anche il mutamento dell’aria e del clima. E se questa congiunzione avviene nel segno umano dell’Aquario, ha significato sulla fatica dell’uomo, sul sacrifico, perché l’Acquario è un segno si umano, ma è anti-umano poiché luogo di giubilo di Saturno, nonché segno disposto nella genitura del mondo nel luogo della morte, e per questo significa il sacrificio e la necessità alla rinuncia e al cambiamento. Un cambiamento tuttavia coattivo, difficile, perché l’Acquario è un segno fisso e quindi mal sopporta l’idea di dover “cambiare”.

Leggiamo nel Milhamoth Adonai (מלחמות אדוני), di Levi ben Gerson, o semplicemente Gersonide, in riferimento ad una congiunzione del 1345 di Giove-Saturno in Acquario, quanto segue: dico per esperienza che una congiunzione di Saturno con Giove significa grandi eventi generali. Quando essa avviene in uno dei segni della triplicità di aria, il suo impatto sarà di grande forza. E quando avviene in un segno di aria fisso (acquario) i suoi effetti dureranno per molto tempo… indica distruzione di una nazione e di un regno da parte di una nazione di una religione diversa. Poiché Saturno e Marte domineranno questa congiunzione, questo indica un male straordinario, molte guerre, visioni e segni miracolosi. E Marte dominando l’Ascendente significherà lo spargimento di molto sangue e la crescente inimicizia, gelosia, odio, conflitto, carestia, siccità. E a causa di Saturno indica molte malattie, inimicizia insensata, conflitto, distruzione di luoghi, crollo e affondamento delle navi.

CONGIUNZIONE 2020 Giove Saturno in Acquario

Ogni congiunzione ha ovviamente una sua specificità. Ma le descrizioni di Gersonide, come anche quelle di ibn Ezra, ci aiutano a comprendere il territorio e la natura di questo incontro. Infatti, Giove Saturno che si incontrano nei segni di Aria non è detto che necessariamente indicano qualcosa di nefasto. Perché se ha dominio nella congiunzione Giove piuttosto che Saturno, il clima interpretativo cambia parecchio e volge verso una interpretazione magnanima, di espansione, crescita, di onore. Ma se è Saturno a predominare sulla congiunzione, le qualità dell’interpretazione cambiano drasticamente. Nella congiunzione Giove Saturno in Acquario, chi vince tra Giove e Saturno? La questione è stata già affrontata. Per essenzialità è Saturno a vincere perché nell’Acquario c’è il suo domicilio preferito. Ma è necessario vedere nell’incontro Giove Saturno anche il ruolo degli Apogei di Giove e di Saturno: più vicino è alla congiunzione, più forte sarà il pianeta che l’Apogeo indica sulla congiunzione.

Nella congiunzione Giove-Saturno di dicembre 2020, l’apogeo di Saturno (A-Saturno) è più vicino alla congiunzione Saturno Giove rispetto all’apogeo di Giove (A-Giove). Quindi abbiamo un’altra testimonianza sulla forza di Saturno. Inoltre per vis luminis la Sfera di Marte comunica con le Sfere di Giove Saturno, questa relazione è di quadratura. Marte partecipa dunque alla congiunzione Saturno Giove. Se guardiamo la congiunzione Giove-Saturno al grado 0° dell’Acquario dalla sfera locale di Roma, notiamo questa disposizione:

Saturno Giove sono congiunti alla cuspide della VII casa secondo la regola dei 5 gradi morti. Quindi la congiunzione riguarda i conflitti, le relazioni diplomatiche, le tensioni tra popoli diversi. Notiamo che l’altro malefico, Marte, trionfa nella sua accidentalità ed essenzialità nel Medio Cielo a cui è congiunto. Marte ha un certo peso in questa diposizione. Se vogliamo usare anche i generazionali, notiamo che la Congiunzione Giove Saturno si applica a Urano in Toro che è disposto nella Decima Casa. Urano è noto nel suo transito in alcuni eventi specifici della Seconda Guerra Mondiale. In Decima Casa ha una certa forza e imponenza. Inoltre, Urano è usato dall’Astrologia morpurghiana come Governatore dell’Acquario.

Ma tralasciando il ruolo dei generazionali, la congiunzione Giove Saturno in Acquario ha cambiato la triplicità dell’elemento delle future congiunzioni. Da un “mondo sottoposto alla triplicità di Terra” siamo passati ad un “mondo sottoposto alla triplicità di Aria”, dove è Saturno inequivocabilmente a trionfare su questo cambiamento, e non Giove. Di conseguenza il cambiamento della triplicità ci indica che i cambiamenti che affronteremo sono inevitabilmente violenti e di una certa portata e impatto, presumono l’eventualità di conflitti che ridisegneranno le geografiche politiche del mondo, cambiamenti negli accordi tra i popoli, cambiamento delle leggi e degli ordinamenti, ma anche la possibilità di situazioni molto difficili sulle tratte commerciali, come anche conseguenze molto delicate nei conflitti che nasceranno sull’onda di questa congiunzione. A livello climatico, il cambio della triplicità nei segni di aria muta l’aria, e poiché trionfa Saturno indicano gli autori antichi che il mutamento dell’aria è pestilenziale, ovvero un aumento delle malattie trasmesse per via aerea. La transizione ha una necessità e un fine: quella di un cambiamento. Tale cambiamento pare essere in un certo senso “violento” probabilmente perché è un cambiamento che a livello mondiale o sociale avremo difficoltà ad accettare, o meglio lo vivremo come austero o difficile da integrare, abituati dalla triplicità di terra quindi da una idea di accumulo, possesso, di territorialità e dominio, dobbiamo con questa triplicità lasciare il dominio, lasciare i territori, abbandonare schemi e regole sociali, per aprirci a qualcosa di totalmente diverso.

Tale transizione avrà luogo nel corso di 240 anni a partire dal 2020. Ma sicuramente la fase più importante di questo cambiamento va dal 2020 al 2040. Sono questi gli anni più importanti relativi al cambiamento della triplicità.

In questi tempi moderni possiamo aprire la comprensione della dinamica celeste anche attraverso punti di vista diversi: per esempio la congiunzione Giove-Saturno in Acquario al grado Zero non può esimerci nel guardare con curiosità i prossimi passaggi di Plutone in Acquario. Già in alcune sfere locali Plutone risulta essere in Acquario, come per esempio nella Sfera Locale della Turchia (ma anche della Russia) reduce proprio nei giorni scorsi da un evento sismico di portate apocalittiche. Plutone si trova nel grado di passaggio 0 dell’Acquario e in un certo senso va a congiungersi al grado della Congiunzione precedente di Giove Saturno di dicembre 2020. Inoltre, la congiunzione Giove-Saturno in Acquario ci dice che i luoghi del mondo interessati in particolare a questo evento sono tutti quei luoghi sottoposti alla Triplicità di Aria, nonché nazioni, città connessi ai segni di aria.

Già in antichità le congiunzioni precedenti di Giove-Saturno erano osservate nel loro grado messo in relazione alle fasi lunari di novilunio / plenilunio, specialmente alle fasi di eclissi di sole o di luna che quando avvengono in aspetto al grado della congiunzione, saranno molto importanti sul piano interpretativo. Come anche il passaggio di pianeti da un segno all’altro, quando formeranno un aspetto al grado della congiunzione Giove-Saturno, potrebbero coincidere con eventi legati alla congiunzione stessa. Tutto ciò è spiegato dall’Astrologia Storica di Albumasar.

Oggi possiamo guardare queste congiunzioni forse con un occhio “meno deterministico” ma come direbbe Gersonide in modo più “finalistico”. Al di là di quello che accadrà, la congiunzione Giove-Saturno in Acquario del 2020 ha aperto una nuova triplicità, la finalità di questo incontro è il cambiamento delle leggi, delle frontiere, delle tratte commerciali, cambiamento dei costumi e dei riti sociali, come anche delle norme che regolano la convivenza tra i popoli, il cambiamento dell’aria, del clima. Come questo cambiamento avverrà, dipenderà poi dalle singole e collettive coscienze. Certamente l’autorità di Saturno sulla congiunzione propende nel ritenere, come già indicato, che tali cambiamenti seguiranno percorsi abbastanza delicati.

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Grafico Celeste della visibilità della Cometa di Neanderthal e brevi interpretazioni

La cometa C/2022 E3 (ZTF) detta di Neanderthal non è stata percepita nella sua visibilità ad occhio nudo da molte persone. Tuttavia, in alcune località e in certe coordinate celesti, è stata percepita come una luce verdastra con un alone bianco. La visibilità ad occhio nudo della cometa è il prerequisito necessario alla sua interpretazione. Nel momento in cui viene osservata da qualcuno, quel momento diventa ideale per erigere la carta della cometa.

Ci troviamo a 1000 metri sopra il livello del mare, nell’appenino Tosco-Emiliano, in un’area di interesse naturalistico che si estende in una vasta porzione del territorio comunale di Monghidoro. L’area interessata all’osservazione della cometa è l’Alpe di Monghidoro. La cometa è stata osservata a occhio nudo. La colorazione percepita è verde con alone bianco. L’orario in cui è stata percepita a occhio nudo è 3:30 am del 1 febbraio 2023 (Fonte Giuseppe Maio che ringrazio per aver condiviso con me la sua esperienza ottica con la cometa).

Alpe di Monghidoro, luogo in cui è stata vista la cometa ad occhio nudo.

Le effemeridi relative alla cometa nell’area interessata indicano come RA (Ascensione Retta) 07H 08M 27S; la declinazione +75° 20’ 19’’. Converto questi parametri equatoriali in coordinate eclittiche.

La longitudine della cometa è 96°59’53’’ mentre la latitudine è di 52° 19’ 5’’. La longitudine assoluta ci permette di sapere il segno interessato che ci servirà in sede interpretativa. Non userò il grado di passaggio essendo una cometa circumpolare.

COMETA NEL CANCRO

(L’interpretazione che segue si basa esclusivamente sul ruolo del Segno indicato dalla longitudine assoluta, nonché dal dispositore della Cometa) – In molti manoscritti medievali quando si parla dei segni delle comete ci si riferisce anche al loro “domicilio”. Per esempio, alcune descrizioni sui giudizi delle comete evidenziano che la cometa nei segni della Luna e del Sole (ovvero in cancro e in leone) significa conflitti nei regni, o problemi connessi al re, al sovrano, al governo. Questo perché i Luminari Luna e Sole sono da sempre presi in considerazione come significatori del Governo, del Potere e del Re / Regina. In particolare, alcuni autori indicano come il Sole sia significatore del Re, mentre la Luna della Regina. Ma in entrambi i casi, i luminari hanno un ruolo fondamentale nella questione dei governi e del potere amministrato (premier, governatori di regioni o comuni o provincie, eventuali imperatori o re, regine, nonché chi rappresenta un ruolo istituzionale di una certa importanza). Se il Sole è il Re, la Luna è il regno. Se la Luna è il Re, il Sole è il regno.

Grafico Evento: visibilità a occhio nudo della cometa

Quando la Cometa è in Cancro, è la Luna ad essere governatore dell’evento in sé. La Luna è in Settima Casa, Marte si prepara a tramontare. La Luna è in un segno umano. La Cometa pare riguardare i “conflitti” in corso per come è disposto il suo governatore, e quindi riguarda i conflitti tra “Re” o meglio i conflitti tra “Regni”. Marte e Saturno sono i malefici più prossimi agli angoli e hanno un certo peso nel momento in cui è stato osservato il fenomeno.

Dal punto di vista degli elementi è l’Acqua (segno della cometa) e l’Aria (segno del dispositore della cometa) ad essere interessati al fenomeno cometario. Le comete hanno la proprietà di corrompere gli elementi (Cornelio Agrippa).

Il dispositore della cometa è la Luna in VII casa e quindi riguarda i conflitti, e i nemici noti. Essendo in settima anche Marte, congiunto alla cuspide della casa angolare, proprio i conflitti e le guerre in corso sono significate dall’evento.

L’evento può essere dunque connesso ai governatori, alla morte di un re o di una regina, o di un governatore, o ad una fase importante nei conflitti in corso, la destituzione, la fine di un regno, o un momento di profondo cambiamento anche di tipo “diplomatico” (ce lo auguriamo tutti) per le questioni bellicose in corso.

La sizigia precedente l’evento cometario è il novilunio del 21 gennaio 2023, che nella località della visibilità della cometa si è perfezionato con un Ascendente Vergine (segno umano). Il novilunio avviene nel grado 1 dell’Acquario, grado interessato alla media congiunzione di Giove Saturno del 2020 nel segno Acquario.

Il confine del dispositore della cometa, la Luna, è della natura di Marte. Il Quarto Confine dei Gemelli significa, secondo Vettio Valente, cose sanguinarie e distruttive, ma anche il vagabondare o le condizioni gravose, o chi è senza fratelli (ovvero senza sostegno).

La cometa ha sempre una natura Mercurio Marte, ma quando è verde con aloni bianchi è rievocato Mercurio (verde) e Giove (bianco).

CONCLUSIONI Gli eventi cometari vanno sempre collegati agli eventi storici che stiamo vivendo. Appare quindi evidente che sono in particolare sotto i riflettori i conflitti in corso e le tensioni in corso, vedi per esempio quello relativo alle tensioni Russia-Ucraina ma anche Cina-America. Per l’Italia pare invece assumere un certo significato i tumulti recenti che stanno insorgendo in questo periodo cometario, relativo alle tensioni tra gruppi anarchici e le istituzioni dello stato, anche in questo caso l’evento cometario riguardando la VII casa della Event Chat significa “tensioni” antagoniste tra nemici noti, e quindi potrebbe anche riguardare situazioni della cronaca italiana relative alle tensioni in corso politiche e sociali tra anarchici e lo Stato. Infatti, se il dispositore della Cometa è in VII casa insieme a Marte, l’evento non può che riguardare i conflitti noti. La Luna nei Gemelli, dispositore della Cometa, rievoca nel suo segno 50 giorni (secondo Albiruni). Gli effetti stando all’informazione che ci fornisce la Luna potrebbero esprimersi tra 50 giorni (22-23-24 Marzo) ovvero la finestra temperale del vincolo novilunico del 21 Marzo che avverrà al grado zero dell’Ariete ovvero dal 21 Marzo al 20 Aprile 2023 (dal luogo in cui è stata vista la Cometa, la congiunzione Sole Luna del 21 Marzo avverrà in congiunzione alla cuspide della VII casa).

Dunque, osservando il dispositore della cometa, la Luna essendo in un segno di aria (Gemelli) le aree geografiche, nonché i luoghi e le città, in relazione alla triplicità di aria (Gemelli Bilancia Acquario) potrebbero essere quelle più coinvolte dall’evento cometario, specialmente quelle vicine al mare, o a luoghi marittimi, o connessi all’acqua (aree connesse a laghi e fiumi), o a luoghi che hanno a che fare con l’acqua e i liquidi in genere (industrie o centrali che usano l’acqua come elemento principale nel funzionamento dell’impianto).

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Brevi notizie dei pianeti, delle stelle fisse e dell’oroscopo di Anonimo

Manuale del 1783 letto dagli inquisitori e lo stesso autorizzato alla pubblicazione. Siamo negli ULTIMI ANNI di vita dell’inquisizione! Proprio nel 1783 per esempio, l’antico archivio inquisitoriale in Sicilia viene dato alle fiamme con una solenne cerimonia pubblica per celebrare l’abolizione dell’Inquisizione. Il testo pare essere ascritto a un certo Masson in “Catalogo poligrafico dei libri” presso li fratelli Reycends, librai in Torino ed in Milano.

E’ definibile “opuscolo didascalico”. Ci sono le descrizioni dei pianeti, anche le descrizioni delle immagini dei pianeti, l’attribuzione dei colori ai pianeti, delle erbe, e di altre cose, e poi alcune disquisizioni sulle stelle fisse, e sulla ripartizione delle 12 case celesti e della forza accidentale dei pianeti nelle 12 case.

Ho evidenziato un errore nel manuale, l’autore dice che la VII casa è “della cattiva sorte” e “gaudio di Marte” probabilmente intendeva associare tale virtù alla VI casa, come è noto da tutta la letteratura astrologica.

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COSMOCRATORE – da Giamblico ai volti e confini del Dominatore della Natività. Del Demone Peculiare.

È nel secondo capitolo del De mysteriis che Giamblico (245-325 d.C.) cita Porfirio (234-305 d.C.) il quale chiese quale fosse il segno della presenza di un dio, un angelo, un arcangelo, un daimon, un arconte, un’anima. Giamblico apre in questo modo un lungo discorso sulle epifanie di questi esseri. Discutendo delle ρείττονα γενή ovvero “delle classi superiori”, Giamblico restringe il suo discorso su quattro gruppi di entità: dèi, demoni, eroi, anime pure (θεοί, δαίμονες, ἥρωες, ψυχαὶ ἄχρατοι).Il termine ἄρχων significa “governatore” o “signore”, era usato in tutto il mondo ellenistico, come anche nelle tecniche e metodologie astrologiche. Il termine ha due accezioni:

Componente del più elevato e autorevole collegio dei magistrati nella Grecia antica, in particolare in Atene.

Nelle dottrine gnostiche è un ciascun essere (o ente) che governa i 7 cieli dai quali enti è sviluppata la teoria del mondo sensibile.

Osservo che lo stesso concetto è usato per due “mondi” diversi. Uno sociale e uno più gnostico. Il concetto è utilizzato anche in ambito astrologico dove oggi lo traduciamo come Signore, Lord, Comandante, Almuten, Dominatore, Dominus, in tutti i casi ci si riferisce sempre al concetto in sé, ovvero di colui che domina, che comanda, che decreta, che indica, che determina o che agisce con autorità.

L’idea che i pianeti sono Poteri Dominanti risiede nella tarda religione astrale babilonese, che influenzò la cosmologia e la teologia ellenica ben prima dell’emersione della metafisica platonica. Il mondo è plasmato da materia informe ed elementare da un demiurgo del tutto benevolo (così descrive il Timeo). Durante questa “cosmo-genia” l’ordine della creazione è per effetto di un processo emanativo che conduce ad intelletto e corpo (ψῡχή – σῶμα). Quindi, i pianeti furono modellati in modo tale che il tempo e il movimento potessero essere generati.

Corpo e Intelletto sono i concetti che emergono anche negli approcci astrologici antichi. Il corpo è ciò che possiamo definire come componente vegetativa, struttura, una sorta di tabernacolo o tempio ospitante l’intelletto. L’intelletto ha diverse suddivisioni, dipende dal filosofo di riferimento ma in esso troviamo in genere una componente razionale e una irrazionale. Questo è un ulteriore tassello di come la gnosi penetri il metodo astrologico, e come la gnosi nel metodo astrologico sia stata ragionata attraverso la meccanica celeste.

Le divinità planetarie erano esseri intrinsecamente buoni ma gli gnostici consideravano i pianeti e i segni dello zodiaco come potenze malvagie che l’anima nel suo cammino di ritorno alla sua origine poteva oltrepassare solo nel compimento di una “vera gnosi” (Van den Broek, R 1988, Gnosis and Hermeticism from Antiquity to Modern Times). L’influenza gnostica porta anche ad un inevitabile cambiamento terminologico dove i pianeti come dèi sono caratterizzati da termini come cosmocratori, onnipresenti, poteri (ἐξουσίας).

Il luogo cosmologico governato da questi arconti (che erano sette) era nota come hebdomad (ἑβδομάς ovvero gruppo di sette, sette giorni, settimana, suddivisione in sette). Gli ermetisti di Alessandria stavano tuttavia sviluppando una teologia ermetica che presentava una gerarchia emanativa di dio, un demiurgo e sette poteri. I sette poteri identificati dai sette pianeti, caratterizzano la natura dei poteri detenuti dal demiurgo. Così arriviamo all’idea che Sole e Luna, i due grandi luminari, sono una emanazione del demiurgo, i quali sono circondati dai cinque erranti Mercurio Venere Marte Giove Saturno. Il settenario va dunque a rappresentare la struttura del demiurgo, poiché essendo questo ente creatore di tutte le manifestazioni del mondo, non poteva che essere rintracciato e razionalizzato nei due luminari e nei cinque erranti, astri visibili a occhio nudo, che hanno dato la base alla razionalizzazione delle manifestazioni del mondo sublunare. Ovvero umanamente non possiamo che concepire l’ente demiurgico attraverso quei corpi celesti che percepiti ad occhio nudo sono inevitabilmente “causa” e “spiegazione” della natura delle cose.

Il De mysteriis si occupa principalmente di due classi di dèi: una detta dei sensibili o percepibili, e che hanno un corpo (αἰσθητοῖς θεοῖς σώματα) e una detta dei disincarnati o degli incorporei (ἀσώματοι θεοὶ). Giamblico identifica il Sole e la Luna come dèi, il Sole è inoltre la fonte di tutto l’ordine cosmico e celeste, enumera poi sette cosmocratori che è evidente si riferiscano ai pianeti del settenario, dunque i pianeti amministrano gli elementi e per questo che in Astrologia nelle dignità essenziali è stato dato uno spazio specifico alle così dette triplicità, ovvero ai Signori del Trigono pianeti che reggono i 4 elementi nel mondo sublunare.

Nel commento di Giamblico al Timeo, l’autore identifica i dodici dei dell’Olimpo come “dèi ipercosmici”, ma poi descrive una serie di ventuno governanti o governatori da cui emanano 42 dèi creatori che erano assegnati agli elementi, e trentasei decadarchi o decani governanti, dai quali discendono settantadue esseri. Questa suddivisione è molto importante.

In particolare, i 36 decadarchi ci ricollegano ad uno dei più importanti capitoli dell’astrologia, riferiti ai volti. Da questi discendono 72 esseri!

36 sono i volti o i decani, che per ogni segno noi possiamo rintracciare nella loro suddivisione in tre parti.

Per i 72 esseri, emanazioni di entità derivanti dai decani, potremmo ricollegarci ai confini o termini egizi. Infatti se suddividiamo i 360 gradi zodiacali (ogni segno zodiacale ha una ampiezza di 30°, i segni sono 12, 12×30 = 360) per le 72 emanazioni, otteniamo il numero 5 (360/72= 5).

I confini o termini sono la suddivisione in cinque parti, di ampiezze diverse, di un segno zodiacale. Ogni segno zodiacale ha 5 confini o termini, ognuno dotato di una natura planetaria tra quelle dei cinque pianeti erranti (Mercurio Venere Marte Giove Saturno).

Questo ragionamento ci rimanda al fatto che il volto e il confine sono vere e proprie cartine tornasole nell’identificazione degli enti divini, dei cosmocratori, dei daimon, dei geni, degli spiriti che animano i corpi, delle nature stesse dei corpi. Non a caso nella letteratura astrologica il volto e il confine sono due dignità essenziali definite in modo molto specifico. Per esempio il confine è come un uomo in una terra straniera di cui conosce lingua e tradizioni, in cui è capace di operare (quindi è un luogo sconosciuto, o misterioso, ma il soggetto ha la parola e il linguaggio, ovvero conosce la lingua di questo luogo); il volto è come un uomo che indossa i suoi abiti migliori (quindi è una apparenza, un costume, indica l’esplicitazione di una natura, la sua conformazione, o la sua estetica).

Tutto questo discorso ci rimanda al demone guida, all’angelo custode, al daimon che ognuno di noi possiede. Questa entità è nelle indicazioni di Giamblico “deducibile”. Egli dice che gli astrologi conoscono la natura di questo demone che accompagna la vita di ogni essere umano, perché gli astrologi studiano gli effluvi celesti. Ritorniamo al collegamento con i cosmocratori che emanano nel mondo sublunare le nature di ogni cosa. E poiché il demone di ognuno di noi è una emanzione del cielo, gli astrologi non possono che avere un metodo per studiarne le nature.

Nel tema di nascita di una qualsiasi persona, gli astrologi hanno i metodi attraverso cui determinare il dominatore della natività, questi metodi possono essere diversi tra loro, ma hanno lo stesso principio comune, ovvero stabilire quale è il pianeta che domina in assoluto la natività. Questo ci rimanda a Giamblico, perché determinare il pianeta dominatore della natività significa conoscere l’ente… il cosmocratore. È chiamato Kyrios ovvero il signore della natività, ma anche l’al-mubatazz degli arabi ovvero il vincitore della natività, ovvero l’almuten dei latini; a sua volta il Kyrios è anche definito kyriostês ghenéseôs (signore della genitura), ovvero l’al-mustawlî degli arabi, ossia l’astro che si innalza sopra ogni altro astro, oppure l’al-mubtazz al-mutlaq colui che vince in assoluto sull’intera genitura, ciò che i latini poi chiamano almuten nativitatis o almusteuli o almudebit.

Individuato il vincitore in assoluto della carta di nascita, possiamo procedere ad uno studio “gnostico” ed esoterico del Demone Peculiare di ogni individuo, attraverso lo studio del confine e del volto del Signore della Genitura.

PER UN ULTERIORE APPROFONDIMENTO TI SUGGERISCO IL CONTRIBUTO VIDEO CHE HO PUBBLICATO PER IL CANALE THE SUN ASTROLOGY

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BIBLIOGRAFIA

Sui cosmocratori e divinità cosmiche
di Christopher Plaisance, Università di Groningen

The Daimon in Hellenistic Astrology
di Dorian Gieseler Greenbaum

Neoplatonic demons and angels
di Luc Brisson, Seamus O’Neill, Andrei Timotin

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