Poco citato e trattato è il Libro dell’Astronomia che si presenta all’interno del Libro di Enoch in particolare nei capitoli LXXII a LXXXII. Tuttavia anche in altri capitoli e versi del Libro di Enoch si fanno frequenti riferimenti al cielo e alla sua meccanica. Il valore di questi contenuti è simile (ma diverso) a quello dell’Astronomicon di Manilius, quest’ultimo è un testo discorsivo e poetico tuttavia più centrato su un linguaggio astrologico-astronomico descrittivo, mentre in riferimento al Libro di Enoch troviamo una descrizione molto più astronomica e matematica, con tentativi di spiegazione e interpretazione dei segni del cielo visti come manifestazione di un progetto divino a cui è soggetto e sottoposto l’uomo, ovvero l’osservatore. Questi capitoli arrivati sino a noi sono, secondo gli esperti, solo un piccolo frammento di un più corposo e consistente materiale, probabilmente perduto per sempre. L’opera di traduzione più famosa è quella di Joseph Milik (archeologo polacco, 1922-2006), che ha riportato alla luce frammenti risalenti alla fine del III secolo avanti Cristo fino ad un frammento degli inizi del I secolo dopo Cristo.

Il Libro dell’Astronomia all’interno del Libro di Enoch affronta il calendario solare in rapporto alle fasi lunari. Secondo Milik questi scritti sono la testimonianza più antica della tradizione enochiana e che ci dimostrerebbe una influenza “astronomica” nella cultura ebraica che ha cercato di radicarsi o di insidiarsi, con risultati non convincenti, e come dimostrerebbe anche il recente testo che ho portato su questo blog relativo al Trattato redatto da Sem figlio di Noè, intorno all’inizio dell’anno e di quanto capita lungo il suo corso di un Anonimo che descrive i 12 segni zodiacali all’interno di un calendario agricolo (link).

Seguono alcuni frammenti provenienti dal Libro di Enoch, quelli che più palesemente si riferiscono a questioni e concetti astronomici e celesti (dove [xxx] sta per testo mancante).

ENOCH – INTRODUZIONE

VERSO II
Considerate tutta la creazione e osservate l’opera del cielo [xxx] nelle stazioni delle loro luci, che sorgono [xxx] ciascuno di loro [xxx] e non violano il loro ordine. Guardate la terra e considerate la totalità della sua forma: niente muta, e tutto vi appare. Guardate i segni [xxx] su di essa […] i segni dell’inverno: tutta la terra [xxx] le nuvole rovesciano la pioggia.

COMMENTO: questi brevi frammenti non sembrano parlare di Luminari? Del Sole e della Luna? E delle manifestazioni naturali dei luminari? Il fatto che venga specificato che “non violano il loro ordine” fa pensare proprio ai luminari che a differenza dei cinque astri erranti (Mercurio Venere Marte Giove Saturno) non subiscono come loro quel movimento “contro natura” chiamato retrogrado, per ciò che appare all’osservatore sulla terra.

VERSO IV
Osservate i segni [xxx] il sole scotta e brucia. E voi cercate all’ombra riparo da lui sulla terra che brucia e per la calura non riuscite a camminare sulla sabbia o sul selciato.

COMMENTO: in realtà sono diversi i punti dell’Antico Testamento, per esempio, che evocano il concetto di “SEGNI” e “SEGNO” legati a manifestazioni celesti, in particolare nel Libro della Genesi. In questo caso il verso pare fare riferimento all’azione del Sole, ovvero al suo effetto “fisico” e tangibile considerato quindi una influenza celeste. L’influsso del cielo è stato sempre correlato, in ambito astrologico astronomico, all’azione della luce, tuttavia non è propriamente giusto dire che la “luce è il veicolo della manifestaizone delle cose celesti” perché è piuttosto l’effetto fisico di questa luce a determinare certe inclinazioni, ovvero l’effetto del caldo e dell’umido, del freddo e del secco, che sono strettamente connessi all’azione della luce del Sole e di tante altre variabili astronomiche ma anche connesse all’atmosfera e all’ecosistema terrestre.

Seguono i seguenti frammenti: a Qumran sono stati rinvenuti quelli che vengono considerati frammenti del Libro dell’Astronomia di Enoch, sono enumerati in base alle colonne e righe contrassegnate da numeri romani e da numeri arabi, l’autore omette la colonna I poiché eccessivamente frammentata.

VERSO II
E brilla la Luna per la restante parte di questa notte con tre settimi (ovvero con tre delle sue sette parti) e durante questo giorno cresce fino a quattro settimi e mezzo. Allora tramonta ed entra e resta nascosta per la restante parte di questo giorno di due settimi e mezzo [xxx]. E nella ventiquattresima notte del mese resta nascosta di quattro settimi e mezzo e la sua luce è ridotta di quattro settimi e mezzo. Allora esce e brilla per il resto di questa notte con due settimi e mezzo e durante questo giorno cresce fino a cinque settimi. Allora tramonta ed entra e resta nascosta il resto di questo giorno di due settimi [xxx]. (I versi continuano con lo stesso tenore, dove è descritta la ciclica lunare con una serie di riferimenti alla luminosità dell’astro notturno).

VERSO LXXVII DEL LIBRO DELL’ASTRONOMIA
E chiamano l’oriente, Oriente, perché è il primo. E chiamano il sud, Sud, perché là abita il Grande e vi abita [xxx] benedetto in eterno. E la regione grande la chiamano regione occidentale perché là vanno le stelle del cielo, di là tramontano ed entrano tutte le stelle. E per questo lo chiamano occidente. E il Nord lo chiamano Nord perché ivi si nascondono e si raccolgono e girano tutti i corpi celesti (rivoluzione dei corpi celesti?) per raggiungere la regione orientale del cielo. E chiamano l’oriente, Oriente, perché di là sorgono i corpi celeste (il traduttore dice che letteralmente vi è scritto UTENSILI DEL CIELO) ed anche Mizrah perché di là sorgono [xxx].

VERSO LXXXIX
(Il traduttore propone che questi versi intendano descrivere la morfologia lunare in relazione alla luce del sole) [xxx] attraverso la sesta porta, attraverso di essa completa la sua luce [xxx] venticinque settimane e due giorni. E la Luna è deficitaria rispetto al Sole [xxx] è intercalata in esso. Assomiglia a un’immagine che si vede in visione. Quando la sua luce in essa ritarda [xxx].

VERSO LXXVIII
Durante la notte questa visione assomiglia in parte ad una immagine d’uomo e di giorno in parte all’immagine del sole in cielo ma soltanto per la sua luce.

COMMENTO: questi vari versi, di cui ho riportato una piccolissima loro parte, è descritto il calendario lunare, con una serie di calcoli aritmetici. Queste fasi pare siano osservate in particolare in relazione alla luce della Luna e alla sua visibilità, alla luce crescente o calante, e ai suoi momenti di nascondimento totale e invisibilità.

(per le traduzioni complete, di cui ho riportato brevi stralci, vi rimando al testo ufficiale MILIK – The Book of Enoch Aramaic Fragments Qumran Cave 4 oggi disponibile anche in versione pdf pubblica, liberamente consultabile nel progetto di digitalizzazione Internet Archive, LINK).

(Altro testo che suggerisco è il commento al Libro di Enoch di “The Lost Pillars of Enoch”. Enoch rientrerebbe tra quei personaggi misterici (un po’ come Trismegisto) che avrebbero avuto il ruolo di trasmettere agli umani conoscenze superiori legate alla natura della creazione, del cielo, della sua manifestazione LINK).

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