Segue trascrizione del paragrafo “Albumasaro” del testo “Vite di matematici arabi” di Bernardino Baldi, edito nel 1873 dalla Tipografia delle Scienze Matematiche e Fisiche, ritrascritto in italiano odierno.

Albumasaro, che alcuni scrivono Abumasaro, altri Aboasaro, e altri Iafaro, scrisse molto fra gli Arabi del suo tempo, e acquistò grande importanza fra i matematici del suo tempo. Scrisse principalmente sull’Astrologia. Così abbiamo fra le mani il suo Introduttorio Astronomico, nel quale fra le altre cose discute dell’ordine dei pianeti, discorrendo per il quale motivo e per la quale ragione il Sole dovesse essere nel mezzo di tutti gli altri astri. Questo provvido autore diceva che Dio pose il Sole nobilissimo fra tutti i Pianeti, come grandissimo agente della vita universale di tutte le cose corporee, lo mise nel mezzo di tutti gli altri Pianeti; perché se lo avesse posto subito sotto al firmamento, e sopra il Cielo di Saturno, esso (il sole) non avrebbe potuto per la notevole distanza esprimere e diffondere la sua azione in tutte le cose poste nel mondo sublunare, così tutte le cose sarebbero state fredde; ma, conseguentemente, se l’avesse posto appena sopra la Luna, nemmeno in questo caso avrebbe potuto operare nelle cose inferiori, poiché per la sua distanza avrebbe bruciato tutte le cose inferiori.

Scrisse anche un libro sulle congiunzioni dei pianeti, del quale fa menzione Francesco Giuntini nei commentari sopra la Sfera del Sacrobosco. Inoltre, ampliò – secondo Francesco Giuntini – l’Almagesto di Tolomeo, che era stato ridotto in Epitome da Albategnius (si riferisce al matematico, astronomo e astrologo siro Muḥammad ibn Jābir al-Ḥarrānī al-Battānī 858-929). Egli aveva mirabili opinioni sui pianeti, diceva che Sole, Venere e Mercurio fossero in un solo ciclo, il che si sforzava di salvare (di testimoniare) attraverso l’argomento della grandezze degli Epicicli. Il che è manifestatamente contro quello che hanno sostenuto da Tolomeo e tutti gli altri Astrologi e Fisici insieme.

Compose alcuni dialoghi nei quali si sforza di provare che la zona torrida del mondo sia abitata. Questo suo libro è allegato da Giovanni Stoflero sopra la Sfera di Proclo. Afferma il Giuntini, opinione di Albumasaro, che appartiene ad Hali Abenragele essere (ovvero tratta da considerazioni di Albohazen Haly), che il fondo (del cielo) fosse stato creato da Dio nel tempo dell’autunno, e della quale opinione furono, come egli dice, tutti: Ebrei, Ismaeliti ed Egiziani, Caldei e Arabi.

Albumasaro nel suo Introduttorio Astronomico, parlando della Vergine, segno celeste, vuole ch’ella sia la beata Vergine, Madre di Gesù Cristo; nel che (ovvero nel dire questo) è degno di lode nel confessare la Vergine, come è tanto degno di essere stato deriso per averla posta fra le immagini stellate, essendo ella sopra le stelle tutte del Cielo, che sono gli Angeli medesimi. Di costui si hanno tradotti e stampati alcuni libri, molti che egli scrisse sulla grande congiunzione e sulla rivoluzione degli anni, furono pubblicate dalle stampe d’Augusta già cento anni fa, e quasi nello stesso tempo furono pubblicati nell’istessa città i Fiori dell’Astrologia del medesimo, con le figure dello zodiaco e dei pianeti. Albumasaro ebbe un figliolo detto Abalachio, anch’egli matematico e nobile, come afferma Francesco Giuntini. Fra gli Astrologi illustri di Spagna è stato commentato da Damiano da Goa.

 

Fonte Vite di matematici arabi” di Bernardino Baldi, edito nel 1873
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