L’attribuzione dei colori ai sette pianeti è un argomento molto sentito dall’Astrologo interessato alla filosofia naturale: il colore è un importante spettro della radiazione luminosa che può fornire interessanti spunti in sede interpretativa, da non sottovalutare. Il colore ha infatti una azione diretta sul sistema neurologico dell’individuo, questa oggi è una certezza. Il professor Barbanti, primario del reparto di neurologia dell’Ospedale San Raffaele-Pisana di Roma, spiega che la relazione tra colori e cervello suscita nell’individuo reazioni ormonali, chimiche, neurologiche, che suscitano una serie di emozioni e reazioni endocrine, esogene, endogene. Secondo l’esperto questi effetti non si ripercuotono solo sull’umore ma anche sulle prestazioni fisiche e sui paramenti vitali di pressione arteriosa e battilo cardiaco.

Dal punto di vista astrologico, questa eventualità oggi “scientifica e razionale” era già nota all’Astrologia, ovvero già il mondo antico sapeva come i colori influenzassero la nostra vita, dunque anche le stelle, gli astri erranti, emettendo un certo spettro cromatico, hanno in potenza una influenza cromatica sul nostro essere.

La ricerca condotta mi ha portato a consultare alcune fonti archeologiche, tra cui vi riporto quella che ha suscitato in me un maggior interesse, ovvero lo studio dei colori nel sito archeologico di Ecbatana, che per farla semplice e breve è il nome dell’antica capitale della Media, un complesso sistema architettonico tra cui edifici di residenza reale caratterizzato da strutture sovrapposte (come una sorta di montagna a più strati), valorizzati da sette colori diversi, che andavano a costituire una scala cromatica vera e propria.

Senza perdersi in chiacchiere: queste informazioni ci arrivano in particolare da Erodoto secondo il quale la città si elevava su una collina ed era circondata da sette muraglie concentriche di altezza digradante verso la periferia, la più interna racchiudeva il palazzo reale e il tesoro. I suoi merli erano dorati, quelli della seconda muraglia erano invece argentati, e poi vi erano altre muraglie per un totale di sette, ognuna di essa contraddistinta da un colore specifico.

L’indagine condotta da Peter James and Marinus Anthony van der Sluijs, e pubblicata nell’articolo intitolato “Ziggurats, colors and planets: Rawlinson revisited” contraddicono il parere comune che indicherebbe i colori presenti in queste sette muraglie come “esclusivamente decorative” e di nessun valore. I ricercatori invece, contestualizzando il periodo storico, fanno presente che questi colori si inseriscono all’interno della tradizione astrologica, evocando la sapienza degli astronomi babilonesi. Intanto partiamo da un dato storico, ci riferiamo ad una costruzione che terminò di essere edificata nell’VIII secolo a.C., i cerchi delle mura erano in tutto sette e all’interno dell’ultimo cerchio c’era il palazzo reale e il suo tesoro. I merli di questa meravigliosa opera architettonica erano secondo le fonti colorati. Il primo cerchio era colorato di bianco, il secondo di nero, il terzo scarlatto, il quarto azzurro, il quinto arancione, il sesto color argento, il settimo color oro.

Quindi la sequenza dei colori era sostanzialmente questa:
BIANCO – NERO – ROSSO SCURO – BLU – ROSSO CHIARO – ARGENTO – ORO

Gli autori di questa indagine citano Henry Rawlinson, padre fondatore dell’Assiriologia, che è stato secondo le fonti che hanno riportato il primo a sospettare un significato astronomico di questi 7 colori con i 7 astri fondamentali nel sistema astronomico-astrologico dei pianeti tradizionali. La fonte primaria che viene indicata è il poeta azero del XII secolo, Nizami.

I sette colori menzionati da Erodoto sono quelli utilizzati dagli orientali per classificare i sette grandi corpi celesti. Il poeta Nizami dice che in queste costruzioni il palazzo dedicato a Saturno era nero, quello dedicato a Giove arancio, rosso sandalo a Marte, scarlatto per il Sole (curiosità, il colore scarlatto per il Sole viene riportato anche da William Lilly), dorato per Venere, bianco per Mercurio, azzurro per la Luna, a quest’ultima si precisa un azzurro argentato e verdognolo.

Tutto questo fu avvalorato e supportato da alcuni scavi del 1854 presso il tempio di Ziggurat di Nabu a Birs Nimrud. Fu rinvenuto un cilindro datato 605-562 a.C.; nel cilindro ci sarebbero alcune indicazioni che sono state tradotte in “Casa che raccoglie i sette del cielo e degli inferi”. Rawlinson considerò questa incisione come una chiara testimonianza dell’associazione dei sette colori indicati da Erodoto per il sito di Ziggurat, ai sette pianeti della tradizione astronomica. Di conseguenza ha associato a questa sequenza, la sequenza dei pianeti secondo il sistema caldeo, dunque SATURNO GIOVE MARTE SOLE VENERE MERCUIO LUNA.

Saturno Giove sono attribuiti al nero e al rosso scuro, quindi alle tonalità scure.
Marte invece ai colori brillanti dove primeggia il rosso.
Sole Venere Mercurio Luna a colori vari che vanno dall’oro, al giallo, fino al blu e all’argento.

Sulle sequenze riportaste da Erodoto si suppone che egli abbia invertito accidentalmente la disposizione del bianco e del nero, e dello scarlatto e dell’arancione, questo dimostra anche come le fonti originarie possono essere soggette a errore di trascrizione, quello che oggi chiamiamo REFUSO, il che rende veramente difficile poter affermare qualcosa di certo in assoluto.

L’obiezione che viene sollevata a Rawlinson è che la sua fonte principale è Nizami che vanta poemi e romanzi, ma nessuna opera dettagliata e nemmeno qualche frammento astronomico. Per questo, nell’indagine consultata (e che vi riporterò in bibliografia) è riportata la fonte dal geografo arabo al-Dimasqi che diede nelle sue opere note una descrizione dettaglia dei templi pagani di Harran, comprese quindi le descrizioni di statue, colori, metalli, in relazione ai pianeti. I suoi scritti insieme a quelli dello studioso del X secolo d.C. al-Nihawandi, rivelano la seguente sequenza di corrispondenze tra pianeti e colori:

Saturno nero. Giove verde. Marte rosso. Sole oro. Venere blu/bianco. Mercurio marrone. Luna argento/bianco.

La sequenza proposta da Rawlinson è tuttavia criticata, infatti egli associa i colori con una sequenza caldea, ma la sequenza è tolemaica, prevalente in epoca tardo ellenistica e romana, come indicato anche da Neugebauer, una sequenza che viene fatta risalire al II secolo a.C.. Nel contesto babilonese non ci sono invece fonti chiare, per ora, che possano fornire la sequenza che era adottata dagli astronomi babilonesi. Lo studio è molto articolato e io ve lo ho riassunto in grandi linee, sicuramente omettendo altre indicazioni importanti che potete tuttavia approfondire nell’indagine consultata.

BIBLIOGRAFIA
Ziggurats, colors and planets: Rawlinson revisited
Link dove scaricare liberamente il documento

I colori influenza il nostro cervello
articolo de “ilmessaggero”

Il potere dei colori.
articolo da neuroscienze.net

Nizami poeta link

al-Dimasqi geografo link

al-Nihawandi link

Rawlinson link

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