Nella letteratura astronomica babilonese, quella del periodo seleucide (periodo contestualizzabile tra il 323 a.C. con Seleuco I Nicatore e il 64 a.C. con Filippo II Filoromeo) i cinque pianeti erranti (quelli visibili ad occhio nudo, esclusi quindi i luminari Sole e Luna) erano enumerati in modo diverso da come li incontriamo nell’astronomia-astrologia ellenistica. La sequenza che segue è presente in numerose testimonianze del periodo seleucide, e la scoperta è stata fatta dal filologo classico e accademico tedesco Franz Johann Evangelista Boll (1867-1924), riportata nei testi “Paulys Realencyklopädie der classischen Altertumswissenschaft e “Zur babylonischen Planetenordnung”.

L’ordinamento che proviene dalle fonti dell’astronomia babilonese non ha nessuna logica spaziale, e per questo risulta in forte contrasto con quella che incontriamo nella tradizione ellenistica dove invece, come sappiamo, segue un ordinamento dotato di criterio spaziale. Infatti il modello greco rievoca l’ordine dei pianeti attraverso i loro periodi di movimento siderale, mentre appare evidente che non vi sia alcuna spiegazione naturale (solo in apparenza…) nell’ordine proposto dalla letteratura del periodo seleucide, quindi antecedente la tradizione ellenistica.

Pingree, storico del mondo antico, propone nel suo “The Yavanajātaka of Sphujidhvaja” una suddivisione motivata dal ruolo malefico e benefico degli astri, idea che se confermata o reale dimostrerebbe come il concetto di “malefico” e “benefico” sia profondamente radicato nell’idea del mondo antico nei confronti delle qualità naturali degli astri. Questo dimostrerebbe inoltre che la teoria dei malefici e benefici non sia di derivazione ellenistica ma abbia una radice molto più arcaica e antica.

Per esempio nelle ricerche che ho esaminato e letto di F. Rochberg (ricercatrice assiriologa, insegnante di accadico, storia mesopotamica, storia della scienza e della religione e insegnante di astronomia antica) sono riportate traduzioni provenienti da una tavoletta seleucide rinvenuta ad Uruk, dove leggiamo:

1) Se Giove (il segno) è favorevole … ricchezza e lunghe giornate
2) Se Venere (il segno) è calmo … ovunque fortuna
3) Se Mercurio (il segno) è eroico, signore; grande forza (è in serbo)
4) Se Marte (il segno) è ambiguo; (sarà) pronto ad arrabbiarsi
5) Se Saturno (il segno) è oscuro, disturbato; malato, costretto
6) Se la Luna (il segno) è luminosa, buona; vero, lungo (vissuto, lunga vita?)
7) Se la Luna è eclissata (il segno) è scura, disturbata, non luminosa, non presagio
8) Se il Sole è eclissato (il segno) è diviso, confuso.

La ricercatrice osserva che Giove Venere sono all’interno di presagi chiaramente positivi, Mercurio ha un presagio benefico, Marte Saturno hanno presagi malefici, mentre la Luna è considerata benefica ma è malefica quando è eclissata. Il Sole eclissato è di presagio confuso.

La ricercatrice riporta ulteriori presagi rinvenuti in diverse tavolette che fanno supporre come il presagio sia legato alla brillantezza di un astro: se un benefico brilla, benefico sarà il presagio; ma allo stesso modo se è un malefico a brillare, cattivo sarà il presagio. Sono riportate in queste tavolette frammenti in cui si dimostra una sorta di schema che gli astronomi avevano: benefico luminoso è favorevole; malefico luminoso è sfavorevole; per esempio è riportato un presagio che recita: Se Giove è molto luminoso, e né la Luna né il Sole saranno eclissati nel luogo di Akkad, il nemico attaccherà ma non prenderà bottino. Un altro presagio riporta: Se Marte è fermo in Scorpione ed è luminoso: attacco dei Sutei.

Ancora, i presagi riportano anche una condizione di debolezza dei benefici, in riferimento alla loro luminosità: Giove è debole, il bottino sarà perso; i presagi indicano che quando i benefici sono deboli o non presenti (quindi invisibili per fase eliaca o invisibili perché sotto l’orizzonte) l’esito sarà negativo. Se i malefici sono presenti e luminosi il presagio è sfavorevole. L’assiriologa riporta anche diversi presagi zodiacali tardo babilonesi dove la visibilità e invisibilità dei cinque erranti era la principale fonte di congettura, ovvero la principale fonte di presagio.

Negli Enuma Anu Enlil è stato tradotto un frammento che recita: Eclissi Lunare del 16 di Nisannu: Marte sorgerà e distruggerà il gregge. Abbiamo intanto un fenomeno di eclissi, durante il quale sorge all’orizzonte Marte. Questo significava distruzione. La Luna eclissata in altre tavolette è stata spesso indicata come presagio nefasto, se a questo si aggiunge il sorgere di Marte all’orizzonte, la distruzione era un concetto percepito dagli osservatori di quel tempo.

Pare dunque che la sequenza proposta dai testi astronomici babilonesi possa seguire un ordine secondo proprietà benefica e malefica degli astri. La tradizione ellenistica ci tramanda che: Giove Venere sono benefici il primo appartenente alla Fazione Diurna il secondo a quella Notturna; Mercurio, che è in mezzo alla sequenza seleucide, non è considerato ne malefico ne benefico ma la sua natura dipenderà dal suo rapporto al segno transitante e alle sue relazioni con gli altri astri; mentre Marte Saturno gli ultimi della sequenza sono raggruppati insieme in qualità di malefici, il primo notturno e il secondo diurno. La stessa tradizione ellenistica ci dice che i luminari sono sia benefici sia malefici. In certe condizioni sia il Sole che la Luna possono avere proprietà benefiche, ma in altre condizioni il loro presagio è malefico specialmente nelle eclissi, oppure nel caso dei pianeti sotto i raggi del sole o combusti.

Tuttavia nella sequenza che incontriamo nell’Astrologia Ellenistica l’ordine dei cinque erranti è stato congetturato secondo il loro moto, Saturno è il pianeta più lento a completare un “giro” siderale, segue poi Giove, viene poi Marte, e si conclude con Venere e Mercurio, quest’ultimo il più veloce nella suo giro siderale rispetto ai cinque erranti. Mentre nella sequenza seleucide pare che sia dato più valore al ruolo benefico e malefico.

Personalmente questo fatto mi ha portato a riflettere parecchio sulla questione, e per assurdo trovo più comprensibile e accettabile l’enumerazione secondo l’ordine seleucide, perché anche se in quello della tradizione ellenistica vi è una ordinazione logica, in quello seleucide c’è una classificazione più legata agli “effetti” degli astri ovvero alla loro espressione naturale: malefici e benefici infatti intendono rappresentare le diverse sfumature della “Natura”, che è sia proficua, abbondante, concedente, elargente, sia restrittiva, privativa, violenta e tagliente. Il sistema quindi prevedeva la necessità di rintracciare nel cielo Astri che potessero congetturare il nefasto e le cose che naturalmente accadono nel mondo sublunare di distruttivo e infausto; e Astri che potessero congetturare il bene ovvero le cose che naturalmente accadono nel mondo sublunare di costruttivo e positivo. Ecco che nella tradizione ellenistica il valore benefico e malefico della Natura assume un ruolo centrale: l’interpretazione astrologica non è abbandonata ad un soggettivismo specifico, quidni non è nelle mani ne di persone ottimiste ne pessimiste, ma intende proporre un metodo in cui rintracciare tutte le sfumature che naturalmente sperimentiamo e che naturalmente sono sia benigne che maligne, sia sul piano individuale, che sociale, che naturale.

Articolo realizzato dopo lo studio del capitolo 6 di
In The Path of The moon, F. Rocheberg

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