Articolo pubblicato su LINGUAGGIO ASTRALE rivista dell’Associazione CIDA Centro Italiano Discipline Astrologiche

Brevi stralci del manoscritto La vera e la falsa astrologia di Giovanni Battista Grassetti, rielaborati in un italiano più comprensibile, come testimonianza dei nostri predecessori Astronomi-Astrologi che tentarono di confutare l’Astrologia tuttavia non riuscendoci; un modo, spero gradito, per rievocare autori minori e meno noti su cui riflettere insieme. Tra parentesi tonda troverete i miei personali commenti.

Buona lettura.

STRALCI E COMMENTO

  • Sulla natura delle dodici case celesti: […] la prima casa è casa della vita e vien significata per la parola Natus. Ella è la prima casa, anzi l’oroscopo istesso, in essa si forma il giudizio della vita naturale e dello spirito. La seconda casa, dalla quale si conosce la speranza del possedimento delle facoltà, del vitto dei ministri e dell’accrescimento dei servitori, è luogo pigro e alieno dall’oroscopo, porta dell’inferno. La terza casa è quella che dà indizio di quel che accade coi fratelli, sorelle, propinqui, e il minor viaggio. La quarta dimostra i parenti, i patrimoni, l’eredità, tesori, e tutto quello che appartiene alle riposte e nascoste facoltà del patrimonio. La quinta casa è la casa dei figlioli, della benevolenza, dell’ambasceria, delle donazioni e di quelle cose che dopo la morte accresceranno di lode o di vituperio, anche di beni, di fortuna e somiglianti. La sesta casa dà luce per conoscere quelle cose che devono succedere di tristezza o di malattia, scopre i ladri, gli insidiatori, gli omicidi e per questo è chiamata casa di mala fortuna e gaudio di Marte, quasi che egli di tali mali si rallegri e goda. La settima accenna la quantità e qualità dei maritaggi e nuovi parentati. L’ottava fa mostra del timore e della paura e dà indizio della qualità della morte. La nona ha virtù di significare le sétte, la sapienza, la religione, i pellegrinaggi. La decima è casa del Regno e da questa scopronsi le magistrature, le dittature e altre dignità. L’Undicesima è casa di Giove perché è casa di lode, di maggior fortuna, d’aiutanti e di ministri. La dodicesima casa è di tutte le altre la più infelice e pestilenziale.
  • Amici e nemici, nonché prime virtù dei pianeti: […]
  • Amici sono Saturno Giove Sole e la Luna.
  • Inimici sono Marte e Venere.
  • Amici di Giove sono tutti gli altri tranne che Marte.
  • Amici di Marte sono Venere e Sole.
  • Inimici dell’istesso tutti gli altri quattro.
  • Amici del Sole sono Giove e Venere, inimici Marte, Mercurio e la Luna.
  • Amici di Mercurio sono Saturno, Giove e Venere, inimici gli altri.
  • Amici della Luna sono Saturno, Giove e Venere e gli altri inimici sono dell’istessa.
  • Giove e Venere sono benigni. Il primo maggiore del secondo.
  • Saturno e Marte sono maligni, il primo maggiore del secondo.
  • I benigni nella casa del maligno, maligni diventano.
  • Mentre i maligni nella casa del benigno, benigni diventano.
  • Mascolini son quelli che caldi e secchi sono, e quelli che son freddi e umidi, saranno femminili.
  • Della disposizione degli Astri: […] Inoltre è da sapersi che i pianeti sono Orientali e altri Occidentali. Orientali sono quelli che sorgono la mattina sopra l’orizzonte avanti la levata del Sole. Gli Occidentali quei che tramontano la sera prima del tramontare di quello (del Sole). Altri di più sono Settentrionali &altri Meridionali. Settentrionali son quelli che nel suo Eccentrico dalla Eclittica verso Settentrione declinano, & i Meridionali al contrario, che verso il Meriggio piegano.
  • Sulla figura della natività: […] Fatta dunque la figura della natività, notano (gli astrologi) il sito e il luogo particolare di ciascun Pianeta e osservano qual di essi pianeti sia nella prima casa del cielo e chi nella seconda; qual di essi nella propria casa si ritrova; se il Sole nel Leone, Saturno nel Capricorno, e così per gli altri astri (ovvero l’autore vuole dire che si osserverà se i vari astri sono nelle loro dignità, o eventualmente debilità). Confideranno di più chi di quelli abbia più dignità maggiori, cioè la propria casa, l’esaltazione, gli aspetti più benigni (ovvero, l’autore fa presente che si tengono in buona considerazione quegli astri che si ritrovano nella casa della loro gioia e quelli che sono nella loro dignità; il Sole gioisce in IX casa, la Luna in III casa, Marte e Saturno rispettivamente gioiscono il primo in VI e il secondo in XII casa, Venere e Giove gioiscono rispettivamente in V e in XI casa; per quanto riguarda le dignità maggiori l’autore cita solamente l’esaltazione e considera la posizione di un astro nella casa della sua gioia, considerata come una dignità importante). [Guardano poi] i quattro angoli dell’Oriente e dell’Occidente, del Mezzo del Cielo e del Fondo del Cielo, poi vedono quali siano i Signori e i dominatori della genitura, formando così il giudizio e presagio delle cose future.
  • Obiezione dell’Autore sulla data da considerare nella realizzazione della carta di nascita: […] Queste sono le Dottrine e la pratica degli Astrologi. Or vediamo se fondate siano nella vera scienza, o in speculazione false e favolose (per favolose vuole intendere fantasiose, ovvero alienate). Primieramente militano contro questi insegnamenti tutte le ragioni […] in particolare la ragione presa dalla Dottrina di Tolomeo apophthegmatum (dal greco apòphthegma derivato di apophthéngomai “parlare consciamente”, ovvero detto memorabile proveniente dall’aneddotica classica) che principalmente dice doversi considerare il principio della concezione e generazione del bambino, e non della nascita: Cum principium temporale homninis flatuatur, scrive egli (Tolomeo), natura quidem illud est principium, cum sementi utero genitali admittitur, potentia autem, & secundum accidens, cum hora partus infans egreditur. E se bene poco dopo egli soggiunge qut horam ignorant principi seminalìs, illos necessarium est, sequi principium nativitatis; con tutto quello che si è mostrato tra l’ora della concezione e l’ora del parto non vi è alcuna determinata corrispondenza, e anche se vi fosse è moralmente impossibile il rintracciare quel punto e quel minimo momento, in cui tutto l’oroscopo da essi è fondato. (L’autore in effetti solleva una questione ancora oggi combattuta, cita Tolomeo che in Libro III, Capitolo II del Tetrabiblos realmente indica come la comprensione dell’animo e del corpo di un nascituro, si dovrebbe stabilire non dal giorno, ora e luogo di nascita – che è un fatto accidentale, ovvero non è detto che il concepito nasca per forza – ma si dovrebbe stabilire dal momento in cui avviene il concepimento, ovvero nel momento in cui il seme maschile penetra nell’ovocita e si avvia la reazione germinativa della vita di, in potenza, un nuovo individuo. Dice Tolomeo: Visto che l’inizio temporale dell’uomo è costituito naturalmente dal momento stesso della concezione, e poi, accidentalmente, da quello della nascita, nel caso in cui fortuitamente o per deliberata osservazione, sia conosciuta l’ora stessa della concezione, potremo ben a proposito considerare la posizione in cui si trovavano gli astri in quel momento, per giudicare delle particolari caratteristiche del corpo e dell’anima del nascituro. In effetti, il prodotto del concepimento, in tale istante, riceverebbe il proprio temperamento dall’influsso del cielo che lo sovrasta, e, benché mentre il corpo si forma, si producano poi in esso dei successivi mutamenti, anche a causa dei nutrimenti molteplici che esso poi assimila, accomodandoli alla propria natura, tale prodotto conserva sempre la rassomiglianza con quella prima impressione. Tuttavia Tolomeo aggiunge una cosa, su cui l’autore sorvola velocemente per avvalorare la sua antitesi: Se l’ora della concezione è però ignota, come capita assai sovente, si trarrà l’inizio dall’uscita del grembo materno. Anche tale istante è difatti assai importante e differisce dall’altro soltanto per il motivo che se quello della concezione è conosciuto, potranno essere predette anche le cose che precedono il parto. Con buona pace di Giovanni Battista Grassetti!).
  • Altra obiezione sul giudizio della nascita: […] Inoltre non considerano (gli astrologi) la figura dell’utero, il sito, la durezza, la morbidezza, l’umidità, l’alimento, la temperanza o intemperanza della madre, il timore, il gaudio, la tristezza, la sanità o infermità, la robustezza, o fiacchezza, e cose simili, giacché dalla varietà di tante cose diversi effetti vengono cagionati nel pargoletto concepito (in parole semplici l’autore obietta che l’Astrologo tende a produrre giudizi esclusivamente rivolgendosi al linguaggio degli astri senza considerare variabili più umane, in questo richiama la dottrina di Ippocrate, e i testi De Genitura e De natura pueri, dove giustamente la medicina di quei tempi capì come l’individuo è ciò che è anche in virtù di variabili strettamente legate all’umana determinazione, a partire dalla nutrizione della madre durante la gravidanza e i comportamenti della stessa, cose oggi più che note e sappiamo bene come la donna in stato di gravidanza in questi tempi moderni segua protocolli molto complessi anche sulla cura dell’alimentazione, per preservare il fanciullo e farlo crescere al meglio nel suo ventre).
  • Obiezione su Saturno malefico, secondo l’autore: Fingono (gli astrologi) che Saturno è maligno, e della sua malignità erano gli uomini così malamente impressionati che come riferisce il S. Agostino nel De consensu evangelistarum al Capitolo 23 non volevano sentire il nome di quello (di Saturno); così che lo chiamarono il vecchio e i Cartaginesi invece di dire “la Contrada di Saturno” dicevano “la Contrada del Vecchio”; e dall’altra parte al medesimo Saturno del pargoletto nelle materne viscere racchiuso, è nel primo mese di sua vita la prima cura che gli offre; dimodoché secondo il loro parere ogni uomo è tanto infelicemente concepito che è destinato da Dio ad avere per custode per tutto il primo mese del viver suo il maligno e più malefico dei Pianeti, che nel Ciel si ritrovi … (questo passaggio molto complesso evoca diverse teorie astrologiche, la prima parte ci indica come Saturno sia stato avvertito realmente in modo negativo, ma l’autore ritiene che tale concezione è stata determinata colpevolmente degli Astrologi che hanno dunque causato una suggestione collettiva; in altri passaggi, che ho omesso perché estremamente articolati, accusa gli Astrologi per aver indicato l’amicizia tra Saturno e Giove chiedendosi come fanno due astri dal temperamento così diverso ad essere considerati amici, obiezione che fa anche Marsilio Ficino in Scritti di Astrologia ridicolizzando esplicitamente Tolomeo, Albumasar e altri autori antichi; in realtà l’amicizia di Saturno e Giove ha anche e non solo una origine nella tradizione dell’astrologia ellenistica, legata alla teoria della sétta che semplicemente indica Saturno come estremamente freddo e secco quindi risulterà migliore in una nascita diurna insieme a Giove che è caratterizzato da temperamenti caldi e umidi non estremizzati, cosicché Saturno in una nascita diurna compromette i suoi eccessi di freddo e secco diventando in un certo senso più buono; cosi per Marte che è migliore nella nascita notturna perché stempera i suoi eccessi di estremo caldo e secco, ed è posto in compagnia a Venere che le è amica in virtù del suo essere moderatamente fredda e umida ad un livello gradevole. Inoltre è nella teoria degli opposti che si trova l’equilibrio perfetto: Saturno e Giove sono amici perché Giove può instillare in Saturno istanze di calore che lo aiutano a mitigare il suo eccesso di freddo; mentre Marte è amico di Venere perché quest’ultima può infondere un po’ di freddo e umido all’eccessivo Mavor. Mentre risulta molto interessante l’obiezione che l’autore fa su Saturno: in parole semplici chiede come può essere Saturno considerato malefico se poi gli Astrologi dicono che il pianeta interviene nel concepimento e nel primo mese di gravidanza formando il primo abbozzo di un potenziale e futuro individuo! Anche qui l’autore pare non considerare molte fonti e sfumature di filosofia naturale. Saturno è stato associato al concepimento, o meglio all’attecchimento del seme maschile nell’ovocita, perché è pianeta notoriamente agreste, buono proprio per l’Agricoltura e per analogia presiede amorevolmente e benevolmente al corretto e amabile attecchimento del seme nella terra, così per cosignificanza temperamentale e naturale un buon Saturno garantirebbe in sincronicità il buon esito dell’inseminazione nell’atto coitale).

FONTI E BIBLIOGRAFIA

Consultato il testo originale “La Vera e falsa Astrologia” di Giovanni Battista Grassetti, nella versione digitalizzata dal Sistema Bibliotecario di Ateneo SBA dell’Università degli Studi di Trieste.

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