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Tag: astrologia medievale

Astrologia Medievale – Parte 1 – il concetto di natura e di Dio

L’Astrologia non è solo previsione delle cose future per mezzo dei decreti astronomici, indicati dalle qualità delle luci. L’Astronomia è infatti la parte matematica, e razionale, da cui l’astrologo (ancora oggi) definisce le qualità delle luci e la loro disposizioni nello spazio secondo la percezione dell’osservatore nella sua sfera locale.

Tuttavia, l’Astrologia non è una scienza essendo l’Astronomia la vera parte scientifica di questa dottrina. L’Astrologia è piuttosto il “mezzo” attraverso cui possiamo arrivare a congetturare i fenomeni astronomici, dotandoli di significati diversi e che dipendono dal contesto storico / culturale di appartenenza.

Non stupisca dunque che l’Astrologia sia stata, anche e non solo nel Medioevo, materia nelle mani dei teologi e dei filosofi, e non solo dei fisici o dei medici. La conoscenza un tempo confluiva verso un complesso approccio di osservazione dei fenomeni naturali; per mezzo della matematica e della fisica si cercava di stabilire una connessione con il sacro e con le sfere del divino. L’Astrologia è forse ad oggi l’unica materia che ancora permette, ai suoi praticanti, una connessione al sacro e ai misteri della creazione perché come “metodo e strumento di indagine” ha lo scopo di comprendere i disegni del Creatore e gli effetti della provvidenza sulle cose del mondo.

DE NATURA RERUM

Nel De Natura Rerum di Isidoro di Siviglia (autore del VI/VII secolo) troviamo una trattazione molto simbolica degli accadimenti naturali, che sono invece eventi fisici e reali, quantificabili e determinabili nella loro quantità e qualità. Isidoro non si sottrae alla fisica, al contrario usa la natura come metafora:

  • il ritmo scandito dal tempo, il giorno, il mese, l’anno, le ore e i minuti, il susseguirsi delle stagioni sono entità fisiche o matematiche che collaborano o hanno una funzione anche vitale, sociale, che scandisce i ritmi del mondo, delle culture, dei singoli e della collettività;
  • il giorno che segue la notte è messo in relazione all’uomo nel suo passaggio dal male al bene o viceversa;
  • nel corso mensile la Luna alterna le vicende della storia del mondo e la vita stessa dell’uomo;
  • così il fluire delle stagioni, l’alternarsi di diversi tempi stagionali, temperamentali, l’aumento dell’umidità come della secchezza, le fasi della luna, non sono solo strumenti di una indagine sulla singola persona, ma sono eventi fisici che descrivono anche il succedersi degli eventi collettivi che tutte le creature vivono attraverso una percezione naturale che agisce fisicamente sulla propria “vita”, che seguono sempre una logica precisa, come se ogni cosa si ripetesse all’infinito, con un continuo e perpetuo ripetersi di cose ciciliche sotto cieli sicuramente diversi, o nomi / identità diverse, ma alla fine con una modalità ripetuta; insomma invecchiare è un processo naturale, che segue anche la logica del ciclo lunare da luna nuova, a fase crescente, fino al plenilunio, poi calante, e di nuovo luna nuova; il ciclo stesso della vita è “percepito” nella dinamica del cielo, nelle meccaniche celesti che sono dunque trasportate ad un linguaggio umano o comunque strettamente connesso alla vita sulla terra, luogo in cui ha sede il punto di osservazione di tali fenomeni;
  • e allora l’alternarsi di stagioni vitali (primavera ed estate) e poi quelle del deperimento e della morte (autunno ed inverno) sono per Isidoro la metafora dei cicli della Chiesa che ha periodi di grande prosperità, di bene e di successo tra gli uomini e le donne giuste, ma anche periodi di morte, distruzione, scandali, e momenti di forte difficoltà;
  • ecco che per Isidoro il Sole incarna Cristo e la Luna incarna la Chiesa, ovvero la sposa di Cristo.

Nella concezione medievale, cristiana/cattolica, il cosmo diventa un concentrato di eventi fisici, e la natura non è altro che lo strumento (o le corde vocali) che il creatore utilizza per esprimere le sue volontà, in un piano divino prestabilito e chiaro, che segue una logica ciclica. I fenomeni astronomici, quanto quelli naturali, sono quindi “linguaggi” del Creatore e che solo pochi eletti (gli astrologi sapienti) possono decifrare e comprendere:

IUXTA ALLEGORIAM,
IUXTA SPIRITUALEM INTELLIGENTIAM
MYSTICE
PROPHETICE

Che nel medioevo il ruolo della natura fosse di fondamentale importanza, nel congetturare anche le “ragioni dell’astrologia”, lo vediamo in autori successivi a Isidoro di Siviglia. Per esempio, nell’alto medioevo Rabano Mauro, nel suo De Universo, arriva a trasformare i fenomeni naturali, quindi anche quelli celesti, in allegorie, in simbologie, sempre più complesse. La Natura è quindi l’argomento, o la materia, da cui si trae la ragionevolezza dell’Astrologia. Non esistono idee generate dal nulla, ma ogni fenomeno naturale e celeste è osservato nelle sue funzioni, in ciò che suscita o genera, e da questi dati possiamo dire razionali, si deducono simbologie e ulteriori significati questa volta più simbolici, che è evidente avevano il compito di “razionalizzare” i fenomeni celesti e naturali che altrimenti privi di una deduzione e di una loro elaborazione, non hanno alcun significato.

Se al sorgere del sole tutti si destano e cominciano le loro attività produttive e lavorative, questo significa che il sorgere del luminare ha una funzione operativa, ci parla di attività, opere, azioni, nel giorno dunque si produce, si magnificano le opere dell’uomo, in una visione sanguigna o collerica. Se al tramonto del sole siamo soliti riposarci e diminuire le nostre attività, quasi come fosse un richiamo atavico e ancestrale al coricarsi e ad abbandonare gli strumenti della fatica, conseguentemente e per analogia dalla notte o dalle ore notturne avremo una serie di simbologie, allegorie e riferimenti immaginali che ci parlano di riposo, di attività oscure, di ridimensionamento, di visione melanconica o flemmatica.

Il De Universo di Rabano Mauro è l’opera principale che è stata consultata nel medioevo per la realizzazione, in quei tempi, di Lapidari e Bestiari, che seguono proprio l’idea di una natura soggetta a trasformazione-allegorica. In tal senso, anche in ambito astrologico qualsiasi fenomeno celeste, pur essendo un fenomeno fisico e calcolabile matematicamente, è investito da una serie di deduzioni e analogie perché a quel dato “fenomeno” corrispondono una serie di percezioni naturali. Va da sé che probabilmente i fenomeni più congetturati nel tempo sono stati quelli delle Stagioni, e quindi le relazioni del Sole con la Terra ma anche della Luna con la Terra, nonché i transiti sul Sole dei pianeti, la visibilità dei cinque erranti nei loro cicli sinodici. Tutto questo ha prodotto analogie e significati deduttivi.

La natura è nel medioevo il principale fondamento alla spiritualità di quel periodo, tale atteggiamento porta a investire il creato e la natura stessa di “sacralità”, ecco che il cielo diventa Figura o luogo in cui proiettare la ricerca del divino perché i misteri della vita e della creazione non possono che essere ricercati nell’infinità dei cieli e nei misteri stessi dell’universo.

LA NATURA E I PIANETI

L’autore del De VI rerum principiis (Liber Hermetis Mercurii Triplicis De VI rerum Principiis) testo che circolava ampiamente nel XIII secolo, connette il concetto di natura alle qualità dei pianeti. Scrive nella ricerca condotta da Tullio Gregory in MUNDANA SAPIENTIA, dal titolo “L’idea di natura nella filosofia medievale”, che i pianeti e le loro qualità hanno a che fare con la generazione delle cose: la natura, artifex e opifex, è la stessa qualità dei corpi celesti attraverso i quali si compie la divina disposizione operando nel mondo sublunare. Così il discorso fisico si tesse di motivi tratti dall’astrologia araba e soprattutto dal Liber De Electionibus e dal De Interrogationibus di Zahel ben Bishr e dall’Isagoge di Alcabitius.

Nell’Experimentarius di Bernardus Silvestris, filosofo e poeta platonico medievale del XII secolo, comprendiamo bene come i pianeti erano concepiti nel medioevo (e quindi anche dagli astrologi medievali). Non c’è una “credenza” nei Pianeti come Divinità, piuttosto i Pianeti sono Strumenti dell’Opera del Creatore, che li stabilizza nella loro influenza sul mondo inferiore. I Pianeti sono “creature” e strumenti dell’Onnipotente Dio, gli astri diventano i segni sensibili ove è dato leggere non più significati spirituali ma le Leggi di una Provvidenza in cui facilmente riconosciamo il fato dell’antica tradizione stoica ed ermetica, e la necessità dei loro influssi è la necessità stessa della Divina Predestinazione, suggerisce Tullio Gregory.

DETERMINISMO ASTROLOGICO

Il determinismo astrologico confluisce quindi nei filosofi del medioevo come una questione non di poco conto e viene per una parte del medioevo relazionato alla Dottrina della Provvidenza proponendo il dilemma tra libertà e fato. Scrive Tullio Gregory: Se in alcuni scritti (medievali) appare chiara la preoccupazione di limitare l’influenza dei corpi celesti al mondo fisico e non umano, in altri – ove l’influenza araba è più diretta – ai celesti cronocratori (i pianeti) è affidata la storia stessa del genere umano, dalla primitiva “ORIGO INCULTA ET HORRIDA ET AGRESTI CONVERSACIONE EFFERA”, in corrispondenza della POTESTATES TEMPORUM esercitata da Saturno, ai più civili tempi di Venere, “QUO PER GRADUS HOMINUM PRUDENTIA CREVIT”, e infine all’età dominata da Mercurio.

CONCLUSIONE

Un importante conclusione sull’Astrologia nel medioevo proviene proprio dalle ricerche di Tullio Gregory nel suo Mundana Sapientia; attualmente è uno dei pochi autori (italiani) che ho trovato non solo esaustivo, ma anche capace di una analisi storica e di contenuto priva di simpatie, soggettivismi, o “fedi” personali. L’autore di Mondana Sapientia propone una riflessione sull’Astrologia, nei tempi del medioevo, che è a mio giudizio ancora oggi di grande attualità:

Scienza che coglie il nodo dei rapporti tra cielo e terra, l’Astrologia non si configura solo come una distaccata contemplazione dell’armonia del cosmo, ma come sapere pratico che rende possibile all’uomo un intervento attivo su quei fenomeni dei quali, da spettatori, si è fatto percepire. Si leggeva nel Centiloquium: “anima sapiens ita adiuvabit opus stellarum quemadmodum seminator fortitudines naturales”. E’ questo un motivo su cui torna insistente tanta parte della letteratura magico-astrologica che dall’età ellenistica, attraverso la cultura araba, rifluiva ora nella nuova cultura medievale, ovvero il rifiuto di chiudere la libertà umana entro le eterne leggi di una necessità celeste, assumendo ora un significato preciso, offrire all’uomo un campo autonomo di iniziativa che non era richiesta solo per mettere nelle sue mani la responsabilità del proprio destino ultraterreno, ma anche per garantirgli la capacità di piegare le stesse forze celesti e compiti umani.

Quindi IL SAPIENTE DOMINERA’ GLI ASTRI è un concetto che già trapela nel Picatrix, e con maggiore forza trapelerà in Ruggero Bacone, specialmente nel XII secolo quando l’Astrologia è a tutti gli effetti un metodo di “lettura” dei fenomeni celesti e naturali, atmosferici e terrestri, dai quali si cerca di “comprendere” la volontà agente di Dio – che appunto agisce nella sua volontà creatrice nelle cose del mondo sublunare attraverso la disposizione dei pianeti, degli astri, delle luci, dei luminari – ma la conoscenza di tali fenomeni e la conoscenza stessa della natura permette anche all’Astrologo di “intervenire”, di agire non tanto per impedire un fato ma per migliorarlo il più possibile.

FONTE
Mundana Sapientia. Forme di conoscenza nella cultura medievale. Edizioni di storia e letteratura. Roma 1992. Di Tullio Gregory.

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Le immagini del Sole in Alhamel e in Alazet dal Liber De Imaginibus – Liber Solis – De nomine Solis

Testo in latino, stralcio dell’immagine del Sole in Ariete (Alhamel) e in Leone (Alazet). Tratto da “Liber de imaginibus planetarum ex sciencia Abel iusti filii Ade primi patris scientiarum” “LIBER SOLIS” Capirtolo 6 “De nomine Solis per quemlibet signum desi[g] no, quia habeo in alia parte […]”

[…]

Prima igitur ymago fit Sole in Alhamel, id est in Ariete manente ut infirmitas alicui homini in membrum quod volueris immitatur. Fiat ergo ymago hominis, ut superius diximus, et sit hominis. Quod si pro muliere fuerit, fiat ymago feminea. Hoc tamen previso, ut illud membrum in quo infirmitatem mittere volueris, de propio statu torqueatur et in pectore anuli Solis sculpantur et in capite nomen signi et nomen Solis in signo morantis et in ventre sculpantur hec sigilla:

Et postea suffumigetur et exorcizetur secundum quod superius diximus. Ostendatur ymago prefata illi quem infirmare vis. Et dixerunt philosophi quod Noe filius Lamech mutavit faciem filii sui Cham cum hoc prestigio. Generaliter potest infirmus sanari: si volueris infirmus sanare a quolibet morbo scribe in mense Alhamel, Sole in ipso existente, hec quatuor sigilla:

in pergameno de ariete nato die dominico facto, et eciam illud nomen Dei magni, primum nomen domini Solis libro Solis pertinens et in carta scribatur Snissoth. Hoc interim dicto et in eadem carta scripto, scilicet ille pro quo istut facio a qualicumque morbo gravatur sanetur. Postea fumigetur cum fumigationibus prefatis et circa collum infirmi ligetur et sanabitur.

[…]

Quinta ymago fit Sole in Alazet, id est, in Leone morante, ut homo quilibet sive mulier ab infirmitate custodiatur. Fiat ergo ymago hominis in cuius pectore anuli Solis sculpantur et in capite nomen signi et nomen Solis in signo morantis. In facie vero sculpa[n]tur hoc nomen: Bafria. Et in ventre vero sculpantur hec sigilla:

Fumigetur et exorsizetur et in curia illius pro quo facta est sepeliatur dicendo istut prestigium: «Socratem Sofronicum ab omni infirmitate custodeat et liberet.» Et dixerunt philosophi quod quidam sapientes per hoc prestigium ante diluvium multos ab infirmitatibus custodiebant, qui non moriebantur donec totus eorum naturalis complectionis cursus transieret.

BIBLIOGRAFIA

Consultata la seguente ricerca: Cahiers de recherches médiévales et humanistes – Journal of medieval and humanistic studies 33 | 2017 Textes et savoirs scientifiques et magiques – The Liber Lune and the Liber Solis attributed to Hermes in the MS Vatican, B.A.V., Barb. lat. 3589

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Gli onori del nativo, secondo Ranzovius (1526-1598 Tractatus Astrologicus de Genethliacorum)

Nell’undicesimo capitolo della terza parte del Tractatus Astrologicus De Genethliacorum Thematum iudiciis pro signgulis nati accidentibus di Rantzau Henrik (Ranzovius, 1526-1598 astrologo, umanista e generale tedesco) l’autore propone un breve ragionamento sulla dignità e sugli onori di un nativo, attraverso lo studio del tema natale. Introduce l’argomento citando immediatamente Tolomeo che riporta il ruolo imprescindibile dei luminari; infatti Luna e Sole superano in splendore, e in eleganza (ovvero nella loro luminosità) tutti gli altri astri e lumi del cielo; in questo modo i luminari Sole e Luna suscitano gli spiriti nobili e coloro che lottano per cose importanti e coloro che si oppongono potentemente a qualsiasi difficoltà, essendo essi (i luminari) splendenti più di ogni altra cosa, quasi a voler contrastare qualsiasi altra luce possibile.

L’autore scrive che “diventano i più potenti” coloro che avranno i luminari che occupano certe disposizioni e qualità, proponendo un elenco di indicazioni, che vi riporto di seguito:

[1] Il Sole preferisce i segni del trigono igneo, e in generale i segni maschili. Quello che ci vuole dire Ranzovius è che dobbiamo giudicare l’essenzialità dei due luminari, partendo dalla natura del segno, e dallo studio delle qualità legate alla sfera celeste che sono connesse alle dignità essenziali. Infatti, aggiunge che è necessario valutare le dignità essenziali occupate dai luminari. L’autore riporta che il Sole preferisce segni maschili specificatamente quelli del trigono di fuoco: questo perché il sole è Caldo e Secco, i segni di fuoco Ariete Leone Sagittario poiché caldi e secchi risultano più in sintonia al Sole. Nel trigono di fuoco troviamo in effetti l’Ariete che è sede dell’esaltazione del Sole e il Leone sede del domicilio. È necessario dice Ranzovius giudicare anche l’essenzialità del Sole, più il Sole occupa posizioni dignitose (domicilio, esaltazione, triplicità, confine, volto) più significa onorabilità per il nativo. Mentre più condizioni debilitanti (per esempio in caduta, in esilio, peregrino, o segni contrari alla sua natura essenziale) faranno emergere l’idea di poca onorabilità o di poca capacità di essere visti e apprezzati. Ma vedremo più avanti, anche in un esempio pratico, che la regola dell’essenzialità non è tuttavia ferrea perché nel giudizio delle cose è necessario pesare più variabili, tra loro anche molto diverse.

[2] Per la Luna preferiremo segni femminili in genere e sicuramente la luce crescente della Luna significa l’aumento della onorabilità, ma in genere una Luna che risulta visibile è preferibile per quanto riguarda le condizioni della onorabilità e della fama. Anche in questo caso valorizzeremo come per il Sole le condizioni di essenzialità.

[3] Importante poi distinguere il luminare del tempo, ovvero valorizzare maggiormente il Sole per le natività diurne e la Luna per quelle notturne.

[4] L’autore indica che è importante anche la posizione nelle case, da suddividere in luoghi cadenti e succedenti incongiunti all’ascendente (casa 6, 12 – casa 2, 8) che risultano luoghi di pigrizia e di sfavore, di difficoltà all’emersione della onorabilità; luoghi cadenti e succedenti comunicanti l’ascendente (casa 9, 3 – casa 11, 5) sono luoghi operosi, che conferiscono una certa nobiltà, fama, prestigio e onorabilità, specialmente quando il Sole occupa la IX casa perché è nella sua gioia, e la Luna in III perché è luogo della sua gioia; e luoghi di potere e dominio (casa 1, 10, 7, 4) ovvero luoghi angolari o cardini, qui i luminari rivestono un ruolo di dominio, potere, bisogno di dominare; nel bene o nel male i luminari qui posti (in particolare in casa uno e dieci) sono molto accentuati e nel bene significa il carisma del “re” o il carisma di chi sa comandare; in senso negativo invece può significare il carisma del despota o del tiranno, o di chi ha mire territoriali e settarie.

[5] Dice poi di valutare le stelle regali specialmente quando configurate ai luminari, le stelle regali ma anche quelle più “luminose” unite ai luminari evidenziano un “senso di luminosità” ovvero di splendore, di nobiltà e regalità.

[6] Poi emerge la solita regola, che ho trovato in tutti i trattati medievali: la relazione alle benefiche stelle. Sole e Luna che si relazionano ai benefici sono migliorati nelle loro condizioni. Se le loro condizioni sono già buone (quelle di partenza) queste sono ulteriormente sottolineate. In particolare, le relazioni a Giove significano l’onorabilità e la capacità di governo. Le relazioni a Venere la bellezza quindi la capacità persuasiva e seduttiva.

[7] Interessante notare che l’autore scrive di non sottovalutare Marte, che anche se malefico quando ha certe relazioni con i luminari, specialmente con il Sole, e quando Marte è in condizioni di essenzialità buone, può significare capacità e autorità, non è infatti raro vedere condottieri, conquistatori, con una buona configurazione tra Sole-Giove e con l’intervento o il ruolo di un Marte favorevole. (Per esempio, Doroteo su Marte in trigono al Sole dice: In genitura notturna, se Marte è signore dell’ora e in aspetto di trigono al Sole, indica grandissimi benefici e talora un re potente; se poi Giove si trova nel proprio triangolo o in un cardine, chi nasce sarà un capo nobile e potente e, se è osservato dalla Luna, valoroso, signore di vita e di morte, veloce nel cambiare dimora, di natura sospettosa e diffidente persino verso se stesso, segnatamente se fosse in segno maschile).

Visibilità. Astri veloci. Astri lenti. Latitudine. Pianeta retrogrado. Diretto. Stazionario.

Un passaggio da considerare è il fatto che i vari pianeti giudicati nelle questioni dell’onorabilità vanno osservati anche in alcune qualità astronomiche: per esempio i pianeti visibili hanno significati sulla “visibilità del nativo” sulla sua capacità di essere visto, apprezzato, sulla sua capacità di popolarità e di fama. Ne consegue che astri invisibili diminuiscono l’efficacia della popolarità e della fama, ma possono comunque conferire qualità di onorabilità in spazi privati o in contesti più ristretti. La velocità degli astri è significativa alla capacità operante e operativa. La lentezza nonché i pianeti retrogradi possono indicare ambiguità, ovvero un certo modo di apparire che in realtà nasconde qualcosa, ovvero un apparire diverso da quello che si è realmente. Anche la Latitudine specialmente quando è positiva indica la capacità di elevarsi sugli altri o di suscitare l’idea di una notorietà e di una fama e popolarità. Questi dati valgono in particolare per la Luna (ovviamente tranne per il moto retrogrado / stazionario visto che non è soggetta a tale moto apparente) o per tutti quegli astri che hanno dominio o governano i luminari o che hanno significato sulle opere e sulle azioni del nativo.

C’è poi un interessante passaggio sulle “congiunzioni”, l’autore dice che la configurazione più forte o che indica l’autorità, l’onorabilità è fra tutte la congiunzione che in realtà non dovrebbe essere definita “aspetto”. L’aspetto infatti è una relazione dotata di una certa distanza che intercorre tra due punti (sestile, trigono, quadrato e opposizione) mentre la congiunzione è più una unione fisica prospettica dove due corpi ovvero due nature si uniscono in “un solo scopo” o per fornire una natura “unita” a servizio del nativo. Ecco che in temi di nascita di dittatori, tiranni, come anche di re e regine, incontriamo spesso congiunzioni forti unitamente alla posizione angolare dei luminari.

I luminari nelle sedi dei luminari stessi significano o amplificano i significati dell’onorabilità.

Tuttavia, aggiunge Ranzovius: se i luminari Sole e Luna non sono angolari, dobbiamo comunque valutare la posizione delle stelle fisse specialmente in Ascendente e in Medio Cielo, perché queste stelle possono significare cose illustri e fama e fare le veci dei luminari. Ma se i luminari sono in condizioni estreme, ovvero privi di dignità essenziale, in luoghi deboli, non configurati alle stelle benefiche, allora indicano una difficoltà nella onorabilità e nella fama, o anche una tendenza alla privatezza, e all’isolamento. E se invece abbiamo condizioni miste, alcune buone e alcune cattive, allora potremmo avere una onorabilità o una fama tra “pochi intimi” oppure una onorabilità e un modo di esercitarla che è dominante e imperante, anche castrante. Pare dunque che Ranzovius voglia distinguere la fama in pubblica, privata, in elevata, media, bassa, nonché evidenziare i concetti di non-socialità, isolamento, riservatezza, in collegamento allo studio della forza essenziale ed accidentale dei Luminari.

Ranzovius commenta alcune indicazioni di Tolomeo scrivendo: Se Saturno è con il Sole, se Saturno è orientale, se Saturno è nelle sue dignità, se ha dominio sui luoghi luminosi (intende dire se ha dominio sui luoghi ove sono i Luminari ovvero se ha dominio per essenzialità su Sole e Luna ma anche dominio sui luoghi celesti occupati dai luminari o dalle congiunzioni) allora aggiunge onore, ricchezze, denaro, autorità o autorevolezza. Idem per Giove, che invece conferisce grandezza, favori, fortune, eleganza. Idem Marte che propende più a donare comando, capacità di dominio e di conquista. Idem Mercurio che conferisce una autorevolezza più legata alla conoscenza e allo studio delle cose.

Ulteriori indicazioni riportate da Ranzovius orientano nella selezione di figure importanti. Per esempio, riporta che le congiunzioni Giove-Saturno indicano la nascita di persone grandi e famose o di chi causerà importanti cambiamenti nella società, nella politica, nelle cose di tutti. Di conseguenza anche le congiunzioni Marte-Giove hanno un certo effetto sull’onorabilità ma anche sulla capacità di dominio. Valgono però le regole anche precedenti. Voglio dire, potremmo avere una grande quantità di persone che nascono con Giove-Saturno congiunti o con Marte-Giove congiunti, ma solo alcune di queste saranno famose o apporteranno cambiamenti e benefici a tutti, e questo sarà stabilito nel giudizio della qualità della forza dei luminari e quindi è l’insieme delle variabili e di più testimonianze a indicarci un certo fatto.

Ranzovius parla poi di alcune “sorti” che chiama Partem Honoris (potrebbe riferirsi intanto alla Sorte di Fortuna, ma anche a Parti più specifiche come la Parte del re e del sultano, la Parte delle conquiste e delle vittorie del sultano, la Parte delle persone di alto rango, la Parte delle attività del nativo, la Parte della potenza, del Successo). Individua poi dei gradi di elevazione quindi grado 19 dell’Ariete (che è elevazione del Sole) e grado 3 del Toro (che è elevazione della Luna). Questi gradi pare essere visti da Ranzovius come gradi in cui se i luminari o altri pianeti o sorti fossero presenti, possono significare qualcosa sulla onorabilità e la fama.

Cita poi alcuni autori: alcuni di questi considerano il medio cielo, ovvero i pianti in decima, e le qualità del governatore della decima casa, essi avranno significato sull’onorabilità, il potere e il dominio. Altri autori, dice, preferiscono invece l’Ascendente e i pianeti ivi presenti che conferiranno al nativo grande potere, ovvero i pianeti in casa uno (nel bene o nel male) diventano “parte integrante” del corpo e dell’animo e del temperamento e della mente del nativo, perché l’Ascendente ha significato su tutto il corpo e quindi su tutte le sue funzioni animiche e razionali, dunque nella complessione temperamentale.

Molto interessante un’osservazione di Ranzovius; dice: anche Giove partecipa ai significati dell’onorabilità! Per esempio, un Giove in decima casa (o in ascendente) può indicare l’onore, la regalità, ma dice che non può indicare le cariche onorifiche pubbliche o i riconoscimenti pubblici! Ciò che vuole dire è che non basta Giove in decima o in ascendente, o piazzato in modo forte, dobbiamo sempre e comunque riferirci alla condizione dei luminari. Giove in decima conferisce onore e pregio che può anche essere vissuto in ambito privato, o in ambienti estremamente ristretti. Mentre se questo onore e pregio diventano di dominio pubblico, e riconosciuti da tutti, allora avremo con molta probabilità una condizione di forza dei luminari, dignificati nell’essenzialità e nell’accidentalità, e configurati in qualche modo anche a Giove! Ecco che la fama promessa da un Giove dominante diventa anche pubblica.

Aggiunge poi le seguenti affermazioni:

Il nativo frequenterà luoghi della società che contano o che conferiscono dominio e fama o regalità quando Giove e Saturno sono nella loro casa. Saturno in Ascendente e nella sua casa, e Giove che fa aspetto a Saturno, significa la stessa cosa. Venere in aspetto a Giove specie in trigono, e quando Venere è in decima casa, significa i costumi regali, gli amori, le passioni, ovvero ciò che regna e rende onore è l’atteggiamento, l’amore ovvero la passione per le cose, la creatività, il carisma, la bellezza magnetica e ammaliante. Ma poi conclude il capitolo affermando che la Luna gioca un ruolo fondamentale sia nelle natività diurne che notturne, perché essa indica la popolarità, l’aumento delle ricchezze.

La nascita di Elisabetta II.

Osserviamo la condizione della natività di Elisabetta II, rispetto a quanto indicato da Ranzovius.

La nascita è notturna, quindi ha un grande valore la condizione della Luna che è in una casa angolare e governa l’angolo. Questa è una condizione di forza, onorabilità e di fama, di regalità.

Inoltre la Luna in Leone è nella casa del Sole: tutta la letteratura medievale concorda nel dire che la Luna nelle dignità del Sole significa regalità, potere, fama.

Pur essendo la Luna peregrina, ha alcune condizioni che richiamano l’altro luminare, quello del Sole.

La Luna è nel domicilio del Sole. Il Sole è nell’esaltazione della Luna! Vi sono mutue ricezioni interessanti che possono collaborare nel conferire autorevolezza od onorabilità al nativo.

La Luna inoltre risulta visibile, quindi in potenza il nativo può essere soggetto a onorabilità pubblica (per visibile intendo dire che è sopra l’orizzonte oltre che ad essere visibile ovvero non sotto i raggi del Sole).

Inoltre, la Luna è crescente, quindi è testimonianza di “cose in aumento”, fama che può aumentare e crescere nel tempo. Il primo aspetto che forma è con il benefico della setta notturna, Venere che è in esaltazione!

Notiamo che il Sole, altro luminare da verificare, non ha alcuna dignità essenziale, è peregrino. Ma anche in questo caso il luminare acquisisce una serie di fortune: per esempio è unito alla Sorte di Fortuna e specialmente ha un aspetto nel mondo all’Ascendente. Non meno importante il già citato scambio di essenzialità, il Sole è nell’esaltazione della Luna, la Luna nel domicilio del Sole, questa mutua ricezione significherà qualcosa, o no?

Osserviamo che è presente nella natività una condizione indicata da Ranzovius, quella delle congiunzioni in luoghi forti: in questo caso abbiamo l’unione di Marte-Giove che comunicano con la Luna, luminare del tempo. È vero che l’aspetto di opposizione è considerato negativo, ma in questo momento ci interessa una comunicazione tra luminare del tempo ed eventuali pianeti in congiunzione (perché quando il luminare comunica con due pianeti uniti, indica che quella natura della congiunzione diventerà qualcosa di dominante nel nativo). Marte concorre secondo Ranzovius al comando e alla capacità di dirigere il proprio potere, e quando è unito a Giove ed entrambi configurati a uno dei due luminari, significa un potere che agisce sugli altri, riconosciuto, regalità.

Certamente l’opposizione della Luna alla congiunzione Marte-Giove può anche significare momenti di tensione nel regno, o in ciò che il nativo comanda o nelle cose in cui il nativo ha dominio.

Osserviamo che la congiunzione Marte-Giove è nel volto della Luna, ovvero tale congiunzione si “veste” di abiti lunari. Questo riafferma la notorietà e l’autorità, anche perché la Luna come corpo è in configurazione alla congiunzione Marte-Giove.

La decima casa ha significato sul potere: è governata da Marte in una casa cardine, l’ascendente.

Anche l’ascendente ha significato sul potere: è governato da Saturno angolare.

Dice Ranzovius che quando il luminare del tempo (in questo caso la Luna) si relaziona a Marte l’autorità è dedita al comando; a Giove l’autorità è elegante, austera, regale; a Saturno è seria, strutturata, decisa. Nel male, quando il luminare del tempo è configurato a Marte l’autorità è tirannica, distruttiva; a Giove è ostentata; a Saturno è spietata, crudele, senza cuore. A Venere è raffinata, elegante. Il primo aspetto che la Luna forma è con Venere!

Il Luminare della natività, la Luna, governa sull’angolo della settima casa e sull’angolo della IV casa per esaltazione.

LA REGOLA DEL GRADO DI ESALTAZIONE DEI LUMINARI

Notiamo poi che viene rispettata un’altra regola, quello del “grado di esaltazione dei luminari”. La sorte di fortuna è nei “gradi” di tolleranza dell’esaltazione della Luna (3° Toro) ed essendo questa natività notturna, questo significa un fato o un destino di grande fama e di grande autorità, giacché tale sorte e tale grado di esaltazione lunare va a collocarsi proprio nella sede di gioia della Luna ed è posseduto dalla sorte di fortuna (casa tre). La Sorte di Fortuna è governata da Venere in esaltazione. La sorte è in antiparallelo a Giove, in relazione all’Ascendente per sestile nel mondo, congiunta al Sole. Questo concorre oppure è un’ulteriore testimonianza di un destino di fama e di autorità.

BIBLIOGRAFIA
Ho consultato la versione latina del Trattato di Ranzovius, traduzione e commento autonomi.

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I 7 Anelli Planetari di Petrus Arlensis

Partendo da una ricerca riferita al Lapidario di Camillo Leonardi, mi sono imbattuto in un altro lapidario che mi ha particolarmente colpito ovvero quello di Petrus Arlensis de Scudalupis. Non ho reperito molte informazioni biografiche su questo autore. Scopro però che è nato nel 1580, muore nel 1637. È definito “hierosolymitanus presbyter”, autore di “Sympathia septem metallorum ac septem lapidum ad planetas” (il lapidario che ho consultato e trovato casualmente) e per quello che trapela dalle sue pagine pare rigettare categoricamente le teorie e i principi della precedente magia caldea e persiana a favore della sola tradizione ebraico-cristiana.

INDICE ARGOMENTI

Chi era Petrus Arlensis e contesto storico.

Contenuto del lapidario.

Immagine degli Anelli Planetari realizzata da Petrus Arlensis

Descrizione degli Anelli Planetari secondo Petrus Arlenisis

Principio su cui si basa l’arte talismanica

Proprietà dei sette anelli planetari

Segnalazione approfondimento sui Lapidari a cura di “La Società dello Zolfo” e Pagina Facebook di Artigiani di Talismani secondo i dettami dell’Arte “Atria Radiis”

Chi era Petrus Arlensis e contesto storico

È sicuro che Petrus Arlensis è stato un medico, chimico (alchimista) e scrittore, partiamo col considerare il contesto storico. Ci troviamo nel XVI secolo e la tradizione dei lapidari è il best seller dell’epoca. Infatti è possibile ancora oggi consultare numerosi lapidari digitalizzati da diverse biblioteche: sono innumerevoli e molti non sono mai stati sfogliati o studiati. Credo che dai Lapidari potremmo trovare informazioni o curiosità astrologiche ancora oggi inesplorate, o perché no informazioni sulla logica delle associazioni dei pianeti e dei metalli ai sette pianeti, non sempre molto chiare sulle diverse fonti utilizzate dai vari autori. Nel periodo di Petrus troviamo anche lo Speculum Lapidum di Camillo Leonardi, il De Gemmis di Franciscus Rueus, le opere di Petrus Costantius Albinus de Villanova. Possiamo facilmente notare nei diversi lapidari una esposizione diversa dei contenuti: chi porta avanti una tradizione magica proveniente dalle fonti arabe, e chi invece pare volerla superare e criticare come fece Petrus Arlensis de Scudalupis, probabilmente in nome delle sue convinzioni religiose totalmente votate alle tradizioni ebraico-cristiane.

Contenuto del lapidario

CONTENUTO DEL LAPIDARIO DI PETRUS ARLENSIS

Il Lapidario di Petrus Arlensis riporta informazioni sui metalli e sui pianeti associati ai sette pianeti. Il testo è in latino, e per motivi di tempo mi sono limitato a comprendere solo alcuni passaggi in riferimento alla scelta delle pietre e alla loro associazione ai sette pianeti. Tuttavia c’è da dire che la particolarità di questo Lapidario è che riguarda un trattato composto da un autore contrario alla magia caldea, persiana, araba, o comunque all’eredità della letteratura del suo tempo per quanto riguarda l’Arte Talismanica. Quindi si tratta di una testimonianza di un fervido credente, un presbitero investito di onorificenze clericali, cristiane, cattoliche. Ci troviamo in un periodo della storia dove la Chiesa condanna ferocemente l’uso di certe tradizioni “magiche” che le considera contrarie alla Legge di Dio. Ciò che invece la Chiesa pare non condannare è l’uso dell’Astrologia per scopi naturali, per esempio la iatromatematica (o astrologia medica) ma anche l’astrologia del clima non erano soggette a forti condanne da parte della Chiesa. Petrus Arlensis si trova comunque a trattare un argomento che può facilmente indurre a inquisizione e al rischio di condanna. Ecco che nel manoscritto, Petrus sottolinea in ogni paragrafo la sua distanza dalle “idiozie” degli Arabi e sulle credulonerie dei suoi predecessori, condannandole profondamente. Critica anche l’Arte Elettiva dicendo che eleggere la creazione di un manufatto è in un certo senso ridicolo perché ciò che conta è prima di tutto la proprietà della pietra o del metallo: infatti secondo l’autore al di là dei decreti celesti la pietra che utilizzeremo intenderà infondere comunque la sua natura. Tuttavia anche Petrus Arlensis associa una relazione tra Pianeti e Pietre e consiglia di realizzare certi manufatti in modo tale che la natura della pietra sia il più possibile rappresentata dal cielo. Quindi sovente va in contraddizione: da una parte “negando” dall’altra poi sottilmente e in modo generico “confermando” le idee degli arabi.

È inevitabile ritenere che in questo periodo alcuni autori scrivessero anche sotto una “minaccia culturale” non di poco conto, quella della Santa Inquisizione. E possiamo pensare che molti scrivessero anche in modo tale da impedire il più possibile certe accuse. Come dire: io ti dico che gli Arabi eleggevano la creazione delle pietre secondo decreti elettivi del cielo, ma ti dico pure che è una idiozia, ma ti dico pure che comunque è sempre meglio avere il supporto del cielo nella creazione di un manufatto che vogliamo per esempio usare per curare un morbo. Appunto: contraddizioni una dietro l’altra.

Rimane comunque interessante il contenuto di questo lapidario, in particolare la proposta che fa l’autore per il montaggio di Sette Anelli Planetari, ogni anello è di un metallo legato ad un pianeta specifico, e per ogni anello è incastonata una pietra legata sempre al pianeta. Questi manufatti secondo l’autore rilascerebbero nella persona che li indossa una serie di proprietà naturali (potremmo dire “proprietà minerali”) per favorire certi equilibri temperamentali e fisici, sono dunque oggetti indicati più per questioni di benessere fisico che per questioni “magiche” (tipo un anello planetario per trovare l’amore sarebbe stato considerato, secondo la cultura di Petrus Arlensis, un oggetto diabolico).

Immagine degli Anelli Planetari realizzata da Petrus Arlensis

Descrizione degli Anelli Planetari secondo Petrus Arlenisis

ANELLO DI SATURNO: realizzarlo in piombo, incastonare una pietra di turchese.

ANELLO DI GIOVE: realizzarlo in stagno, incastonare una pietra di corniola.

ANELLO DI MARTE realizzarlo in ferro, incastonare una pietra di smeraldo.

ANELLO DEL SOLE realizzarlo in oro, incastonare una pietra di diamante o zaffiro.

ANELLO DI VENERE realizzarlo in rame, incastonare una pietra di ametista.

ANELLO DI MERCURIO realizzarlo in argento vivo (? amalgama), incastonare una pietra di magnetite anche se andrebbe proprio tradotto come “un magnete” cioè letteralmente una calamita!

ANELLO DELLA LUNA realizzarlo in argento, incastonare una pietra di cristallo (di rocca).

L’autore dice che non solo la disposizione del cielo è importante nelle fasi elettive per la costruzione di un oggetto, che in certi momenti pare invece criticare ferocemente, anzi è più importante saper scegliere la pietra adatta e più adeguata. Se associamo al Turchese il pianeta di Saturno, l’autore vuole dirci che non tutte le pietre di Turchese apparterranno a Saturno ma solo quelle che rispettano certi criteri. Quindi per l’autore l’attenzione è da porsi non solo nelle scelte elettive delle disposizioni celesti, ma prima di tutto sule “scelte selettive” nel momento in cui dobbiamo scegliere una pietra.

Turchese

ANELLO DI SATURNO – per questo anello l’autore indica la pietra di Turchese, dice che la pietra di turchese più adatta è quella che ha la colorazione blu/celeste più intensa, con sfumature bianche.

Corniola

ANELLO DI GIOVE – per questo anello l’autore indica la Corniola, dice che di queste pietre ve ne sono molte anche in Italia e in Europa in genere, ma sono tutte non adatte, meglio rivolgersi all’oriente (?) per cercare corniole dal colore rosso intenso, indica che la pietra deve essere di “colore aggregato” a rievocare quel rosso che si vede quando il sangue coagula. Eviteremo secondo l’autore corniole con troppe sfumature, o con inclusioni di colorazioni evidentemente diverse dal colore principale che è “rosso sangue coagulato”. Per questa pietra dice che attenua i dolori della testa e distende i nervi.

Smeraldo

ANELLO DI MARTE – l’autore associa a questo anello la pietra di Smeraldo, dice di optare per smeraldi che provengono da ambienti incontaminati, verdeggianti, ovvero da preferire i luoghi di estrazione immersi in una natura intensamente fitta di vegetazione. Optare per smeraldi verdi brillanti, verdi intensi, in parole semplici consiglia uno smeraldo intensamente verde privo il più possibile di inclusioni cromatiche diverse dal verde. Dice che questa pietra “assorbe e mantiene il calore”, quindi messa in bocca “rinfresca”. Forse vuole dire che toglie le infiammazioni di qualsiasi tipo proprio perché il verde rievoca i boschi e la natura fresca e umida, e poiché la pietra conserva e mantiene calore riesce a “togliere” o ad assorbire i mali di Marte che sono principalmente anche quelli associati alle infezioni e infiammazioni (che sono patologie in cui si verifica aumento del prurito e del calore nelle aree per esempio di una ferita purulenta). La pietra eliminerebbe questo calore. Ecco che anche se la pietra è della natura di Marte, ha una funzione sfiammante, quindi, renderebbe ciò che è della natura di Marte più “accomodante” per la persona.

Zaffiro

ANELLO DEL SOLE – l’autore indica lo Zaffiro. In particolare pare suggerire quelle pietre di zaffiro che emettono luci bianche… (riflessi quindi?). In effetti lo zaffiro può avere delle colorazioni tali che i riflessi possono risultare biancastri. Pare dunque indicare che tra le pietre dello Zaffiro opteremo per quelle che emulano in un certo senso l’azione del sole, che sprigiona luce visibile, quindi opteremo per pietre riflettenti luci biancastre.

Ametista

ANELLO DI VENERE  – per la pietra di Venere abbiamo alcune indicazioni che ci fanno comprendere il pensiero dell’autore. Associa le pietre di Ametista ma indica di scegliere pietre pure, prive di infiltrazioni di altri elementi oppure di inclusioni “impure” perché ogni inclusione impura rappresenterà un impedimento per la pietra nell’elargire la natura (e i benefici) di Venere. Questo ci fa capire bene che l’autore quando parla di “elezione” nei confronti delle pietre non si sta riferendo all’Astrologia elettiva (visto che critica profondamente anche gli arabi circa questa arte) ma si riferisce alla “scelta” della pietra, una scelta secondo criteri organolettici di purezza, lucentezza. Secondo l’autore prima di incastonare una pietra e di usarla per un talismano o un anello planetario dobbiamo verificare che la pietra sia “pura” e non sia contaminata da inclusioni che rappresenterebbero veri e propri impedimenti nell’elargizione da parte della pietra dei doni promessi dalla natura del pianeta associato.

Magnete

ANELLO DI MERCURIO – dice l’autore che il Magnete è una pietra di mercurio e che non è Mercurio a darci i suoi doni ma è la pietra a rievocarli, dice che il Magnete si comporta come Mercurio perché attira a sé le cose e Mercurio è un attrattore, un comunicatore, un pianeta veloce, frequentemente in moto retrogrado, sempre vicino al Sole, il magnete quindi nella sua funzione “attrattiva” emula in un certo senso le qualità del pianeta Mercurio, ecco che secondo l’autore il magnete si associa a Mercurio per una sua intrinseca qualità naturale. Per quanto riguarda l’anello di Mercurio vorrei soffermarmi anche sull’indicazione del metallo proposta dall’autore. L’autore parla di Argento Vivo, concetto con cui ci si riferisce al Mercurio come metallo. Tuttavia, il Mercurio è un metallo che alle temperature ambientali è liquido. Quindi a quale metallo si riferisce l’autore? Ovviamente alla Amalgama d’argento, una lega metallica usata anche in antichità (citata anche da Sant’Agostino) composta da una combinazione di metalli come argento, mercurio, stagno, rame. L’aggiunta di mercurio in questa lega garantisce, proprio per la sua fluidità, una gradevole morbidezza e flessibilità. Notiamo che Mercurio come pianeta, anche nella tradizione araba del Picatrix, è definito multiforme, ne maschile ne femminile, ne buono ne cattivo, dotato di più colori, multi variegato, plastico, adattabile. Ecco che l’Amalgama pare la lega metallica più congeniale per Mercurio-pianeta perché è una lega di più metalli, ed è un metallo plastico, morbido, che differisce da tutti gli altri. È doveroso precisare che l’amalgama contenente mercurio è stata utilizzata anche nella medicina odontoiatrica come leghe da otturazioni. Una serie di studi hanno dimostrato che queste leghe con il tempo, e sottoposte a usura, rilasciano piccole dosi di mercurio che evaporerebbe nel tempo. Gli studi però dimostrano che queste dosi rilasciate sono molto piccole, quasi insignificanti, rimane comunque un metallo che contiene un elemento tossico che è appunto il mercurio. Oggi con le conoscenze che possediamo, possiamo per un Anello di Mercurio optare per leghe metalliche dove non inseriremo metalli tossici (come il mercurio), ciò che conta secondo l’autore è utilizzare una lega che sia composta da più metalli perché è tipico di Mercurio rappresentare tutto ciò che è multiforme e variegato (quindi opteremo per una lega per esempio di argento, rame, stagno, zinco, ferro, oro eccetera).

Cristallo di Rocca

ANELLO DELA LUNA – di cristalli ne esistono tanti, dice l’autore, ma per un anello lunare opteremo per il cristallo di rocca perché la sua lucentezza e il modo in cui riflette la luce rievoca la luce lunare, che non offende mai gli occhi.

Principio su cui si basa l’arte talismanica

Questione affrontata anche in altri articoli, e che ripropongo brevemente. L’Arte Talismanica si basa sul principio della SIMPATIA termine che deriva dal greco sympatheia, parola composta da συν + πάσχω (syn + pascho = συμπάσχω), letteralmente «patire insieme» oppure «provare emozioni insieme…». Il concetto della Sympatheia è alla base della teoria talismanica secondo cui le cose del mondo sublunare (per intenderci metalli, pietre ed erbe) hanno una simpatia ovvero una correlazione e relazione a certe cose del mondo celeste (stelle fisse, pianeti del settenario, e anche i 12 segni zodiacali). Tali legami informano dunque sulla natura della cosa del mondo terrestre, cioè se ho bisogno dei favori di Mercurio cercherò di entrare in contatto il più possibile con “cose” che appartengono a Mercurio e che posso ritrovare sulla terra attraverso per esempio metalli, erbe e pietre associati al pianeta. Questa forma di Arte risponde alla Sentenza VIII del Centiloquio Pseudo-tolemaico che dice “l’animo sapiente collabora con l’azione della sfera celeste come il contadino collabora con le forze della natura e potando” ovvero colui che conosce queste cose potrà attraverso gli oggetti della terra (erbe metalli e pietre) operare affinché siano concessi i favori del cielo. Dal punto di vista più pratico tali favori sarebbero secondo quest’Arte connessi alla capacità di questi oggetti di suscitare certe azioni sul temperamento individuale. Ovvero secondo quest’Arte se mi metto in relazione a cose della natura di Marte, inevitabilmente il mio temperamento tenderà ad amplificare i suoi lati connessi alla natura marziale. Si usa eleggere il momento più adatto ponendo il pianeta associato per esempio alla pietra che stiamo incastonando in un talismano in condizioni di essenzialità e di accidentalità favorevoli, e ponendo sempre la Luna in contatto con il pianeta-fulcro.

Proprietà dell’anello planetario

ANELLO DI SATURNO: proteggere la vecchiaia, fortuna nell’agricoltura o nelle attività generali con la terra, per avere capacità di giudizio, prontezza nella capacità di risolvere ogni impedimento, acutezza e autorità.

ANELLO DI GIOVE: per favorire una condotta onesta o attività oneste, bellezza, eleganza, per favorire cariche autorevoli, per avere giustizia, per aumentare i propri possedimenti, per migliorare le finanze in genere.

ANELLO DI MARTE: per condurre le battaglie, le dispute, le strategie al meglio e in modo vincente, per avere capacità di comando, di leadership, per aumentare il coraggio, la determinazione, la prontezza negli affari, le speculazioni.

ANELLO DEL SOLE: per avere buoni rapporti con i principi, i re, i nobili, o le persone che contano, per aumentare il proprio carisma nel mondo, per infondere autorità in ogni cosa, per vedere tutto ciò che si ha intorno chiaramente, per svelare i nemici.

ANELLO DI VENERE: per favorire bellezza, amore, gioia, piacere, sessualità, matrimonio, arte, ecc ecc

ANELLO DI MERCURIO per favorire saggezza, capacità poetica ed eloquenza, commercio e contrattazioni commerciali favorevoli, per affrontare senza danno e con vantaggio le questioni finanziarie legate alle tasse, per conoscere le cose, apprendere, per conoscere le cose superiori, per arricchirsi intellettualmente.

ANELLO DELLA LUNA: per favorire o proteggere il corpo, nella sua componente vegetativa e organica, per contrastare i mali dell’animo, per favorire sentimenti, cordialità, amicizia, per favorire viaggi e spostamenti, e per favorire lo scorrere di un tempo che sia sempre propizio.

FONTI

Consultato direttamente il manoscritto presso
BIBLIOTHÈQUE NATIONALE DE FRANCE

LINK E SUGGERIMENTO
Un approfondimento sui lapidari curato da “La società dello Zolfo” con Mattia Mazzeo, Irene Zanier e Margherita Fiorello.
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