È nel secondo capitolo del De mysteriis che Giamblico (245-325 d.C.) cita Porfirio (234-305 d.C.) il quale chiese quale fosse il segno della presenza di un dio, un angelo, un arcangelo, un daimon, un arconte, un’anima. Giamblico apre in questo modo un lungo discorso sulle epifanie di questi esseri. Discutendo delle ρείττονα γενή ovvero “delle classi superiori”, Giamblico restringe il suo discorso su quattro gruppi di entità: dèi, demoni, eroi, anime pure (θεοί, δαίμονες, ἥρωες, ψυχαὶ ἄχρατοι).Il termine ἄρχων significa “governatore” o “signore”, era usato in tutto il mondo ellenistico, come anche nelle tecniche e metodologie astrologiche. Il termine ha due accezioni:

Componente del più elevato e autorevole collegio dei magistrati nella Grecia antica, in particolare in Atene.

Nelle dottrine gnostiche è un ciascun essere (o ente) che governa i 7 cieli dai quali enti è sviluppata la teoria del mondo sensibile.

Se non vuoi andare avanti nella lettura dell’articolo e preferisci un contenuto multimediale, segue la registrazione dell’argomento affrontato sul mio canale YouTube (LINK DIRETTO QUI).

Osservo che lo stesso concetto è usato per due “mondi” diversi. Uno sociale e uno più gnostico. Il concetto è utilizzato anche in ambito astrologico dove oggi lo traduciamo come Signore, Lord, Comandante, Almuten, Dominatore, Dominus, in tutti i casi ci si riferisce sempre al concetto in sé, ovvero di colui che domina, che comanda, che decreta, che indica, che determina o che agisce con autorità.

L’idea che i pianeti sono Poteri Dominanti risiede nella tarda religione astrale babilonese, che influenzò la cosmologia e la teologia ellenica ben prima dell’emersione della metafisica platonica. Il mondo è plasmato da materia informe ed elementare da un demiurgo del tutto benevolo (così descrive il Timeo). Durante questa “cosmo-genia” l’ordine della creazione è per effetto di un processo emanativo che conduce ad intelletto e corpo (ψῡχή – σῶμα). Quindi, i pianeti furono modellati in modo tale che il tempo e il movimento potessero essere generati.

Corpo e Intelletto sono i concetti che emergono anche negli approcci astrologici antichi. Il corpo è ciò che possiamo definire come componente vegetativa, struttura, una sorta di tabernacolo o tempio ospitante l’intelletto. L’intelletto ha diverse suddivisioni, dipende dal filosofo di riferimento ma in esso troviamo in genere una componente razionale e una irrazionale. Questo è un ulteriore tassello di come la gnosi penetri il metodo astrologico, e come la gnosi nel metodo astrologico sia stata ragionata attraverso la meccanica celeste.

Le divinità planetarie erano esseri intrinsecamente buoni ma gli gnostici consideravano i pianeti e i segni dello zodiaco come potenze malvagie che l’anima nel suo cammino di ritorno alla sua origine poteva oltrepassare solo nel compimento di una “vera gnosi” (Van den Broek, R 1988, Gnosis and Hermeticism from Antiquity to Modern Times). L’influenza gnostica porta anche ad un inevitabile cambiamento terminologico dove i pianeti come dèi sono caratterizzati da termini come cosmocratori, onnipresenti, poteri (ἐξουσίας).

Il luogo cosmologico governato da questi arconti (che erano sette) era noto come hebdomad (ἑβδομάς ovvero gruppo di sette, sette giorni, settimana, suddivisione in sette). Gli ermetisti di Alessandria stavano tuttavia sviluppando una teologia ermetica che presentava una gerarchia emanativa di dio, un demiurgo e sette poteri. I sette poteri identificati dai sette pianeti, caratterizzano la natura dei poteri detenuti dal demiurgo. Così arriviamo all’idea che Sole e Luna, i due grandi luminari, sono una emanazione del demiurgo, i quali sono circondati dai cinque erranti Mercurio Venere Marte Giove Saturno. Il settenario va dunque a rappresentare la struttura del demiurgo, poiché essendo questo ente creatore di tutte le manifestazioni del mondo, non poteva che essere rintracciato e razionalizzato nei due luminari e nei cinque erranti, astri visibili a occhio nudo, che hanno dato la base alla razionalizzazione delle manifestazioni del mondo sublunare. Ovvero umanamente non possiamo che concepire l’ente demiurgico attraverso quei corpi celesti che percepiti ad occhio nudo sono inevitabilmente “causa” e “spiegazione” della natura delle cose.

Il De mysteriis si occupa principalmente di due classi di dèi: una detta dei sensibili o percepibili, e che hanno un corpo (αἰσθητοῖς θεοῖς σώματα) e una detta dei disincarnati o degli incorporei (ἀσώματοι θεοὶ). Giamblico identifica il Sole e la Luna come dèi, il Sole è inoltre la fonte di tutto l’ordine cosmico e celeste, enumera poi sette cosmocratori che è evidente si riferiscano ai pianeti del settenario, dunque i pianeti amministrano gli elementi e per questo che in Astrologia nelle dignità essenziali è stato dato uno spazio specifico alle così dette triplicità, ovvero ai Signori del Trigono pianeti che reggono i 4 elementi nel mondo sublunare.

Nel commento di Giamblico al Timeo, l’autore identifica i dodici dei dell’Olimpo come “dèi ipercosmici”, ma poi descrive una serie di ventuno governanti o governatori da cui emanano 42 dèi creatori che erano assegnati agli elementi, e trentasei decadarchi o decani governanti, dai quali discendono settantadue esseri. Questa suddivisione è molto importante.

In particolare, i 36 decadarchi ci ricollegano ad uno dei più importanti capitoli dell’astrologia, riferiti ai volti. Da questi discendono 72 esseri!

36 sono i volti o i decani, che per ogni segno noi possiamo rintracciare nella loro suddivisione in tre parti.

Per i 72 esseri, emanazioni di entità derivanti dai decani, potremmo ricollegarci ai confini o termini egizi. Infatti se suddividiamo i 360 gradi zodiacali (ogni segno zodiacale ha una ampiezza di 30°, i segni sono 12, 12×30 = 360) per le 72 emanazioni, otteniamo il numero 5 (360/72= 5).

I confini o termini sono la suddivisione in cinque parti, di ampiezze diverse, di un segno zodiacale. Ogni segno zodiacale ha 5 confini o termini, ognuno dotato di una natura planetaria tra quelle dei cinque pianeti erranti (Mercurio Venere Marte Giove Saturno).

Questo ragionamento ci rimanda al fatto che il volto e il confine sono vere e proprie cartine tornasole nell’identificazione degli enti divini, dei cosmocratori, dei daimon, dei geni, degli spiriti che animano i corpi, delle nature stesse dei corpi. Non a caso nella letteratura astrologica il volto e il confine sono due dignità essenziali definite in modo molto specifico. Per esempio il confine è come un uomo in una terra straniera di cui conosce lingua e tradizioni, in cui è capace di operare (quindi è un luogo sconosciuto, o misterioso, ma il soggetto ha la parola e il linguaggio, ovvero conosce la lingua di questo luogo); il volto è come un uomo che indossa i suoi abiti migliori (quindi è una apparenza, un costume, indica l’esplicitazione di una natura, la sua conformazione, o la sua estetica).

Tutto questo discorso ci rimanda al demone guida, all’angelo custode, al daimon che ognuno di noi possiede. Questa entità è nelle indicazioni di Giamblico “deducibile”. Egli dice che gli astrologi conoscono la natura di questo demone che accompagna la vita di ogni essere umano, perché gli astrologi studiano gli effluvi celesti. Ritorniamo al collegamento con i cosmocratori che emanano nel mondo sublunare le nature di ogni cosa. E poiché il demone di ognuno di noi è una emanzione del cielo, gli astrologi non possono che avere un metodo per studiarne le nature.

Nel tema di nascita di una qualsiasi persona, gli astrologi conoscono metodi attraverso cui determinare il dominatore della natività, questi metodi possono essere diversi tra loro, ma hanno lo stesso principio comune, ovvero stabilire quale è il pianeta che domina in assoluto la natività. Questo ci rimanda a Giamblico, perché determinare il pianeta dominatore della natività significa conoscere l’ente… il cosmocratore. È chiamato Kyrios ovvero il signore della natività, ma anche l’al-mubatazz degli arabi ovvero il vincitore della natività, ovvero l’almuten dei latini; a sua volta il Kyrios è anche definito kyriostês ghenéseôs (signore della genitura), ovvero l’al-mustawlî degli arabi, ossia l’astro che si innalza sopra ogni altro astro, oppure l’al-mubtazz al-mutlaq colui che vince in assoluto sull’intera genitura, ciò che i latini poi chiameranno almuten nativitatis o almusteuli o almudebit.

Individuato il vincitore in assoluto della carta di nascita, possiamo procedere ad uno studio “gnostico” ed esoterico del Demone Peculiare di ogni individuo, attraverso lo studio del confine e del volto del Signore della Genitura.

PER UN ULTERIORE APPROFONDIMENTO TI SUGGERISCO IL CONTRIBUTO VIDEO CHE HO PUBBLICATO PER IL CANALE THE SUN ASTROLOGY

CLICCA QUI

BIBLIOGRAFIA

Sui cosmocratori e divinità cosmiche
di Christopher Plaisance, Università di Groningen

The Daimon in Hellenistic Astrology
di Dorian Gieseler Greenbaum

Neoplatonic demons and angels
di Luc Brisson, Seamus O’Neill, Andrei Timotin

/ 5
Grazie per aver votato!