Nella Tetrabiblos, Libro Tre, Capitolo XV ovvero “Mali dell’Animo”, Claudio Tolomeo affronta le insofferenze dell’animo e della mente, viste sia come malattie e disagi del corpo, sia come alterazioni dell’animo. Nella trattazione dei Mali dell’Animo si affrontano malattie che possono essere connesse alla relazione con gli altri, nonché ai comportamenti e atteggiamenti della mente e dell’animo; Tolomeo indica anche i concetti di possessioni divine e demoniache, di alterazioni della coscienza, di conseguenza si parla anche di stati d’animo connessi all’euforia come anche alla depressione. In particolare, quando mi sono relazionato a questo argomento, ho voluto ragionare sul concetto di “epilessia” indicato da Claudio Tolomeo.

“Sono per lo più epilettici coloro nelle cui geniture la Luna e Mercurio sono incongiunti (non relazionati, non comunicano tra loro) oppure rispetto all’orizzonte orientale, mentre Saturno di giorno e Marte di notte sono angolari ed osservano la menzionata figura”

Claudio Tolomeo dice testualmente che la condizione “disgiunta” di Luna e Mercurio è una condizione che può significare epilessia. La condizione disgiunta si ha quando Luna Mercurio sono in segni che non comunicano tra loro secondo gli aspetti tolemaici, tuttavia ci si riferisce anche alla disposizione della Luna e di Mercurio in luoghi inoperosi ovvero inefficaci (achrêmatistikoi); quindi Luna e/o Mercurio in casa VI – XII (in particolare) possono essere sintomo di mali dell’animo. Tuttavia il concetto di epilessia si concretizza se Luna Mercurio non formano aspetti tra loro (aspetti tolemaici), e unitamente alla posizione angolare dei malefici. Ricapitolando, la condizione di “epilessia” si ha quando:

  1. Luna Mercurio sono disgiunti, disuniti, non relazionati tra loro;
  2. Luna e/o Mercurio occupano un luogo inoperoso (achrêmatistikoi);
  3. Il malefico della fazione (Saturno per la notte Marte per il giorno) risultano angolari.

Ma cosa intende Claudio Tolomeo con il termine “epilessia”? Per comprendere questo male dell’animo dobbiamo contestualizzarlo nel tempo di Tolomeo, infatti se definiamo oggi il concetto di epilessia dal punto di vista medico ci stiamo riferendo a una specifica malattia cerebrale, ormai conosciuta e definita dalle linee guida diagnostiche e terapeutiche dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Tolomeo, tuttavia, ci sta parlando di qualcosa nel modo in cui era definito nel suo tempo! Sono partito da una ricerca curata da Edward H. Reynolds (docente di Neuroscienze presso il King’s College di Londra) e James V. Kinnier Wilson (accademico, assiriologo, presso Università di Durham, di Chicago, di Toronto, docente di assiriologia all’Università di Cambridge e presidente della Facoltà di Studi Orientali di Cambridge).

La conclusione in breve di questa ricerca porta ad evidenziare che l’epilessia è stata descritta per la prima volta nei testi babilonesi più di tre mila anni fa. Vedremo poi che gli antichi greci la chiamavano malattia sacra, associando il disordine alle sfere del divino, e gli antichi romani credevano fosse contagiosa, e definivano queste persone con il termine “lunaticus”. Riporto di seguito i passaggi dell’Articolo dei due esperti, dal titolo “Psychoses of epilepsy in Babylon: The oldest account of the disorder” che ho tradotto in italiano e che vi propongo in forma di sinossi.

  1. La ricerca è basata su un testo neurologico babilonese sull’epilessia, derivante da una tavoletta conservata al British Museum di Londra, un duplicato è conservato presso il Museo Archeologico di Ankara in Turchia.  La tavoletta sull’epilessia ha il numero 26 ed è all’interno di una serie numerata di 40 tavolette che comprendono antichi trattati babilonesi sulla medicina diagnostica noto come Sa-gig o Sakikku che significa “Tutte le malattie”. La datazione di questa tavoletta si colloca a metà del II secolo avanti Cristo.
  2. I babilonesi erano attenti osservatori dei disturbi neurologici, la tavoletta sull’epilessia fornisce descrizioni dettagliate sul disturbo che oggi definiamo come fenomeni di crisi tonico-cloniche, ancora oggi il morbo epilettico è sotto attento studio e molti dei suoi aspetti patologici sono ancora da chiarire.
  3. I babilonesi pensavano che le crisi epilettiche fossero dovute all’invasione soprannaturale da parte di entità (demoni per esempio) e quindi ogni tipo di crisi epilettica poteva essere associata al nome di un demone specifico.
  4. I testi che in modo rilevante testimoniano il pensiero dei babilonesi sulle malattie dell’animo sono AMT 96,7 (Assyrian Medical Texts in the British Museum) e il suo duplicato KAR 26 (Keilschrifttexte aus Assur Religiösen Inhalts pubblicato a Berlino) che può essere fatto risalire alla prima metà del secondo millennio avanti cristo.
  5. I due ricercatori propongono alcuni passaggi chiave che a titolo illustrativo ci permettono di comprendere l’idea che il mondo antico aveva dell’epilessia. Segue la trascrizione e traduzione proposta dagli autori.

ŠUMMA AMĒLU ANTASHUBBÛ BĒL ŪRI…QĀT ETIMMI QĀT MĀMÎTI…

ELI-ŠU IBAŠŠI ALÛ LEMNU IREDDI-ŠU …

  • Il verso può essere tradotto letteralmente come segue: Se un uomo ha sofferto di antašubbû, bēl ūri, qāt etimmi o qāt māmîti, un alû lemnu allora inizia a infliggergli idee di persecuzione… (oppure: sarà allora afflitto da idee persecutorie).
  • Gli autori forniscono una definizione rispetto ai termini elencati. Per esempio, il termine antašubbû ha una origine sumerica ed è tradotto come “malattia cadente” cioè una malattia caratterizzata da gravi convulsioni che fanno cadere la persona in reazioni incontrollate del corpo. Il termine bēl ūri è tradotto letteralmente come “signore del tetto” ed era secondo gli autori molto probabilmente il termine che intendeva descrivere un attacco epilettico causato da un demone in agguato in una posizione “culminante” rispetto all’individuo, quindi signore del tetto intende rievocare in senso figurativo una persona all’interno della sua casa, che dal tetto della sua casa è attaccato da una entità. Il termine qāt etimmi significa “mano, potere, influenza di un fantasma”, gli autori suggeriscono che con questo concetto ci si riferisse a crisi di epilessia notturna. Il termine māmîti che rintracciamo nel concetto qāt māmîti letteralmente significa “giuramento”, usato in medicina per denotare condizioni che implicano azioni ripetute, come se il paziente avesse giurato di compiere una certa azione e non potesse essere dissuaso dal farlo, è quello che oggi chiamiamo ossessione compulsiva. Il termine alû lemnu si riferirebbe al concetto di “demone malvagio”. Il che ci rimanda all’idea di entità che causano possessione nell’individuo.

Gli autori di questa ricerca propongono la traduzione completa del testo che ho ritradotto dall’inglese all’italiano: Se un uomo ha sofferto di convulsioni, attacchi di assenza (assenza penso si riferisca “assenza del dominio del sé sulle cose che accadono al corpo e alla mente”), o di epilessia notturna, o di automatismi (ci si riferisce ad atteggiamenti ossessivi e compulsivi), un demone malvagio allora inizia a infliggere idee di (sentimenti di) persecuzione in modo tale che si dica che il dito della condanna è puntato contro di lui dietro la sua schiena, e il Dio o la Dea sono con egli adirati; e se vedrà visioni orribili, visioni che allarmano, visioni immorali, sarà in costante stato di paura; e se ha periodiche esplosioni di rabbia contro Dio o contro la Dea, sarà allora ossessionato dalle delusioni della propria mente … la sua famiglia è ostile, il re e i suoi superiori e gli anziani della città lo trattano ingiustamente; e se tutti i suoi muscoli sono soggetti a debolezza, e i suoi occhi sono colorati di rosso, allora il medico esorcista (purtroppo il testo si interrompe…).

Nell’indagine proposta da Edward H. Reynolds, James V. Kinnier Wilson, dal titolo “Psychoses of epilepsy in Babylon: The oldest account of the disorder”, gli autori propongo un ragionamento su quanto evidenziato. Intanto ci indicano che in altri testi babilonesi l’epilessia sarebbe associata anche a forti stati d’ansia. Quindi non solo si intende epilessia come una reazione del corpo incontrollata (quella che chiamiamo oggi “convulsioni tonico-cloniche”) ma ci si riferirebbe anche a stati d’animo precisi, associati anche a questioni sociali e pubbliche. Per esempio quando nel testo si parla di re, superiori, anziani della città, ci si riferisce a relazioni tra soggetto affetto da epilessia e il suo stato d’animo nei confronti della società, stati d’animo di frustrazione, avvilimento, sensazioni di non essere approvati da chi conta, dicono gli autori che rappresenta una sintesi dei diversi tipi di nemici che possono essere visti dal soggetto come ostili e produrre in egli stati di paranoia, frustrando le intenzioni del paziente e alterando in un certo senso la sua volontà. Gli autori suggeriscono anche l’associazione del concetto di “follia” con quello di “epilessia”, tuttavia indicano che questa corrispondenza la ritroviamo in particolare nel mondo greco, fu proprio Ippocrate a suggerire che l’epilessia e la follia non fossero soprannaturali, ma piuttosto malattie dell’animo che sorgono nel cervello.

Tolomeo quando parla di epilessia si trova in un “mondo di mezzo” tra l’eredità delle conoscenze babilonesi e le conquiste della medicina ippocratica. Infatti, se contestualizziamo il testo storico in cui Tolomeo scrive la Tetrabiblos notiamo che:

  1. Claudio Tolomeo nasce nel 100 circa e muore nel 168 circa, stiamo parlando quindi del I-II secolo dopo Cristo.
  2. Ippocrate di Cos nasce nel 460 e muore nel 377 avanti Cristo.
  3. È presumibile che Tolomeo attinga alle conoscenze babilonesi rispetto alle definizioni di epilessia, ma da scienziato quale era è più che ovvio che Tolomeo si sia riferito nell’uso del concetto di Epilessia anche a quello definito e contestualizzato da Ippocrate.
  4. Tuttavia, nel capitolo dei mali dell’animo Tolomeo parla di possessioni demoniache, e divine. Pare quindi non condividere l’idea di Ippocrate che ritiene per esempio l’epilessia non un fenomeno soprannaturale o dove possono in qualche modo intervenire entità, demoni, divinità.
  5. Tolomeo è più ispirato dall’idea babilonese o ippocratica?
  6. Ippocrate è autore del testo De morbo sacro. Segue un passaggio di questo testo con traduzione successiva.

Περὶ μὲν τῆς ἱερῆς νούσου καλεομένης ὧδ’ ἔχει· οὐδέν τί μοι δοκέει τῶν ἄλλων θειοτέρη εἶναι νούσων οὐδὲ ἱερωτέρη, ἀλλὰ φύσιν μὲν ἔχει ἣν καὶ τὰ λοιπὰ νουσήματα, ὅθεν γίνεται. Φύσιν δὲ αὐτῇ καὶ πρόφασιν οἱ ἄνθρωποι ἐνόμισαν θεῖόν τι πρῆγμα εἶναι ὑπὸ ἀπειρίης καὶ θαυμασιότητος, ὅτι οὐδὲν ἔοικεν ἑτέρῃσι νούσοισιν· καὶ κατὰ μὲν τὴν ἀπορίην αὐτοῖσι τοῦ μὴ γινώσκειν τὸ θεῖον αὐτῇ διασώζεται, κατὰ δὲ τὴν εὐπορίην τοῦ τρόπου τῆς ἰήσιος ᾧ ἰῶνται, ἀπόλλυται, ὅτι καθαρμοῖσί τε ἰῶνται καὶ ἐπαοιδῇσιν…

TRADUZIONE – Riguardo, dunque, alla malattia chiamata sacra le cose stanno così: a me sembra che non sia per nulla più divina delle altre malattie né più sacra, ma ha in realtà un’origine, donde deriva, che hanno anche le altre malattie. Ma per questa gli uomini ritennero che origine e causa fosse un fatto divino per mancanza di esperienza e per la sua stranezza, visto che non assomiglia per nulla ad altre malattie; e in base alla difficoltà per loro del non comprendere viene ad essa garantita l’origine divina, mentre in base alla facilità del tipo della cura con cui la curano, perché la curano con purificazioni e incantesimi, viene negata…

La trattazione di Ippocrate nei confronti del morbo sacro (epilessia) è molto razionale, direi che cerca di sfatare l’idea che sia connessa a possessioni demoniache o divine. Tuttavia Tolomeo parla anche delle possessioni demoniache (legate più a Saturno Luna) e divine (legate più all’euforia e al furore associate a Venere). A me pare evidente, a rigor di logica, che Tolomeo non sposi completamente le idee ippocratiche.

“In particolare, dei luoghi che la figura abbraccia, quelli del Sole e della stella di Marte si adoprano soprattutto per l’insania, quelli delle stelle di Giove e di Mercurio per l’epilessia, quelli della stella di Venere per la possessione divina e la confessione, quelli della stella di Saturno e della Luna per l’accumulo dei liquidi e per la possessione.” Claudio Tolomeo

Tolomeo descrive anche le crisi epilettiche come crisi comportamentali e caratteriali, compulsive, ossessive, di ira, rabbia incontrollate, quindi ne fa una descrizione sia derivante da un atteggiamento dell’animo e della mente, sia però potenzialmente causate da alterazioni dell’animo eziologicamente connesse al concetto di “possessione”; è questo passaggio che mi porta a ritenere che Tolomeo accettasse sia le idee ippocratiche ma che non rifiutasse a priori anche le idee della medicina babilonese circa la possessione demoniaca e divina. Tolomeo aggiunge tuttavia i concetti, legati all’epilessia, di visioni, allucinazioni, stati di estasi.

Infatti, nella ricerca riportata gli autori ragionano su come nel mondo babilonese l’epilessia era probabilmente un male che inglobava diversi malesseri che forse oggi definiamo anche con termini diversi: rintracciamo le psicosi schizofreniche, le manie paranoiche di persecuzione, le allucinazioni visive, ma anche stati meno violenti come l’instabilità emotiva, la paura e la rabbia. I babilonesi erano consapevoli che molte patologie fossero causate da motivi naturali, tuttavia per l’epilessia come anche per l’ictus ritenevano che ci fossero anche ulteriori cause, diciamo soprannaturali o divine. Per quanto riguarda la cura, pare che i guaritori del mondo babilonese usassero per lo più prodotti vegetali e minerali, inoltre gli autori segnalano la figura del medico esorcista che è probabilmente la prima forma di “psichiatra” della storia e che probabilmente usava azioni terapeutiche, persuasive, anche attraverso rituali, per esorcizzare il demone. Nel mondo greco, per esempio, gli epilettici venivano spesso posti sopra l’altare del Tempio di Esculapio, il che ci fa pensare come anche nel mondo greco l’epilessia fosse percepita come morbo naturale ma anche soprannaturale (Esculapio era invocato per guarire le convulsioni, le possessioni demoniache, i disturbi mentali).

Nel mondo romano era in uso un termine particolare, ovvero “lunaticus”. In realtà numerosi erano i concetti utilizzati per riferirsi ad alterazioni dell’animo e della mente, tutti rientranti nel grande tema delle Furie che nella tradizione romana significava insofferenza, alienazione, tutto collegato a fenomeni e comportamenti connessi alla follia e al legame con la religione. Certi fenomeni insomma erano visti come punizione divina. Colui che era definito LUNATICUS era inteso come maniaco, ovvero come soggetto sofferente di una follia caratterizzata da crisi ricorrenti. Quindi il Lunaticus era l’essere posseduti dalla Luna. I culti lunari sono molto complessi, tra i tanti culti dovremmo esplorare con più attenzione quello di Ecate personificazione del lato infernale e oscuro della Luna. Ecate era nella cultura greca spesso relazionata alle alterazioni psichiche, unitamente a Dionisio, Cibele e Pan. Quindi anche dal punto di vista religioso, l’influenza della Luna era in relazione agli stati alterati dela mente.

Va tuttavia detto che se anche Ippocrate connotasse l’epilessia a questioni naturali, riteneva fondamentale il ruolo della Luna; un aforisma dell’autore dice “… più vicino degli altri, questo pianeta (la Luna) influisce più sul capo che sulle membra, perché domina il cervello…”; infatti, Ippocrate rifiuta l’idea dell’intervento delle possessioni di demoni nei casi di epilessia, ma associa il fenomeno alla Luna perché dice che essa per la sua natura fisica è associabile al cervello. Oggi potremmo dire che la Luna, in astrologia vista come principio dell’umidità, per la sua natura fredda e umida è associabile alla materia cerebrale fredda e umida, inoltre le sue fasi luminose sono associabili alle fasi elettriche del cervello che durante il giorno e la notte sono alternate, in aumento, in diminuzione, alcune si attivano di giorno, altre si disattivano di notte attivandone altre ancora, in un continuo mutare repentino. La Luna in astrologia nelle sue fasi di luce crescente vede aumentare il suo calore. Magister Salernus (alchimista medievale della scuola salernitana del XII secolo) afferma nel suo testo Catholica: … come afferma Galeno, l’epilessia sopraggiunge col calare della luna e deriva dalla materia secca, e può poi ripresentarsi col crescere della luna e deriva dalla materia umida. Come per Ippocrate, anche in Salernus troviamo una correlazione tra sintomatologia epilettica e fasi lunari.

Ma cosa dice oggi la scienza in riferimento alle fasi lunari e ai fenomeni neurologici? La Luna favorirebbe attacchi epilettici, questo è stato presunto da una ricerca medica condotta su 859 epilettici; è stato osservato che un terzo delle crisi coincideva con la fase di luna piena, i ricercatori hanno dedotto che esiste un legame tra epilessia e fasi lunari, ma nessuno riesce ancora oggi a spiegare che tipo di connessione fisiologica possa esserci (alcuni ritengono sia dovuta alla luce del satellite, e alle influenze della luce sulla produzione di certi ormoni essendo la luce un importante attivatore o disattivatore delle funzioni endocrine degli organismi viventi). La ricerca condotta dagli scienziati è molto complessa e articolata, è stata pubblicata sulla rivista Neurology e per chi fosse interessato vi rimando all’articolo scientifico dal tiolo “Lunar phases and seizure occurence: Just an ancient legend?” di P. Polychronopoulos, A. A. Argyriou, V. Sirrou, V. Huliara, M. Aplada, P. Gourzis, A. Economou, E. Terzis, E. Chroni, del 2008.

QUSTIONI ASTROLOGICHE

La premessa mi ha portato a comprendere il perché ci sia una correlazione tra Luna e morbo epilettico. La Luna è da Tolomeo indicata come significatrice dell’animo, unitamente a Mercurio della mente. Ne consegue che nel capitolo sui mali dell’animo, Tolomeo indica che la Luna e Mercurio evidenzieranno le qualità dei mali e la loro natura. In particolare, è l’assenza di aspetto della Luna a Mercurio a significare “epilessia”. Come già indicato in precedenza, tale inclinazione si ha nell’assenza di aspetti tolemaici tra Luna e Mercurio, ma anche nella posizione della Luna in luoghi inoperosi (che sono dalla più potente per l’espressione del male la XII e la VI casa, ma anche la casa VIII, casa II che sono inoperose e pigre). I luoghi achrêmatistikoi (pigri) impigriscono i pianeti, ne consegue che la Luna in questi luoghi è in un certo senso più vulnerabile nel lasciarsi andare a stati alterativi dell’animo. Unitamente alla disgiunzione Luna Mercurio, che a livello naturale significa una mente (Mercurio) che non domina l’animo o le emozioni (Luna), non meno importante è il ruolo dei malefici che quando dominano nella natività (per esempio sono angolari) ingigantiscono e appesantiscono il quadro generale.

Tuttavia, quando si parla di epilessia, quindi di Luna Mercurio incongiunti, e/o in posizioni pigre (achrêmatistikoi), e/o in relazione ai malefici della fazione della nascita diurna o notturna, e/o quando i malefici sono dominanti ed elevati sopra i significatori dell’animo e della mente, si ha un quadro articolato della condizione e qualità del male dell’animo, non definibile nel concetto che oggi abbiamo di epilessia. Oltre all’epilessia come morbo, tali condizioni producono:

  1. Malesseri generali dell’animo inclusa rabbia incontrollata o paure incontrollate, o atteggiamenti che producono malessere nei confronti della vita pubblica e sociale;
  2. Atteggiamenti autolesionistici;
  3. Alienazione, tendenza a visioni e allucinazioni, quindi in senso meno pernicioso una percezione della realtà alterata e una tendenza a rifugiarsi in mondi immaginari che possono allontanare il nativo da una vita socialmente rilevante;
  4. Comportamenti rabbiosi, alterati, insani, che potremmo definire come strani, anticonvenzionali, che non rispettano una idea comune o una moralità / etica comune;
  5. Pensieri ossessivi, ricorrenti, paure di non essere all’altezza, di non essere riconosciuti, insofferenza generale dell’animo nei confronti del mondo.

CONCLUSIONI – sono arrivato a concludere, nel ragionamento portato avanti, che nel capitolo dei mali dell’animo Tolomeo non si riferisce all’epilessia nel senso tecnico e medico con cui lo intende oggi la letteratura medica, ma piuttosto ci si riferisce ad alterazioni generali della coscienza, dell’animo, della mente, che può quindi mettere in rilievo o sottolinearci delle sensibilità e delle fragilità dell’animo, non necessariamente caratterizzate da sintomi di convulsione muscolare incontrollata e involontaria, ma anche da sintomi legati esclusivamente alle sensazioni dell’animo. In un certo senso in questo ampio capitolo rientrerebbero anche le depressioni, le ansietà, le rabbie incontrollate, i sentimenti di evitamento, le compulsioni ed ossessioni, le paure più profonde, e via dicendo. Proprio la disposizione della Luna e di Mercurio, gli aspetti della Luna, il ruolo dei malefici, la natura complessa della genitura, potrà definire o specificare meglio le qualità dei mali dell’animo derivanti dalla condizione incongiunta di Luna Mercurio.

Documento depositato presso Academia.edu (link)

BIBILIOGRAFIA

Psychoses of epilepsy in Babylon: The oldest account of the disorder by Edward H. Reynolds, James V. Kinnier Wilson

The influence of the full moon on seizure frequency: myth or reality? By Selim R Benbadis 1, Stanley Chang, Joel Hunter, Wei Wang

Trew, Astrologia medica quatuor disputantibus comprehensa, Altdort

Epilepsy in Babylonia. Series:  Cuneiform Monographs, Volume: 2

Epilepsy: A way from Herodotus to Hippocrates by S.J. Baloyannis

Tetrabiblos by Tolomeo

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