Storici e filologi che hanno passato i loro anni a studiare testi che ritenevano superstiziosi e fantasiosi sono ormai diventati i più grandi alleati degli astrologi. Il secolo appena concluso ha visto svilupparsi parallelamente due processi apparentemente senza punti di contatto: da una parte il rifiorire dell’astrologia ad opera di astrologi professionisti e maîtres à penser dopo quello che sembrava un periodo di ineluttabile e definitivo declino, e dall’altra lo studio dell’antichità greca, egiziana e babilonese da parte di studiosi poco inclini a qualunque forma di irrazionalità.

Le due strade che poco avevano in effetti a spartire l’una con l’altra si sono poi incontrate nel revival dell’astrologia antica che si è sviluppato intorno alla fine degli anni ‘80 e questo incontro ha permesso non solo una maggiore e più approfondita conoscenza della nostra amata astrologia, ma anche una maggiore diffusione ed interesse, al di fuori del ristretto ambiente universitario, di studi molto specialistici e sofisticati.

Fra i tantissimi testi che sono stati editati e pubblicati, non solo in versione originale ma anche in traduzione in lingua moderna, forse i più interessanti sono i primi oroscopi babilonesi, demotici[1] e greci di cui abbiamo notizia. Uno dei lavori più importanti in questo senso -non il solo o il più recente, ma sicuramente quello da cui iniziare per prendere confidenza con la materia- è il libro Greek Horoscopes[2] dei due storici dell’astronomia Otto Neugebauer e Henry Bartlett Van Hoesen, pubblicato nel 1959.

Il libro dichiaratamente aveva lo scopo di favorire la diffusione degli oroscopi greci conosciuti fino ad allora allo scopo di studiarne i calcoli astronomici e presentava i circa 200 esemplari noti all’epoca, distribuiti dal più antico, risalente al 61 a.C. al più recente, del VI secolo della nostra era. Parlare degli oroscopi greci ci obbliga però ad affrontare brevemente due questioni legate fra di loro, l’antichità dell’astrologia e la definizione di oroscopo.

 

La diffusione dello Zodiaco
Sul dove e quando si sia sviluppata l’astrologia esiste una letteratura sterminata e almeno quattro alternative, un’origine greca, mesopotamica, indiana o egizia, sempre che non vogliamo contare una civiltà comune a cui farebbero riferimento quelle elencate sopra o l’origine extraterrestre propugnata da alcuni astrologi di non poco conto come Lisa Morpurgo.[3]

Esiste tuttavia un accordo generalizzato sul fatto che l’astrologia non vada confusa con i culti astrali e l’astrolatria, che sono fenomeni molto più antichi. L’uomo infatti ha sempre guardato verso le stelle e le ha utilizzate a scopi calendariali, per l’agricoltura e per la navigazione, ma questo non vuol dire che già conoscesse l’astrologia.

Omero ad esempio nell’Iliade descrive così il famoso scudo di Achille:

Raffigurò la terra e il cielo e il mare, e poi il sole instancabile e la luna piena e tutte le costellazioni che incoronano il cielo, le Pleiadi, le Iadi e il grande Orione e l’Orsa – che chiamano anche il Carro – l’Orsa che gira su se stessa rivolta ad Orione ed è la sola che non si bagna nelle acque di Oceano.[4]

 

Omero, che probabilmente scrive intorno all’ottavo secolo a.C.[5], riconosce le stelle ma non i segni zodiacali, parla delle Pleiadi e delle Iadi, che sono gruppi di stelle che si trovano nel Toro, ma non del segno zodiacale, perché evidentemente non lo conosce. Per parlare di astrologia e tanto più di oroscopi bisognerà aspettare qualche secolo, quando le conoscenze tecniche raggiunsero livelli più sofisticati e fu possibile ottenere informazioni più elaborate rispetto alle sole posizione planetarie. La versione generalmente accettata negli studi moderni è che furono i popoli mesopotamici ad elaborare lo zodiaco ed intorno al V secolo a.C. (il termine ad quem è il 430 a.C. del calendario zodiacale di Eudemone) i Greci importarono le coordinate zodiacali adeguandone le costellazioni – sostituendo il Contadino babilonese con l’Ariete e la Bilancia con le Chele dello Scorpione. Con le conquiste ellenistiche l’uso dello zodiaco e le dottrine che su esso si basavano passarono in Egitto e in India. Nel secondo secolo a.C. Ipparco fece poi coincidere l’inizio del primo segno zodiacale con l’equinozio di primavera (a differenza dei babilonesi che adoperavano un sistema siderale che aveva come punto di riferimento alcune stelle dette normali).

Se questa è la versione più accreditata non mancano tuttavia autori contemporanei, anche di rilievo, che posticipano fino ad Alessandro Magno, un secolo più tardi, la comparsa contemporanea dello Zodiaco in Grecia ed Egitto, e da qui la sua diffusione nel resto dell’area interessata dalle conquiste ellenistiche.

Comunque siano andate le cose, emblematica in questo senso è la vicenda dei Decani, di cui ho trattato nel mio libro appena pubblicato,[6] che rappresenta un ben documentato esempio di trasmissione di testi e tecniche astrologiche fra aree geografiche molto lontane nel tempo e nello spazio.

Del resto la mappa delle conquiste di Alessandro Magno, che aprirono l’età ellenistica, è facilmente sovrapponibile a quella della diffusione dell’astrologia e dello zodiaco anche senza troppo entrare nei dettagli delle varie ricostruzioni.

 

La definizione di oroscopo
L’altra questione cruciale è la definizione di oroscopo. La parola greca indica “colui che osserva l’ora, mentre hôroskopeion è l’indicatore dell’ora” [7] e rappresenta in modo prioritario il grado che sorge a quella determinata ora o la prima casa, e per estensione, come è nell’uso moderno, l’intero tema natale.

Detto questo, su cosa e quali categorie di testimonianze antiche vadano incluse l’accordo degli studiosi manca. Neugebauer, nella stesura di Greek Horoscopes, considerava gli oroscopi babilonesi allo stesso livello di quelli greci ed egizi, anche se quelli babilonesi risultano essere molto diversi, in quanto mancanti quasi sempre dell’ora e in ogni caso risalenti ad un periodo precedente rispetto a quelli greci, essendo databili al V secolo a.C.

Di diverso avviso l’ex pupillo di Neugebauer che dopo la sua morte ne prese la cattedra all’History of Mathematics Department della Brown University. Per David Pingree infatti quelli babilonesi non erano veri e propri oroscopi in quanto mancavano dell’elemento costituente, la capacità di calcolare – anche avendo l’ora di nascita- l’ascendente, che solo la conoscenza della trigonometria avrebbe permesso.

Pingree, così facendo, separava nettamente gli omina babilonesi dall’astrologia ellenistica anche se riconosceva i contributi che i babilonesi e gli egiziani avevano portato alla tecnica greca, che del resto furono di non di poco conto. Di sicura provenienza babilonese infatti sono lo zodiaco, le esaltazioni, i termini, le dodekatemoria, mentre i decani restano probabilmente di origine egizia.[8]

 

Le caratteristiche degli oroscopi greci
Attualmente gli oroscopi greci noti sono intorno ai 350 e coprono un lasso di tempo a partire da quello redatto da Balbillo per il 27 dicembre 71 a.C. – l’astrologo che lo redasse visse nel I secolo AD, ma probabilmente aveva accesso ad una banca dati precedente, forse quella del padre, anch’esso astrologo. Seguono poi l’oroscopo per il 14 agosto del 10 a.C. e quello dell’astrologo Doroteo redatto per il 29 marzo del 7 a.C.

Sin dall’inizio Neugebauer e Van Hoesen classificarono gli oroscopi in due categorie, quelli letterari e quelli documentali, a cui si deve aggiungere la sotto-categoria degli oroscopi di fantasia.

Gli oroscopi letterari sono quelli usati nella manualistica come esempi per dimostrare le tecniche illustrate e sono quelli di Vettio Valente (che ne utilizza ben 130), Critodemo, Antigono di Nicea, Doroteo[9], Retorio. Questi testi infatti erano veri e propri manuali di astrologia destinati agli studenti che si avvicinano alla materia. I loro autori quindi, come del resto accade anche adesso, svolgevano degli esempi per dimostrare l’utilizzo delle tecniche spiegate. Da notare en passant che il Quadripartito tolemaico non riporta nessun esempio e quindi non esiste nessun oroscopo redatto dall’astrologo alessandrino.

Gli oroscopi documentali, molto spesso su papiro, erano invece delle semplici note prese dall’astrologo per poi discutere con il cliente, e sono dei brevi elenchi delle posizioni planetarie e degli angoli. Probabilmente l’astrologo riportava poi manualmente i pianeti tramite dei segnaposti su tavole astrologiche dette pinax, e traeva le sue conclusioni di fronte al cliente.

Una seconda classificazione degli oroscopi è quella fra oroscopi standard e deluxe (che sono molto rari, in Greek Horoscopes per esempio ne sono riportati solo 4). Generalmente infatti gli oroscopi riportano solo le posizioni planetarie e la posizione di un angolo, e solo quelli che contengono informazioni più dettagliate, per esempio le sorti, le stelle fisse, i nodi, sono chiamati in gergo “deluxe”.

In ogni caso di quasi tutti è sconosciuta la data esatta e chi li ha ricostruiti ha dovuto procedere per interpolazioni successive partendo dalla posizione di Giove e Saturno, che sono i pianeti che si muovono più lentamente. La posizione del mese è estrapolata dal Sole, mentre la Luna indica il giorno.

A volte poi è mancante il luogo, ovvero la latitudine, che può essere ricostruita se sono noti gli angoli ed è ricostruita utilizzando valori in uso del periodo.

Eventuali posizioni planetarie mancanti possono essere ricostruite utilizzando informazioni astrologiche presenti nel testo, per esempio termini o monomoiria oppure formule inverse. Ad esempio essendo noti la posizione dell’Ascendente e della Luna e della Parte di Fortuna si può calcolare la posizione del Sole.

Un esempio di Vettio Valente (L61 V)
Vediamo un esempio tratto da Vettio Valente, contrassegnato in Greek Horoscopes come L61 V. Riporta il testo:[10]

<<Sole, Venere e Oroscopo in Toro, Luna in Acquario, Saturno in Cancro, Giove in Bilancia, Marte e Mercurio in Gemelli. Nella prima parte della vita ebbe una grande influenza nella politica e negli affari ed una posizione influente, poiché i governatori della triplicità di Terra (Venere e Luna) si trovavano negli angoli (all’Oroscopo ed al MC). Ma in seguito ebbe un rovescio e divenne un vagabondo perché Marte e Mercurio erano opposti al Luogo della realizzazione ed i governatori della Parte di Fortuna e del Luogo della realizzazione, Saturno e Giove erano cadenti.>>

Ci accorgiamo subito che contrariamente all’opinione comune e alla pratica attuale negli oroscopi antichi manca qualunque accenno alla mitologia o alla classificazione in base al segno solare, che sono estranei all’astrologia antica.

Nel testo manca la data, che è stata ricostruita per il 01 maggio 61 della nostra era, quindi si tratta di uno degli oroscopi più antichi in nostro possesso.

Le posizioni planetarie ricostruite da Neugebauer con le tavole da lui utilizzate sono tutte coincidenti con quelle elencate nel testo, non ci sono errori né di calcoli, né di copiatura.

Per la domificazione si è utilizzato il metodo delle case a segno intero, un metodo molto comune nell’astrologia ellenistica, che ben si adatta agli esempi presentati da Valente e che consiste nel far coincidere le case con i segni, segnando semplicemente il grado dell’Ascendente nella casa-segno in cui cade, ma facendo coincidere l’inizio della casa con l’inizio del segno.

L’ora è quella dell’alba perché Sole è appena sorto e quindi la prima casa è occupata dal Toro.

Il testo è tratto dal secondo volume dell’Antologia, e illustra due tecniche di cui Valente ha parlato nelle pagine precedenti : i governatori delle triplicità ed il Luogo della Realizzazione.

a) La tecnica dei governatori della triplicità consiste nel distinguere la vita in tre periodi[11], governati ognuno dai signori della triplicità del luminare del tempo: a partire dal Sole se la nascita è diurna, dalla Luna se la nascita è notturna.
b) Il Luogo della realizzazione è semplicemente l’undicesima casa a partire dalla parte di Fortuna, che è una sorte che indica rispetto al corpo e alle esigenze materiali e si calcola in base alla formula Ascendente + Luna – Sole nel giorno.

Infatti Valente elabora:

a) Poiché la nascita è diurna (il Sole quindi si trova sopra l’orizzonte) bisogna considerare il Sole che si trova in Toro. La triplicità di Terra è governata da Venere nel giorno e la Luna di notte. Poiché Venere e Luna sono angolari, l’una in prima e l’altra in decima casa, la prima parte della vita sarà buona.
b) Considerato che all’alba del 1 maggio 61 la Luna si trova intorno a 5 Acquario, il Sole a 8 Toro, e l’ascendente pochi gradi dopo, la parte di Fortuna cadrà nella prima decade dell’Acquario, ed è governata quindi da Saturno. Convertendo le longitudini in valori assoluti potremmo ipotizzare qualcosa del genere:
Parte di Fortuna = 40 + 306 – 38 = 308 cioè 8 Acquario .

L’undicesimo luogo dall’Acquario – che è il Luogo dell’Acquisizione- è il Sagittario, governato da Giove.

Sia Giove che Saturno si trovano in case cadenti, considerate molto sfortunate. Saturno è in terza casa e Giove in sesta, che fra le case cadenti è una delle peggiori, migliore solo rispetto alla dodicesima.

Marte e Mercurio si trovano in Gemelli, opposti al Luogo dell’Acquisizione e quindi hanno concorso, secondo Vettio Valente, alla rovina della persona descritta.

Secondo quanto egli afferma infatti nei capitoli precedenti Marte “porta via quello che è stato dato” mentre Mercurio “genera gli alti ed i bassi e i cicli irregolari nella vita.”[12]

 

ARTICOLO CURATO DA: MARGHERITA FIORELLO astrologa tradizionale, socia certificata CIDA, relatore e docente di cultura e tecnica astrologica, curatrice del sitoblog Heaven Astrolabe … (Link del blog)

 

[1] Una scrittura tardo egizia, non geroglifica, che veniva usata nella vita quotidiana.

[2] Neugebauer, O, and Henry Bartlett Van Hoesen. Greek horoscopes. Philadelphia: American Philosophical Society, 1959.

[3] Si veda ad esempio Quinzi A., La specularità dei due sistemi zodiacali A e B, in http://www.larottadiulisse.it/studi/spclrt.html

[4] Omero, Iliade, Grandi Classici Marsilio, 2003

[5] Altschuler, Eric Lewin, Andreea S. Calude, Andrew Meade, and Mark Pagel. 2013. “Linguistic Evidence Supports Date for Homeric Epics.” BioEssays 35(5): 417–20.

[6] Abu Ma’shar al-Balkhi, I Decani Di Albumasar: Storie E Rappresentazioni Delle Immagini Stellate Dello Zodiaco, con un saggio introduttivo di Margherita Fiorello. Roma, 2017: CreateSpace Independent Publishing Platform.

[7] Glossario di Cielo e Terra: http://www.cieloeterra.it/glossariopaolo/paolo5.html#horoskopos

[8] Per una discussione sull’origine babilonese dei decani si veda la nota 6.

[9] Non è elencato in Greek Horoscopes.

[10] Esistono numerose traduzioni di Vettio Valente, qui si riporta il testo di Neugebauer. L’immagine è presa dalla traduzione di Robert Schmidt.

[11] Alcuni autori considerano solo i due governatori diurni e notturni, tralasciando il terzo. Vettio Valente in un altro esempio usa anche il terzo partecipante.

[12] Vettio Valente, Libro II capitolo 21.

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