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Il Creatore di un Talismano | L’identità talismanica

Breve stralcio, di una prossima pubblicazione di un manuale sull’Astromagia e l’arte dei talismani.

[…] Chi è il creatore di un talismano?

Osservo come il creatore di un talismano incarni una serie di mitologie cosmogoniche, in particolare appare un imitatore delle opere di Dio. Come fa il demiurgo, il creatore di un talismano dà vita ad un oggetto animato, dotato di nature e di un destino o fato:

  1. l’intento del mago astrologo è creare un oggetto dotato dell’anima del mondo e intriso di virtù celesti, come Dio ha creato ogni cosa dotandola di proprietà e virtù secondo la Legge Naturale che regola questo mondo;
  2. come fa Dio nelle descrizioni ermetiche, il creatore di un talismano è a conoscenza delle virtù celesti e terrestri, dunque le mischia, le elabora, le attrae, le usa come fossero colori di un pittore, per realizzare la sua opera finale;
  3. attinge, cioè, alle infinite sfumature del mondo celeste e terrestre, anima l’oggetto talismanico di proprietà che vanno a costituire la struttura di una identità talismanica;
  4. infatti, tenta nella sua opera di unire: virtù vegetative che sono proprie del regno delle piante (uso di erbe, resine e altri elementi, in questo regno possiamo far rientrare anche i minerali, le gemme, ovvero le pietre utilizzate nell’arte talismanica); virtù sensitive che sono proprie degli animali (uso di sangue o parti di animali che rintracciamo in numerose misture destinate alle suffumicazioni ma spesso appaiono anche come elementi strutturali dei talismani, molti di essi sono creati su pelle di animale); virtù intellettive (che sono collegate alle parole del mago astrologo, agli inni, alle evocazioni, ma anche alla volontà stessa creatrice dell’operatore). Tutto ciò è poi plasmato di un fato o di un destino: sull’oggetto talismanico è impressa una architettura, un progetto di vita, è ciò che l’oggetto deve fare (che si ricollega al momento elettivo ovvero alla carta di nascita del talismano, all’uso delle immagini che hanno lo scopo di infondere nell’oggetto talismanico una sorta di destino, come può essere l’immagine definita da Della Porta di scopo, come per quella di due persone che si abbracciano e si baciano e che ha la finalità di imprimere nel talismano il suo compito, il suo destino, la sua finalità);
  5. questa complessa procedura è poi ritualizzata, sacralizzata da un atto che richiama l’idea di una cerimonia, come se il mago astrologo dovesse alla fine imporre un soffio finale all’opera creata, rendendola viva, cioè capace di esercitare alla fine una propria e autonoma virtù.

Nella magia astrologica naturale abbiamo ereditato una complessa e ricca letteratura non sempre congruente, spesso anzi contraddittoria, dove rintracciamo elenchi di stelle, immagini, pianeti, segni, decani messi in analogia a varie nature e proprietà, dotate di scopi talismanici. Il trattato sicuramente più complesso è quello che va sotto il nome di Picatrix, la cui paternità non è attribuita ad Ermete ma l’opera lo rievoca frequentemente. Il Picatrix è stato scritto originariamente in arabo, si stima intorno all’XI-XII secolo. Secondo i ricercatori consultati, il Picatrix è un concentrato di nozioni gnostiche ed ermetiche collegate al mondo arabo di Harra’n e sono evidenti le influenze sabee. L’opera presenta numerosi passaggi che non possono che essere definiti “ermetici”, proponendo o suggerendo una serie di indicazioni per la realizzazione di talismani ma anche per altre azioni magiche. Del Picatrix esiste una traduzione latina, nella premessa all’opera si narra che è stata tradotta dall’arabo allo spagnolo per ordine di Alfonso il Saggio; purtroppo però va considerato il fatto che l’opera originale non è sopravvissuta o comunque ancora oggi non risulta reperibile. A noi sono arrivate, dunque, ri-trascrizioni: non possiamo non considerare la possibilità di revisioni  come era solito accadere nelle ritraduzioni, dove spesso si aggiungevano od omettevano certe questioni per adattarle alla cultura dominante o alle preferenze culturali e ideologiche (e spesso religiose) del traduttore. Lo stesso Pingree ha evidenziato diverse contraddizioni nelle varie traduzioni del Picatrix consultate: in alcune di esse vi sono parti che in altre traduzioni non appaiono, gettando quindi un grande dubbio sulla genuinità del suo contenuto, specialmente di quello arrivato fino ai nostri giorni (come evidenziato dalla sua ricerca Between the Ghāya and Picatrix. I: The Spanish Version).

Sicuramente era presente nella biblioteca di Pico della Mirandola, era conosciuta da Ludovico Lazzarelli, cultore dell’ermetismo, ne parlano molti ed è più che logico ritenere che fosse presente una diffusione manoscritta in tutto il XV e XVI secolo. L’opera è un concentrato di filosofia naturale, ermetismo, concezioni e teologie cosmologiche, pratiche magiche. La struttura filosofica e gnostica dell’opera vede:

  1. l’esistenza di una Prima Materia ovvero Dio, un’entità che avvolge il tutto, una complessa architettura alla base della creazione di ogni cosa. È l’Uno;
  2. la Prima Materia è incorporea e aformale, da essa tuttavia derivano intellectus definita anche mens, lo spirito, la materia, gli elementi, e gli elementata;
  3. lo spirito è una entità che dall’alto scende verso il basso, esso si va a posizionarsi ubi caput est ovvero va ad aggrapparsi dove è presente materia;
  4. esisterebbe secondo l’idea del Picatrix una materia spirituale che appartiene alle stelle e una parte corporea che appartiene alle cose della terra;
  5. la materia che ci circonda sarebbe, secondo questa idea, permeata di materiale spirituale, che proviene dalle stelle; ogni oggetto, animato o inanimato, è dotato di spirito, ma la quantità e qualità di questa parte spirituale si legherà alla qualità della materia, destinando una unità altamente specifica;
  6. l’arte magica prevede quindi la capacità di indirizzare lo spirito nella materia;
  7. lo strumento più valido per realizzare quest’opera è il Talismano.

Il Picatrix nei primi capitoli stabilisce che tale opera non può essere compiuta da molti, ovvero solo da coloro che hanno padronanza e conoscenza dell’astronomia, della matematica, della musica, della metafisica, della filosofia naturale; il Mago deve compiere una profonda opera di conoscenza su sé stesso prima di poter realmente vedere gli effetti della sua opera. Deve incarnare, in un certo senso, il demiurgo perché il suo atto è divino, giacché attraverso la sua opera animerà i corpi, plasmerà gli oggetti di virtù e di spiriti: compiere ciò con superficialità e senza conoscenza e padronanza delle cose significa compiere opere pericolose, o inefficaci, o che si rivolteranno contro il mago o il portatore stesso.

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Le 28 immagini talismaniche della mansioni lunari, di Ibn al-Hātim

La ricerca che sto portando avanti relativamente alle mansioni lunari mi ha condotto ai codici organizzati da Federico da Montefeltro, Duca di Urbino, in cui appare un curioso manoscritto bilingue (arabo e latino) attualmente conservato nella Biblioteca Vaticana (Urb. Lat. 1384; Pls 14, 15, 16a). Il codice contiene tre opere scritte e tradotte dall’arabo da uno studioso che si faceva chiamare Guillelmus Raymundus de Moncata, conosciuto dagli storici del Rinascimento italiano come Flavio Mitridate.

L’indagine è stata condotta da Kristen Lippincott e David Pingree: ho acquistato la ricerca pubblicata in Journal of the Warburg and Courtauld Institute Volume 50 (1987) pp. 57-81 (28 pagine totali), con titolo “Ibn al-Hātim on the Talismans of the Lunar Mansions”. Grazie a questa ricerca procedo in questo articolo nell’indicare quanto è emerso dalla relativa lettura proponendovi le parti a mio avviso più interessanti (e un mio commento finale), con lo scopo di riflettere sulle mansioni o dimore lunari, sul loro uso e sulla loro elaborazione.

La prima parte del manoscritto

Ibn al-Hātim comincia, come è abitudine di tutti gli autori arabi, con un elogio a Dio e scrive: si dovrebbe sapere che il sublime e benedetto nome di Dio che ha posto il Sole tra i sei pianeti, ne ha posti tre sopra di esso e tre sotto di esso. Tra i tre che sono sopra uno di esso è l’Assassino ovvero Saturno che attraversa un segno in 30 mesi e il cielo in trenta anni circa. Poi sotto di esso ha posto Giove che attraversa un segno in un anno e la sfera in dodici e il cui nome è al-Burjisah. Sotto di esso ha posto Marte il Rosso che attraversa un segno in quarantacinque giorni e la sfera in diciotto mesi circa. Al di sotto è il Sole che attraversa un segno in un mese e la sfera in un anno. Più in basso è Venere il cui nome è Barḥif, attraversa un segno in venticinque giorni e la sfera in dieci mesi. Al di sotto di Venere è lo Scriba ovvero Mercurio, che attraversa un segno in otto giorni e la sfera in tre mesi e ventisei giorni circa, e sotto lo Scriba è la Luna che attraversa un segno in due notti e la sfera in ventotto notti. (continua descrivendo le fasi lunari)

Continua indicando che: Il Sole è l’Amir, Venere il Wazir, poi lo Scriba (ovvero Mercurio) che è il Messaggero, la Luna che è ineguagliabile Danzatrice, Giove il Giudice, l’Assassino (ovvero Saturno) il carceriere, Marte il Soldato e il Carnefice. Che Dio ci liberi da loro (da Saturno e Marte)! Amen.

L’autore attribuisce un significato o un ruolo ad ogni pianeta, in particolare:

  1. Al Sole affida il termine amīr che significa capo, principe, comandante traducibile come «emiro». Il Sole è visto come un emiro, concetto che nella società araba corrisponde ad un principe, un capo, come anche nella società religiosa Amīr al-mu’minīn ovvero «principe dei credenti», portato dal Califfo quale capo supremo della comunità musulmana. Al Sole viene associato un ruolo, una personificazione molto chiara e netta.
  2. A Venere affida il termine wazīr ovvero vizir dal persiano vezir che significa colui che decide, è in genere usato per identificare un consigliere politico o religioso, in questo caso è come se a Venere viene dato il ruolo di “consigliere” del Sole.
  3. Mercurio è identificato come scriba.
  4. La Luna come danzatrice.
  5. Giove come giudice.
  6. Saturno come l’assassino.
  7. Marte come soldato e carnefice.

Ibn al-Hātim prosegue descrivendo “le figure che sorgono” nelle 28 dimore lunari (che chiama palazzi) con le loro stelle e i loro nomi. Non è da sottovalutare il concetto di “figura che sorge”. Cosa significa? Questo termine in ambito astrologico e astronomico potrebbe significare “l’immagine” che si presenta all’ingresso della Luna in questa mansione, o dimora. Prosegue con una trattazione veloce delle ventotto mansioni lunari, che riepilogo velocemente.

Le 28 Dimore Lunari

secondo Ibn al-Hātim

La prima mansione lunare è chiamata Al Sharatain e riguarda due stelle, si dice che l’Ariete stellato (la costellazione) appartenga a queste due stelle. La sua immagine è quella di un Leone Nero avvolto da vesti, dotato di capelli, nella sua mano è una lancia, è pronto ad uccidere nemici, a demolire, frantumare. Quando desideri questo dovrai modellarlo (ovvero creare una figura di un leone nero che sguaina una lancia, vestito e dotato di capelli) fumigare con storace e seppellirlo nella casa del tuo nemico. Il nome del reggente (sovrano della mansione) è Geniel o Geriz. (Commento: le stelle di riferimento sono Sheratan e Mesarthim).

La seconda mansione lunare è chiamata Al Butain, sono tre stelle del ventre dell’Ariete stellato, piccole, non particolarmente luminose. La sua immagine è quella di un re incoronato. Modella la sua figura con cera bianca e mastice mescolati insieme. È per avere buoni incontri con i re (o con persone importanti) e per ottenere tutto ciò che desideri. Fumiga con legno di aloe e legno di sandalo. Il nome del sovrano della mansione è Enediel o Enedil. (Commento: l’autore pare riferirsi contrariamente ad altri testi consultati a tre stelle specifiche poste nel ventre dell’Ariete, diciamo nel “centro” della costellazione dell’ariete. Indica inoltre che sono stelle poco visibili. Nell’area del ventre dell’ariete stellato ci sono tre stelle disposte a triangolo ovvero 26 Ari con magnitudine 6.10, 32 Ari con magnitudine 5.45 e 30 Ari con magnitudine 6.45. A prescindere dalle stelle precise a cui si riferisce l’autore, queste sono poste nel ventre dell’Ariete stellato).

La terza mansione lunare è chiamata Al Thurayya ed è la coda dell’Ariete, sei stelle unite insieme e un’altra più piccola. La sua immagine è una ragazza che ha la mano destra sul capo, è vestita. Dovresti creare in questa mansione un anello di argento per l’amore tra un uomo e una donna, dovresti fumigarlo con mastiche e “fingernail of perfume” (probabilmente in senso figurativo i traduttori intendono dire “un po’ di profumo”). Il reggente della mansione è Amxiel. (Commento: l’autore si riferisce alla coda dell’Ariete ma parla anche di sei stelle unite da una più piccola, riferendosi ad un asterismo successivo alla coda dell’Ariete stellato, dove troviamo le Pleiadi. È presumibile, dunque, che l’autore si riferisca alla terza mansione come all’area compresa tra le stelle poste sulla coda dell’Ariete stellato ovvero 41 Ari Bharani (magnitudine 3.60), 35 Ari Barani II (magnitudine 4.65). 33 Ari Barani I (magnitudine 5.30) e l’ammasso di stelle delle Pleiadi dove rintracciamo in particolare la luminosa Alcyone (magnitudine 2.85) ed altre stelle molto luminose).

La quarta mansione lunare è chiamata Al Dabaran ed è l’occhio del Toro. È una stella rossa con cui sono due altre piccole stelle. La sua immagine è quella di un uomo con due corna. Dovresti modellarlo in cera rossa per generare l’inimicizia e l’odio. Fumigalo con storace. Poi sotterralo nella casa di colui che desideri. Il suo reggente è Assarez. (Commento: in questo caso è molto chiaro che l’autore si riferisce alla stella Aldebaran che in effetti è una stella molto luminosa, con magnitudine intorno a 1… secondo Stellarium 0.85).

La quinta mansione lunare è chiamata Al Hak’ah ed è la testa dei Gemelli stellati, sono tre stelle piccole e vicine tra loro. L’immagine è una testa senza corpo, una grande corona è su di essa. Dovresti modellarlo in un anello d’argento e incidere su di esso il nome del re (intende dire il nome del reggente di questa mansione) sulla gola dell’immagine. Dovresti fumigarlo con legno di sandalo. Portalo con te. Non entrerai alla presenza dei re e dei nobili ma il tuo desiderio sarà soddisfatto e il male del tuo nemico sarà respinto. In questa dimora ci sono due stelle, una piccola e l’altra è grande. Il reggente è Cabil. (Commento: l’autore cita la testa dei gemelli stellati; altri testi si riferiscono alle stelle poste sulla testa di Orione. Se ci riferiamo alle stelle sulla testa dei gemelli stellati è presumibile che l’autore si riferisce a Castore longitudine galattica +187 e Polluce longitudine galattica +192, la prima con magnitudine 1.90, la seconda 1.15 e 60 Gem con magnitudine 3.75. Vista l’immagine associata a questa dimora, e alla successione delle dimore, è tuttavia presumibile che la Luna nella quinta dimora era relazionata in realtà alle tre stelle poste nell’area di Orione ovvero a 37-39-40 Ori, tre luci poste triangolarmente proprio sul capo di Orione. Vista anche la successiva dimora lunare, che è più legata ai gemelli stellati vista la sua immagine, e poiché altri autori si riferiscono chiaramente all’area di Orione, ritengo che la posizione da considerare sia quella delle tre stelle sulla testa di Orione dove la più luminosa è 39 Ori, riferimento principale per questa dimora lunare).

La sesta dimora lunare è Al Han’ah ed ha tre stelle tra i due piedi dei Gemelli stellati. L’immagine è quella di due persone che si abbracciano. Modella questa immagine con cera bianca e fumigala con canfora e legno di aloe. Avvolgi la forma in uno straccio splendente (di tessuto lucente?) e tienilo con te e implora (il reggente). Sarai condotto all’amore e alle cure mediche. Il nome delle stelle è al-Zara e al-Mizan. Il nome del reggente è Dirachiel. (Commento: in questo caso è evidente che l’autore si riferisce alle due stelle più evidenti sui piedi dei gemelli stellati, ovvero Alhena e Alzirr).

La settima dimora lunare è Al Dhira ovvero il braccio del Leone. Si tratta di due stelle, una di loro è chiamata Sha’r Al ‘ Abur e l’altra Mardham al-Dhira’. Il nome abur significa cane vivace, questo perché i cani e anche le persone balzano alla sua ascesa. La sua immagine è quella di un uomo in piedi, le sue due mani sono tese come se stesse pregando. Modellalo in un anello d’argento, fumigalo con cera mescolata a mastice e profumo. È buono per entrare nella presenza dei sultani (ovvero di persone importanti) e per legare gli spiriti al corpo. Incidi il nome del re sul petto dell’immagine. Il suo reggente è Scheliel. (Commento: anche in questa mansione troviamo indicazioni diverse da quelle offerte in altri testi e autori, qui ci si riferirebbe ad alcune stelle che sono oltre i gemelli stellati, presumibilmente potremmo trovarci nella costellazione del Cane, visto il riferimento che viene fatto ai “cani che balzano” che saltano, ovvero una mansione che crea una reazione istintiva. Non ho tuttavia trovato informazioni sulle due stelle indicate dall’autore, ovvero a quale può riferirsi. Presumibilmente potremmo essere in una dimora collegata a Procione, una stella celebrata sin dai tempi dei babilonesi e nota anche agli arabi che la conoscevano come Al Shira. Notiamo che Al Shira è un nome molto simile ad Al Dhira (la D invece di S), e il primo nome ovvero Al Shira deriverebbe da aš-ši‘ra aš-šamiyah che significa “il segno siriano”. La longitudine galattica di Procione è successiva a quella delle ultime stelle della precedente mansione, ovvero +213°. L’unico indizio che ho per associare questa mansione a Procione è nella descrizione che l’autore fa di questa dimora, indicando che la Luna quando entra in essa i cani balzano… ed è un chiaro riferimento alla stella del Procione la più luminosa del Cane Minore stellato. La stella del Procione è stata venerata sin dall’antichità, dai Babilonesi come anche dagli antichi egizi. Curiosa, comunque, l’indicazione del “braccio del leone” che potrebbe anche riferirsi ad altre costellazioni, ci troviamo in un’area del cielo dove appaiono figure umane come quella dei Gemelli e di Orione…).

L’ottava mansione lunare è Al Nathra ed è il naso del Leone. Consiste in una nebulosa tra due piccole stelle. L’immagine che dovrai creare è quella di un’aquila il cui volto è quello di un uomo. La sua specialità è nell’eccellere nelle battaglie, nelle inimicizie tra uomini. Incidi questa immagine su piombo. Portala con te in battaglia per essere il vincitore. Il nome del suo signore è Aqaris. (Commento: l’indicazione è molto curiosa perché l’autore parla del naso del Leone, ovvero l’inizio del Leone, ma la descrizione che fa è di una nebulosa che citandola risulta visibile ad occhio nudo, che è quella posta al centro di due stelle del Cancro stellato. Ci riferiamo all’Ammasso Alveare noto anche come Presepe, magnitudine 3.75. L’ammasso è tra due stelle del Cancro stellato ovvero Asellus borealis e Asellus australis. Presumibilmente l’autore si riferisce a una Luna che posizionata in quest’area è “di fronte” a livello prospettico alla costellazione del Leone, ovvero al suo muso.)

La nona mansione lunare si chiama Al Tarf e le sue stelle sono poste nel bordo delle palpebre del leone stellato. Sono due piccole stelle. La sua immagine è quella di un uomo che pone la sua mano sui suoi due occhi. Modella questa immagine con cera nera. Riscalda un chiodo caldo e guidalo nei suoi occhi. Sospendi l’operazione al sorgere di Marte o Saturno. Incidi il nome (del reggente della mansione) insieme a quello della persona su cui vuoi rendere efficace l’azione. La sua specialità è quella di rimuovere la malattia degli occhi. Il suo signore è Rawyal. Se non si cauterizza (quindi il chiodo caldo serve per cauterizzare gli occhi dell’immagine di cera), incidi questa figura su piombo. (Commento: è evidente che la mansione si riferisce ad una stella vicino al Leone stellato e ai suoi occhi e che si chiama Alterf magnitudine 4.30. Ci riferiamo quindi a Lambda Leonis, la stella era conosciuta già nella tradizione araba proprio con il nome aṭ-ṭarf che significa la vista del leone).

La decima mansione lunare è Al Jabhah il volto e Qalb il cuore del Leone, sono quattro splendide stelle. La sua immagine è la testa di un leone senza corpo. Il nome del suo signore è Aradin. L’immagine serve per entrare in presenza dei re e curare le malattie e per estrarre il feto (favorire il parto?). Chi incide questa immagine su un sigillo d’oro o di rame rosso, e chi incide su di esso il nome del reggente di questa mansione, e chi fumiga il sigillo con muschio e noce ogni giorno, e chi prega nel nome del signore di questa mansione, e chi terrà con sé questo oggetto, vedrà meraviglie. Ma non indossare vestiti nuovi né compiere viaggi con questo sigillo. (Commento: l’autore cita diverse stelle luminose, ma è evidente che questa dimora abbia a che fare in particolare con la stella più luminosa della costellazione del Leone che è Regolo magnitudine 1.35 conosciuta anche come Al Kalb Al Asad. L’autore si riferisce al cuore del leone, Qalb ovvero Regolo, ma anche ad alcune stelle sul volto del Leone, luminose. Quindi potrebbe indicare anche Algenebi che è sul volto del Leone ma anche Aldhafera posta più sulla criniera. Per essere certi, sicuramente la Luna prossima a Regolo ci indicherà la decima mansione lunare).

L’undicesima mansione ha il nome di Al-Kirathin (altri testi riportano Al Zubrah) ed è composta da due stelle splendenti che penetrano all’interno del Leone. La sua immagine è quella di un uomo che cavalca un leone, nella sua mano destra è una fionda, la mano sinistra è sull’orecchio del leone. Il nome del suo reggente è Aqlul Liqabul. Fumigalo con i peli di un leone. Modellalo su un sigillo d’oro e incidi sulla testa il nome del signore di questa mansione. Dovresti pregare nel suo nome affinché ogni cosa sia appagata. (Commento: l’immagine associata a questa dimora è un uomo che cavalca un leone, quindi dà l’idea di stelle che hanno a che fare con la schiena del Leone. La stella associata è probabilmente Zosma che anche se non è propriamente sulla schiena del leone stellato nei nomi tradizionali arabi significa spalle e criniera ovvero Zosma e schiena ovvero Dhur altro nome a cui era associato questa stella).

La dodicesima mansione lunare è chiamata Al Sarfah ed è la coda del Leone. La mansione è rappresentata da una stella sulla coda del leone e la sua immagine è quella di un serpente che combatte con un uomo. Modella questa immagine con cera oppure creala su un piatto di piombo. Fumigala con assafetida e incidi il nome del suo signore sulla testa del serpente. Seppellisci l’immagine nella casa di chi desideri affinché possa generare separazione, inimicizia, odio, e affinché il luogo sia distrutto. Il nome del suo signore è Adhabisha. (Commento: ci riferiamo alla stella luminosa sulla coda del leone stellato, la Luna nei pressi di Denebola è nella sua dodicesima mansione).

La tredicesima mansione lunare si chiama Al-Awwa ed è formata da cinque stelle della Vergine stellata. La sua immagine è un uomo disteso di fronte a una donna. Modella questa immagine con cera rossa, la donna di cera bianca. Il nome del suo signore è Asarub. Fumiga con legno di aloe e ambra, avvolgi entrambe le immagini in un panno rosso per generare amore ed eccitazione sessuale. Alcune di queste stelle sono inclinate verso ovest, altre sono “dritte”. (Commento: ci troviamo sicuramente nella prima parte della costellazione della Vergine stellata, l’autore si riferisce a diverse stelle, posizionate anche in luoghi diversi. Fornisce anche altri nomi del reggente questo accade ogni qual volta l’immagine talismanica riproduce più figure. La stella più significativa e luminosa è in questa dimora sicuramente Zavijava, punto che possiamo usare come riferimento per la tredicesima mansione lunare).

La quattordicesima mansione è Al Samaka (altri testi riportano Al Simak), è costituita da due stelle una delle quali è al-Azal e l’altra è al-Rimah. La sua immagine è quella di un cane che morde la parte finale della sua zampa. Il nome del suo reggente è Anah. Incidi l’immagine su un piatto di rame rosso. Fumigalo con i peli di un cane. È per separare e per creare inimicizia. (Commento: contrariamente ad altri autori che vedono in questa mansione qualcosa di positivo e felice, l’autore associa a questa dimora sempre Spica, chiamata anche Azimech e Aiaraph, ma la traduce come una mansione infausta perché genera l’inimicizia).

La quindicesima mansione è Al Ghafr, rappresentata da tre piccole stelle non troppo brillanti. La sua immagine è quella di un uomo seduto che legge. Il nome del suo reggente è Aqualidh. Fumiga con profumo e incenso. Si dovrebbe incidere su (prosegue testo non chiaro). La sua specialità è quella di portare a termine l’inimicizia e l’odio. (Commento: ci riferiamo sicuramente alla stella Syrma magnitudine 4.05 unitamente ad altre stelle della costellazione della vergine come Algafar con magnitudine 4.15 e Rigiilawwa con magnitudine 3.85).

La sedicesima mansione lunare è Al-Zibanun (in altri testi Al-Jubana) e le sue stelle sono le due corna dello scorpione (???). La sua immagine è quella di un uomo seduto su un trono, nella sua mano c’è una bilancia, il nome del suo signore è Asarut. Dovresti inciderlo su un sigillo d’argento. La sua specialità è per la vendita e l’acquisto quindi a favore del commercio. (Commento: in realtà l’autore si riferisce ad un’area del cielo dove troviamo un insieme di costellazioni che vanno dalla Bilancia, allo Scorpione, fino al serpente di Ofiuco. È evidente dal nome della mansione stessa che ci si riferisce alle punte della Bilancia Stellata, dove tra le più brillanti troviamo Zuben Eschamali e Zubenelgenubi).

La diciassettesima mansione lunare è Al-Aklil (in altri testi Iklil Al Jabhah) con le sue tre splendenti stelle. La sua immagine è quella di due scimmie. Il nome del suo signore è Aryath (nome di una scimmia) e l’altro nome è Adhniyab (il nome dell’altra scimmia). Incidi l’immagine su un sigillo di ferro o cera rossa. Avvolgilo nella pelle di una scimmia, fumiga con peli di scimmia o con squame di serpente. Seppelliscilo in qualunque luogo tu voglia, prega il suo nome e sulla gente di questo luogo. Espellerà o terrà lontani i ladri. (Commento: consultando anche altri testi, dovremmo riferirci all’area del cielo in cui la Luna incontra Acrab e Deschubba, qui la Luna sarà nella diciassettesima mansione).

La diciottesima mansione è il cuore (qalb) dello Scorpione dove una stella rossa è posta tra due piccole stelle brillanti (chiamata in altri testi Al Kalb). La sua immagine è quella di due scorpioni, incidilo su un sigillo di rame rosso e fumigalo con il corno di un cervo, per sette notti. Collocalo nei pressi di una abitazione affinché i serpenti (o gli scorpioni) non entrino in casa. Proteggerà dal dolore. Ponilo ove il serpente ha morso o lo scorpione ha punto e lo libererà (dal veleno). Uno dei due Scorpioni si chiama Ahibiyal. L’altro Aghiyal. (Commento: è evidente che qui ci troviamo su Antares, la Luna nei pressi di Antares è nella diciottesima dimora lunare).

La diciannovesima mansione è la coda dello Scorpione Al-Shiwwal (in altri testi Al Shaula). Sono due stelle e un’altra splendente sotto la quale sono altre tre. La sua immagine è quella di due donne una delle quali ha posto la mano sulla sua vulva e il suo nome è Adhniyal mentre l’altra immagine è distesa su di un fiume d’acqua. Crea questa immagine con cera bianca o incidila su piombo. Fumigala con storace liquido e avvolgila in un panno di cotone. Appendila o posizionala sulla vagina della paziente. Prega nel nome del suo signore. La sua specialità è quella di far defluire il sangue delle donne. Il nome del secondo reggente è Abriyal. (Commento: ovviamente ci riferiamo alla stella Shaula, quando la Luna è ai suoi pressi ci troviamo nella diciannovesima mansione. Pare che in questa dimora si facciano lavori specifici per la sanità dell’utero della donna).

Ventesima Mansione Manca Immagine

La ventesima mansione (manca nel testo consultato; in altri testi è definita con il nome di Al Naain, e ci si riferisce all’arco del Sagittario, alcuni associano la dimora alla stella Ascella ma stante alla descrizione dell’immagine associata è molto più probabile che ci troviamo nell’area dell’Arco del Sagittario Stellato, dove risulta molto più brillante di Ascella la stella Alnasi. Favorevole per l’acquisto del bestiame, ma non è buona per i viaggi o le collaborazioni. L’immagine è quella diuna testa e braccia di uomo nel corpo di un cavallo, dotato di un arco e di una freccia. Il reggente è Queyhuc. Suffumicazione con peli di lupo.)

La ventunesima mansione (non è riportato il nome, altri testi indicano Al Baldah). Non è descritta l’immagine ma è presente la rappresentazione grafica nel manoscritto originale (in altri testi di legge infatti che è uomo con più volti). Fumiga l’immagine con zolfo e ambra, unitamente a capelli di un uomo, per tre notti. Seppelliscilo in un luogo che desideri con lo scopo di separare le persone. Prega nel nome del suo signore. Il suo nome è Kawyakifah. La sua specialità è quella di portare il vuoto, l’allontanamento. (Commento: non sono riportate indicazioni di stelle, è evidente visto il suo nome comune che ci si riferisce ad una mansione collegata alla stella Albaldah del Sagittario stellato).

La ventiduesima mansione è (Al) Sa’d al Dhabih. L’immagine associata è quella di un leone tra le cui due zampe è una volpe. Fumiga con i peli di un leone dopo aver inciso l’immagine nella cera, seppelliscila nel nome del wazir che vuoi, e prega nel nome del suo signore. Genera distruzione e miseria. Il suo nome è Ufit aranit. La sua specializzazione è quella di separare i re e i loro ministri. Due sono le stelle di questa mansione, non molto brillanti, che alla vista sembrano una sola luce. (Commento: ci riferiamo alle stelle del Capricorno stellato, Algedi che si distinguono in Algedi Prima e Algedi Seconda e in effetti sembrano all’occhio una sola luce. Sono poste sulle corna del capricorno stellato).

La ventitreesima mansione è Al Sa’d al Bula ed è composta da due stelle uguali. Il suo nome è Bala (Bula) e la sua immagine è quella di un leone, la sua testa è quella di un cane, il suo corpo quello di una scimmia. Dovresti modellare questa immagine con l’argilla. Fumigalo con i peli di un cane o di un lupo, prega nel nome del suo signore. Seppelliscilo nella casa di chi vuoi distruggere. Il nome del suo signore è Sani sanahin. La sua specialità è quella di imporre la rovina e la malattia su chi desideri. (Commento: l’autore si riferisce alla stella Al Bali ovvero Epsilon Aquari, dall’arabo البالع albāli‘  cioè colui che inghiotte. La stella è posizionata sopra alla costellazione del Capricorno, e fa parte di una sezione dell’Aquario stellato).

La ventiquattresima mansione lunare si chiama Al Sa’d al Su’ud e la sua immagine è quella di una donna che allatta il suo bambino. Modella questa immagine o incidila sul corno di un ariete. Recita il nome del suo reggente e seppellisci in casa in modo tale che la sofferenza (la malattia) non raggiungerà il bestiame tanto meno la gente di quella casa, per la potenza di Dio. Il signore di questa mansione è Afratim abriyas. La sua specialità è migliorare le condizioni del bestiame, l’allontanamento di rettili, allontanamento dalle malattie infettive e da altri malanni. (Commento: l’autore si riferisce alla porzione del cielo in cui incontriamo Sadalsuud ovvero Beta Aquarii. Il nome della stella deriva dall’arabo سعد السعود sacd as-sucūd, che significa fortuna delle fortune. È una delle mansioni più positive per quanto riguarda la protezione del corpo dalle malattie).

La venticinquesima mansione si chiama Al Sa’d al Ahbiyah. L’immagine è quella di due uomini, uno dei quali sta curando una malattia e l’altro è su una pianta il cui frutto è tra le sue mani. Modella questa immagine in un pezzo di legno di fico bianco. La sua specialità è quella di migliorare la condizione della terra arabile e dei frutteti ogni volta che la seppellirai nell’area di interesse, e la proteggerà dalle piaghe e dalle calamità dei cieli, fumiga l’immagine con fiori di alberi da frutto. Il nome del suo signore è Asyall. Sono quattro le stelle che formano un triangolo e al centro di questo vi è la quarta stella. (Commento: la stella a cui si riferisce l’autore è certamente Sadalbachia ovvero Gamma Aquarii).

La ventiseiesima mansione lunare si chiama Al Fargh al Mukdim. L’immagine è quella di una donna i cui capelli pendono verso il basso, su di lei ci sono varietà di panni colorati, tra le sue due mani è un recipiente (o una ampolla o un piattino) in cui è contenuto un profumo che usa su di sé. Modellala con il nome della donna che desideri, usando cera bianca e mastice. Usa fumi di vari profumi. Incidi sul suo petto il nome dell’uomo che supera il suo amore per sé stessa. Il nome del signore di questa dimora è Nafsiyal taghriyal. La sua specialità è per l’amore, per promuovere la lussuria. Quattro sono le stelle di questa mansione, posizionate in modo tale da sembrare un recipiente. (Commento: la stella di riferimento generalmente indicata è Markab, ci troviamo nell’area di Alfa Pegasi. In effetti Albiruni descrive questa mansione indicando che l’asterismo è di Pegaso, indica che ci sono quattro stelle a forma di piattino, significa luogo in cui versare l’acqua. Se osserviamo l’area di Markab a livello prospettico dalla terra notiamo una serie di stelle che vanno a formare una specie di piattino, stelle composte da 70 Peg magnitudine 4.50, 54 Peg ovvero Markab magnitudine 2.45, 46 Peg ovvero Sudalnujum magnitudine 4.20 e 42 Peg ovvero Homan magnitudine 3.40. Ritengo che probabilmente questa mansione appartiene a quest’area di Pegaso dove possiamo riferirci alla stella più luminosa ovvero Markab).

La ventisettesima mansione lunare è Al Fargh al Thani e la sua immagine è quella di un uomo che ha le ali. Modella questa immagine con argilla rossa. Metti assafetida e storace. Fumiga con cera e olio minerale. Incidi il nome del reggente sulla fronte del personaggio dell’immagine. Il nome del suo signore è Amriyal lamiyal. La sua specialità è la rovina di qualunque bagno (inteso come terme) e la corruzione di tutta l’acqua in modo che nessuno ne possa beneficiare (per avvelenare). (Commento: la mansione si riferisce alla stella Alpheratz ovvero Alfa Andromedae. Le ultime mansioni sono più complicate da osservare, infatti dovremmo trovarci sempre nell’area di Pegaso. L’immagine talismanica vede un individuo alato, e le ali potrebbero proprio essere quelle di Pegaso stellato ma essendoci una figura umana l’area è anche quella verso Andromeda. Il riferimento quindi è per Alpheratz una stella che a livello prospettico è tra le ali di Pegaso e Andromeda).

La ventottesima mansione si chiama Al Batn al Hut e la sua imagine è quella di un pesce il cui dorso è striato di colori, nella sua bocca vi è un piccolo pesce. Modella questa immagine in argento. Fumigalo con la pelle di una capra. Legalo in un luogo in cui si desidera cogliere i pesci, usa una corda resistente. Il nome del suo signore è Anush. La sua specialità è attirare i pesci (per la pesca). (Commento: di solito ci si riferisce a Mirach. Tuttavia l’immagine talismanica ci parla di un Pesce che tiene nella sua bocca un altro Pesce. L’area di Mirach è eccessivamente spostata rispetto a questa immagine stellata, quindi è più probabile che ci troviamo nella ventottesima dimora lunare quando la Luna è prossima alla stella 83 Psc proprio sulla bocca di uno dei due pesci stellati, magnitudine 4.50).

Sull’uso delle fumigazioni

E per quanto riguarda l’uso del fumo (delle suffumicazioni) l’autore dice che attraverso di esso penetrano e si muovono gli spiriti, il signore di ogni dimora quindi agirà attraverso i fumi dell’incenso affinché siano mossi gli spiriti e le proprietà della mansione lunare e affinché essi possano agire sull’immagine dell’oggetto di ogni dimora lunare. E questo andrà compiuto nominando i reggenti di ogni mansione nel nome di Dio che è il signore dei due mondi (ovvero signore delle entità reggenti delle mansioni lunari e signore delle cose che si compiono nel mondo sublunare).

CONCLUSIONI

La conclusione che traggo da questo approfondimento è che nelle mansioni lunari, almeno quelle indicate da Ibn al-Hātim, non sempre le incisioni si svolgono su metalli o su talismani veri e propri (o come li intendiamo noi oggi). Non sono citate mai incisioni su pietre preziose; frequentemente notiamo che Ibn al-Hātim parla di incisioni su oggetti naturali come il corno dell’Ariete, o su materiali naturali come il legno di fico bianco, o ancora si usa spesso fare delle forme modellandole con la cera, o ancora vi è il ricorrente uso di rame rosso, come anche di piombo, frequente è l’uso dell’argento, nonché l’abitudine di avvolgere gli oggetti in panni colorati. L’oggetto deve essere portato con sé, a volte va seppellito. Alcuni materiali risultano di facile consunzione come quelli di cera, o quelli su legno. Si cita a volte l’uso di argilla. A me pare evidente che nelle mansioni lunari lo scopo era quello di imprimere su un oggetto a cui era data una certa forma le proprietà delle dimore lunari. Tali proprietà sono legate alle immagini associate ad ogni dimora.

Sulla valutazione della mansione lunare, dipende dal testo a cui vogliamo rivolgerci. Se ci riferiamo al Picatrix terremo in considerazione le posizioni eclittiche. Ma le mansioni qui riportate sono quelle indicate da Ibn al-Hātim: pare evidente che questo autore ad ogni mansione indichi una stella precisa, quello che sta facendo è indicare una stella fiduciaria! Non riporta indicazioni di longitudine eclittica ma pare quasi dire che “se vuoi fare una certa mansione guarda la Luna quando è con la stella fiduciaria della dimora lunare”. Capisco che questo possa generare in chi lavora con le mansioni qualche perplessità, ma queste sono le indicazioni di Ibn al-Hātim e non del Picatrix e l’autore propone chiaramente posizioni siderali ovvero indica le specifiche stelle fiduciarie di ogni dimora lunare.

Infatti, se decidessi di considerare i testi di altri autori (parlo per me) specialmente quelli che identificano per ogni mansione una Stella Fiduciaria, sarei portato per una “logica astronomica” a considerare la Luna in relazione alla Stella Fiduciaria della mansione lunare. In questo modo se devo realizzare una incisione relativa alle virtù di Aldebaran, lo farò quando la Luna è con Aldebaran, e considererò le indicazioni della relativa mansione per conoscerne le proprietà naturali. Questo inoltre (almeno al sottoscritto) fornisce una logica astronomica e rispetta il principio di Ermete Trismegisto che tra i vari paradigmi indica che le cose in alto sono come le cose in basso dunque per logica astronomica per unire una cosa che appartiene per esempio ad Aldebaran devo fare in modo che la Luna sia con Aldebaran e non in un altra posizione. Capisco tuttavia che questa mia posizione è contraria con l’uso comune che si fa delle mansioni, e rimane dunque una mia scelta operativa frutto tuttavia di una logica astronomica e non di una opinione astratta.

Ne consegue che ognuno opererà con le mansioni lunari in base al suo spirito critico nei confronti delle fonti e in base a come decide di acquisirle e assimilarle.

La descrizione delle 28 Dimore Lunare o Mansioni

Ho raccolto le informazioni principali di ogni mansione lunare, proponendo alcuni consigli elettivi per quanti fossero interessati a sperimentare l’uso delle mansioni.

CLICCA QUI per l’elenco COMPLETO delle dimore o mansioni lunari.

BIBILIOGRAFIA

Ho consultato il testo
Kristen Lippincott e David Pingree: ho acquistato la ricerca pubblicata in Journal of the Warburg and Courtauld Institute Volume 50 (1987) pp. 57-81 (28 pagine totali), con titolo “Ibn al-Hātim on the Talismans of the Lunar Mansions”.

Le immagini delle 28 dimore lunari sono tratte dal manoscritto digitalizzato dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, lo stesso consultato da Lippincott e Pingree, consultabile al seguente link

https://digi.vatlib.it/view/MSS_Urb.lat.1384?ling=it

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I 7 Anelli Planetari di Petrus Arlensis

Partendo da una ricerca riferita al Lapidario di Camillo Leonardi, mi sono imbattuto in un altro lapidario che mi ha particolarmente colpito ovvero quello di Petrus Arlensis de Scudalupis. Non ho reperito molte informazioni biografiche su questo autore. Scopro però che è nato nel 1580, muore nel 1637. È definito “hierosolymitanus presbyter”, autore di “Sympathia septem metallorum ac septem lapidum ad planetas” (il lapidario che ho consultato e trovato casualmente) e per quello che trapela dalle sue pagine pare rigettare categoricamente le teorie e i principi della precedente magia caldea e persiana a favore della sola tradizione ebraico-cristiana.

INDICE ARGOMENTI

Chi era Petrus Arlensis e contesto storico.

Contenuto del lapidario.

Immagine degli Anelli Planetari realizzata da Petrus Arlensis

Descrizione degli Anelli Planetari secondo Petrus Arlenisis

Principio su cui si basa l’arte talismanica

Proprietà dei sette anelli planetari

Segnalazione approfondimento sui Lapidari a cura di “La Società dello Zolfo” e Pagina Facebook di Artigiani di Talismani secondo i dettami dell’Arte “Atria Radiis”

Chi era Petrus Arlensis e contesto storico

È sicuro che Petrus Arlensis è stato un medico, chimico (alchimista) e scrittore, partiamo col considerare il contesto storico. Ci troviamo nel XVI secolo e la tradizione dei lapidari è il best seller dell’epoca. Infatti è possibile ancora oggi consultare numerosi lapidari digitalizzati da diverse biblioteche: sono innumerevoli e molti non sono mai stati sfogliati o studiati. Credo che dai Lapidari potremmo trovare informazioni o curiosità astrologiche ancora oggi inesplorate, o perché no informazioni sulla logica delle associazioni dei pianeti e dei metalli ai sette pianeti, non sempre molto chiare sulle diverse fonti utilizzate dai vari autori. Nel periodo di Petrus troviamo anche lo Speculum Lapidum di Camillo Leonardi, il De Gemmis di Franciscus Rueus, le opere di Petrus Costantius Albinus de Villanova. Possiamo facilmente notare nei diversi lapidari una esposizione diversa dei contenuti: chi porta avanti una tradizione magica proveniente dalle fonti arabe, e chi invece pare volerla superare e criticare come fece Petrus Arlensis de Scudalupis, probabilmente in nome delle sue convinzioni religiose totalmente votate alle tradizioni ebraico-cristiane.

Contenuto del lapidario

CONTENUTO DEL LAPIDARIO DI PETRUS ARLENSIS

Il Lapidario di Petrus Arlensis riporta informazioni sui metalli e sui pianeti associati ai sette pianeti. Il testo è in latino, e per motivi di tempo mi sono limitato a comprendere solo alcuni passaggi in riferimento alla scelta delle pietre e alla loro associazione ai sette pianeti. Tuttavia c’è da dire che la particolarità di questo Lapidario è che riguarda un trattato composto da un autore contrario alla magia caldea, persiana, araba, o comunque all’eredità della letteratura del suo tempo per quanto riguarda l’Arte Talismanica. Quindi si tratta di una testimonianza di un fervido credente, un presbitero investito di onorificenze clericali, cristiane, cattoliche. Ci troviamo in un periodo della storia dove la Chiesa condanna ferocemente l’uso di certe tradizioni “magiche” che le considera contrarie alla Legge di Dio. Ciò che invece la Chiesa pare non condannare è l’uso dell’Astrologia per scopi naturali, per esempio la iatromatematica (o astrologia medica) ma anche l’astrologia del clima non erano soggette a forti condanne da parte della Chiesa. Petrus Arlensis si trova comunque a trattare un argomento che può facilmente indurre a inquisizione e al rischio di condanna. Ecco che nel manoscritto, Petrus sottolinea in ogni paragrafo la sua distanza dalle “idiozie” degli Arabi e sulle credulonerie dei suoi predecessori, condannandole profondamente. Critica anche l’Arte Elettiva dicendo che eleggere la creazione di un manufatto è in un certo senso ridicolo perché ciò che conta è prima di tutto la proprietà della pietra o del metallo: infatti secondo l’autore al di là dei decreti celesti la pietra che utilizzeremo intenderà infondere comunque la sua natura. Tuttavia anche Petrus Arlensis associa una relazione tra Pianeti e Pietre e consiglia di realizzare certi manufatti in modo tale che la natura della pietra sia il più possibile rappresentata dal cielo. Quindi sovente va in contraddizione: da una parte “negando” dall’altra poi sottilmente e in modo generico “confermando” le idee degli arabi.

È inevitabile ritenere che in questo periodo alcuni autori scrivessero anche sotto una “minaccia culturale” non di poco conto, quella della Santa Inquisizione. E possiamo pensare che molti scrivessero anche in modo tale da impedire il più possibile certe accuse. Come dire: io ti dico che gli Arabi eleggevano la creazione delle pietre secondo decreti elettivi del cielo, ma ti dico pure che è una idiozia, ma ti dico pure che comunque è sempre meglio avere il supporto del cielo nella creazione di un manufatto che vogliamo per esempio usare per curare un morbo. Appunto: contraddizioni una dietro l’altra.

Rimane comunque interessante il contenuto di questo lapidario, in particolare la proposta che fa l’autore per il montaggio di Sette Anelli Planetari, ogni anello è di un metallo legato ad un pianeta specifico, e per ogni anello è incastonata una pietra legata sempre al pianeta. Questi manufatti secondo l’autore rilascerebbero nella persona che li indossa una serie di proprietà naturali (potremmo dire “proprietà minerali”) per favorire certi equilibri temperamentali e fisici, sono dunque oggetti indicati più per questioni di benessere fisico che per questioni “magiche” (tipo un anello planetario per trovare l’amore sarebbe stato considerato, secondo la cultura di Petrus Arlensis, un oggetto diabolico).

Immagine degli Anelli Planetari realizzata da Petrus Arlensis

Descrizione degli Anelli Planetari secondo Petrus Arlenisis

ANELLO DI SATURNO: realizzarlo in piombo, incastonare una pietra di turchese.

ANELLO DI GIOVE: realizzarlo in stagno, incastonare una pietra di corniola.

ANELLO DI MARTE realizzarlo in ferro, incastonare una pietra di smeraldo.

ANELLO DEL SOLE realizzarlo in oro, incastonare una pietra di diamante o zaffiro.

ANELLO DI VENERE realizzarlo in rame, incastonare una pietra di ametista.

ANELLO DI MERCURIO realizzarlo in argento vivo (? amalgama), incastonare una pietra di magnetite anche se andrebbe proprio tradotto come “un magnete” cioè letteralmente una calamita!

ANELLO DELLA LUNA realizzarlo in argento, incastonare una pietra di cristallo (di rocca).

L’autore dice che non solo la disposizione del cielo è importante nelle fasi elettive per la costruzione di un oggetto, che in certi momenti pare invece criticare ferocemente, anzi è più importante saper scegliere la pietra adatta e più adeguata. Se associamo al Turchese il pianeta di Saturno, l’autore vuole dirci che non tutte le pietre di Turchese apparterranno a Saturno ma solo quelle che rispettano certi criteri. Quindi per l’autore l’attenzione è da porsi non solo nelle scelte elettive delle disposizioni celesti, ma prima di tutto sule “scelte selettive” nel momento in cui dobbiamo scegliere una pietra.

Turchese

ANELLO DI SATURNO – per questo anello l’autore indica la pietra di Turchese, dice che la pietra di turchese più adatta è quella che ha la colorazione blu/celeste più intensa, con sfumature bianche.

Corniola

ANELLO DI GIOVE – per questo anello l’autore indica la Corniola, dice che di queste pietre ve ne sono molte anche in Italia e in Europa in genere, ma sono tutte non adatte, meglio rivolgersi all’oriente (?) per cercare corniole dal colore rosso intenso, indica che la pietra deve essere di “colore aggregato” a rievocare quel rosso che si vede quando il sangue coagula. Eviteremo secondo l’autore corniole con troppe sfumature, o con inclusioni di colorazioni evidentemente diverse dal colore principale che è “rosso sangue coagulato”. Per questa pietra dice che attenua i dolori della testa e distende i nervi.

Smeraldo

ANELLO DI MARTE – l’autore associa a questo anello la pietra di Smeraldo, dice di optare per smeraldi che provengono da ambienti incontaminati, verdeggianti, ovvero da preferire i luoghi di estrazione immersi in una natura intensamente fitta di vegetazione. Optare per smeraldi verdi brillanti, verdi intensi, in parole semplici consiglia uno smeraldo intensamente verde privo il più possibile di inclusioni cromatiche diverse dal verde. Dice che questa pietra “assorbe e mantiene il calore”, quindi messa in bocca “rinfresca”. Forse vuole dire che toglie le infiammazioni di qualsiasi tipo proprio perché il verde rievoca i boschi e la natura fresca e umida, e poiché la pietra conserva e mantiene calore riesce a “togliere” o ad assorbire i mali di Marte che sono principalmente anche quelli associati alle infezioni e infiammazioni (che sono patologie in cui si verifica aumento del prurito e del calore nelle aree per esempio di una ferita purulenta). La pietra eliminerebbe questo calore. Ecco che anche se la pietra è della natura di Marte, ha una funzione sfiammante, quindi, renderebbe ciò che è della natura di Marte più “accomodante” per la persona.

Zaffiro

ANELLO DEL SOLE – l’autore indica lo Zaffiro. In particolare pare suggerire quelle pietre di zaffiro che emettono luci bianche… (riflessi quindi?). In effetti lo zaffiro può avere delle colorazioni tali che i riflessi possono risultare biancastri. Pare dunque indicare che tra le pietre dello Zaffiro opteremo per quelle che emulano in un certo senso l’azione del sole, che sprigiona luce visibile, quindi opteremo per pietre riflettenti luci biancastre.

Ametista

ANELLO DI VENERE  – per la pietra di Venere abbiamo alcune indicazioni che ci fanno comprendere il pensiero dell’autore. Associa le pietre di Ametista ma indica di scegliere pietre pure, prive di infiltrazioni di altri elementi oppure di inclusioni “impure” perché ogni inclusione impura rappresenterà un impedimento per la pietra nell’elargire la natura (e i benefici) di Venere. Questo ci fa capire bene che l’autore quando parla di “elezione” nei confronti delle pietre non si sta riferendo all’Astrologia elettiva (visto che critica profondamente anche gli arabi circa questa arte) ma si riferisce alla “scelta” della pietra, una scelta secondo criteri organolettici di purezza, lucentezza. Secondo l’autore prima di incastonare una pietra e di usarla per un talismano o un anello planetario dobbiamo verificare che la pietra sia “pura” e non sia contaminata da inclusioni che rappresenterebbero veri e propri impedimenti nell’elargizione da parte della pietra dei doni promessi dalla natura del pianeta associato.

Magnete

ANELLO DI MERCURIO – dice l’autore che il Magnete è una pietra di mercurio e che non è Mercurio a darci i suoi doni ma è la pietra a rievocarli, dice che il Magnete si comporta come Mercurio perché attira a sé le cose e Mercurio è un attrattore, un comunicatore, un pianeta veloce, frequentemente in moto retrogrado, sempre vicino al Sole, il magnete quindi nella sua funzione “attrattiva” emula in un certo senso le qualità del pianeta Mercurio, ecco che secondo l’autore il magnete si associa a Mercurio per una sua intrinseca qualità naturale. Per quanto riguarda l’anello di Mercurio vorrei soffermarmi anche sull’indicazione del metallo proposta dall’autore. L’autore parla di Argento Vivo, concetto con cui ci si riferisce al Mercurio come metallo. Tuttavia, il Mercurio è un metallo che alle temperature ambientali è liquido. Quindi a quale metallo si riferisce l’autore? Ovviamente alla Amalgama d’argento, una lega metallica usata anche in antichità (citata anche da Sant’Agostino) composta da una combinazione di metalli come argento, mercurio, stagno, rame. L’aggiunta di mercurio in questa lega garantisce, proprio per la sua fluidità, una gradevole morbidezza e flessibilità. Notiamo che Mercurio come pianeta, anche nella tradizione araba del Picatrix, è definito multiforme, ne maschile ne femminile, ne buono ne cattivo, dotato di più colori, multi variegato, plastico, adattabile. Ecco che l’Amalgama pare la lega metallica più congeniale per Mercurio-pianeta perché è una lega di più metalli, ed è un metallo plastico, morbido, che differisce da tutti gli altri. È doveroso precisare che l’amalgama contenente mercurio è stata utilizzata anche nella medicina odontoiatrica come leghe da otturazioni. Una serie di studi hanno dimostrato che queste leghe con il tempo, e sottoposte a usura, rilasciano piccole dosi di mercurio che evaporerebbe nel tempo. Gli studi però dimostrano che queste dosi rilasciate sono molto piccole, quasi insignificanti, rimane comunque un metallo che contiene un elemento tossico che è appunto il mercurio. Oggi con le conoscenze che possediamo, possiamo per un Anello di Mercurio optare per leghe metalliche dove non inseriremo metalli tossici (come il mercurio), ciò che conta secondo l’autore è utilizzare una lega che sia composta da più metalli perché è tipico di Mercurio rappresentare tutto ciò che è multiforme e variegato (quindi opteremo per una lega per esempio di argento, rame, stagno, zinco, ferro, oro eccetera).

Cristallo di Rocca

ANELLO DELA LUNA – di cristalli ne esistono tanti, dice l’autore, ma per un anello lunare opteremo per il cristallo di rocca perché la sua lucentezza e il modo in cui riflette la luce rievoca la luce lunare, che non offende mai gli occhi.

Principio su cui si basa l’arte talismanica

Questione affrontata anche in altri articoli, e che ripropongo brevemente. L’Arte Talismanica si basa sul principio della SIMPATIA termine che deriva dal greco sympatheia, parola composta da συν + πάσχω (syn + pascho = συμπάσχω), letteralmente «patire insieme» oppure «provare emozioni insieme…». Il concetto della Sympatheia è alla base della teoria talismanica secondo cui le cose del mondo sublunare (per intenderci metalli, pietre ed erbe) hanno una simpatia ovvero una correlazione e relazione a certe cose del mondo celeste (stelle fisse, pianeti del settenario, e anche i 12 segni zodiacali). Tali legami informano dunque sulla natura della cosa del mondo terrestre, cioè se ho bisogno dei favori di Mercurio cercherò di entrare in contatto il più possibile con “cose” che appartengono a Mercurio e che posso ritrovare sulla terra attraverso per esempio metalli, erbe e pietre associati al pianeta. Questa forma di Arte risponde alla Sentenza VIII del Centiloquio Pseudo-tolemaico che dice “l’animo sapiente collabora con l’azione della sfera celeste come il contadino collabora con le forze della natura e potando” ovvero colui che conosce queste cose potrà attraverso gli oggetti della terra (erbe metalli e pietre) operare affinché siano concessi i favori del cielo. Dal punto di vista più pratico tali favori sarebbero secondo quest’Arte connessi alla capacità di questi oggetti di suscitare certe azioni sul temperamento individuale. Ovvero secondo quest’Arte se mi metto in relazione a cose della natura di Marte, inevitabilmente il mio temperamento tenderà ad amplificare i suoi lati connessi alla natura marziale. Si usa eleggere il momento più adatto ponendo il pianeta associato per esempio alla pietra che stiamo incastonando in un talismano in condizioni di essenzialità e di accidentalità favorevoli, e ponendo sempre la Luna in contatto con il pianeta-fulcro.

Proprietà dell’anello planetario

ANELLO DI SATURNO: proteggere la vecchiaia, fortuna nell’agricoltura o nelle attività generali con la terra, per avere capacità di giudizio, prontezza nella capacità di risolvere ogni impedimento, acutezza e autorità.

ANELLO DI GIOVE: per favorire una condotta onesta o attività oneste, bellezza, eleganza, per favorire cariche autorevoli, per avere giustizia, per aumentare i propri possedimenti, per migliorare le finanze in genere.

ANELLO DI MARTE: per condurre le battaglie, le dispute, le strategie al meglio e in modo vincente, per avere capacità di comando, di leadership, per aumentare il coraggio, la determinazione, la prontezza negli affari, le speculazioni.

ANELLO DEL SOLE: per avere buoni rapporti con i principi, i re, i nobili, o le persone che contano, per aumentare il proprio carisma nel mondo, per infondere autorità in ogni cosa, per vedere tutto ciò che si ha intorno chiaramente, per svelare i nemici.

ANELLO DI VENERE: per favorire bellezza, amore, gioia, piacere, sessualità, matrimonio, arte, ecc ecc

ANELLO DI MERCURIO per favorire saggezza, capacità poetica ed eloquenza, commercio e contrattazioni commerciali favorevoli, per affrontare senza danno e con vantaggio le questioni finanziarie legate alle tasse, per conoscere le cose, apprendere, per conoscere le cose superiori, per arricchirsi intellettualmente.

ANELLO DELLA LUNA: per favorire o proteggere il corpo, nella sua componente vegetativa e organica, per contrastare i mali dell’animo, per favorire sentimenti, cordialità, amicizia, per favorire viaggi e spostamenti, e per favorire lo scorrere di un tempo che sia sempre propizio.

FONTI

Consultato direttamente il manoscritto presso
BIBLIOTHÈQUE NATIONALE DE FRANCE

LINK E SUGGERIMENTO
Un approfondimento sui lapidari curato da “La società dello Zolfo” con Mattia Mazzeo, Irene Zanier e Margherita Fiorello.
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