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Epilessia e Luna Mercurio: da Tolomeo a prima di Tolomeo nel mondo dei babilonesi

Nella Tetrabiblos, Libro Tre, Capitolo XV ovvero “Mali dell’Animo”, Claudio Tolomeo affronta le insofferenze dell’animo e della mente, viste sia come malattie e disagi del corpo, sia come alterazioni dell’animo. Nella trattazione dei Mali dell’Animo si affrontano malattie che possono essere connesse alla relazione con gli altri, nonché ai comportamenti e atteggiamenti della mente e dell’animo; Tolomeo indica anche i concetti di possessioni divine e demoniache, di alterazioni della coscienza, di conseguenza si parla anche di stati d’animo connessi all’euforia come anche alla depressione. In particolare, quando mi sono relazionato a questo argomento, ho voluto ragionare sul concetto di “epilessia” indicato da Claudio Tolomeo.

“Sono per lo più epilettici coloro nelle cui geniture la Luna e Mercurio sono incongiunti (non relazionati, non comunicano tra loro) oppure rispetto all’orizzonte orientale, mentre Saturno di giorno e Marte di notte sono angolari ed osservano la menzionata figura”

Claudio Tolomeo dice testualmente che la condizione “disgiunta” di Luna e Mercurio è una condizione che può significare epilessia. La condizione disgiunta si ha quando Luna Mercurio sono in segni che non comunicano tra loro secondo gli aspetti tolemaici, tuttavia ci si riferisce anche alla disposizione della Luna e di Mercurio in luoghi inoperosi ovvero inefficaci (achrêmatistikoi); quindi Luna e/o Mercurio in casa VI – XII (in particolare) possono essere sintomo di mali dell’animo. Tuttavia il concetto di epilessia si concretizza se Luna Mercurio non formano aspetti tra loro (aspetti tolemaici), e unitamente alla posizione angolare dei malefici. Ricapitolando, la condizione di “epilessia” si ha quando:

  1. Luna Mercurio sono disgiunti, disuniti, non relazionati tra loro;
  2. Luna e/o Mercurio occupano un luogo inoperoso (achrêmatistikoi);
  3. Il malefico della fazione (Saturno per la notte Marte per il giorno) risultano angolari.

Ma cosa intende Claudio Tolomeo con il termine “epilessia”? Per comprendere questo male dell’animo dobbiamo contestualizzarlo nel tempo di Tolomeo, infatti se definiamo oggi il concetto di epilessia dal punto di vista medico ci stiamo riferendo a una specifica malattia cerebrale, ormai conosciuta e definita dalle linee guida diagnostiche e terapeutiche dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Tolomeo, tuttavia, ci sta parlando di qualcosa nel modo in cui era definito nel suo tempo! Sono partito da una ricerca curata da Edward H. Reynolds (docente di Neuroscienze presso il King’s College di Londra) e James V. Kinnier Wilson (accademico, assiriologo, presso Università di Durham, di Chicago, di Toronto, docente di assiriologia all’Università di Cambridge e presidente della Facoltà di Studi Orientali di Cambridge).

La conclusione in breve di questa ricerca porta ad evidenziare che l’epilessia è stata descritta per la prima volta nei testi babilonesi più di tre mila anni fa. Vedremo poi che gli antichi greci la chiamavano malattia sacra, associando il disordine alle sfere del divino, e gli antichi romani credevano fosse contagiosa, e definivano queste persone con il termine “lunaticus”. Riporto di seguito i passaggi dell’Articolo dei due esperti, dal titolo “Psychoses of epilepsy in Babylon: The oldest account of the disorder” che ho tradotto in italiano e che vi propongo in forma di sinossi.

  1. La ricerca è basata su un testo neurologico babilonese sull’epilessia, derivante da una tavoletta conservata al British Museum di Londra, un duplicato è conservato presso il Museo Archeologico di Ankara in Turchia.  La tavoletta sull’epilessia ha il numero 26 ed è all’interno di una serie numerata di 40 tavolette che comprendono antichi trattati babilonesi sulla medicina diagnostica noto come Sa-gig o Sakikku che significa “Tutte le malattie”. La datazione di questa tavoletta si colloca a metà del II secolo avanti Cristo.
  2. I babilonesi erano attenti osservatori dei disturbi neurologici, la tavoletta sull’epilessia fornisce descrizioni dettagliate sul disturbo che oggi definiamo come fenomeni di crisi tonico-cloniche, ancora oggi il morbo epilettico è sotto attento studio e molti dei suoi aspetti patologici sono ancora da chiarire.
  3. I babilonesi pensavano che le crisi epilettiche fossero dovute all’invasione soprannaturale da parte di entità (demoni per esempio) e quindi ogni tipo di crisi epilettica poteva essere associata al nome di un demone specifico.
  4. I testi che in modo rilevante testimoniano il pensiero dei babilonesi sulle malattie dell’animo sono AMT 96,7 (Assyrian Medical Texts in the British Museum) e il suo duplicato KAR 26 (Keilschrifttexte aus Assur Religiösen Inhalts pubblicato a Berlino) che può essere fatto risalire alla prima metà del secondo millennio avanti cristo.
  5. I due ricercatori propongono alcuni passaggi chiave che a titolo illustrativo ci permettono di comprendere l’idea che il mondo antico aveva dell’epilessia. Segue la trascrizione e traduzione proposta dagli autori.

ŠUMMA AMĒLU ANTASHUBBÛ BĒL ŪRI…QĀT ETIMMI QĀT MĀMÎTI…

ELI-ŠU IBAŠŠI ALÛ LEMNU IREDDI-ŠU …

  • Il verso può essere tradotto letteralmente come segue: Se un uomo ha sofferto di antašubbû, bēl ūri, qāt etimmi o qāt māmîti, un alû lemnu allora inizia a infliggergli idee di persecuzione… (oppure: sarà allora afflitto da idee persecutorie).
  • Gli autori forniscono una definizione rispetto ai termini elencati. Per esempio, il termine antašubbû ha una origine sumerica ed è tradotto come “malattia cadente” cioè una malattia caratterizzata da gravi convulsioni che fanno cadere la persona in reazioni incontrollate del corpo. Il termine bēl ūri è tradotto letteralmente come “signore del tetto” ed era secondo gli autori molto probabilmente il termine che intendeva descrivere un attacco epilettico causato da un demone in agguato in una posizione “culminante” rispetto all’individuo, quindi signore del tetto intende rievocare in senso figurativo una persona all’interno della sua casa, che dal tetto della sua casa è attaccato da una entità. Il termine qāt etimmi significa “mano, potere, influenza di un fantasma”, gli autori suggeriscono che con questo concetto ci si riferisse a crisi di epilessia notturna. Il termine māmîti che rintracciamo nel concetto qāt māmîti letteralmente significa “giuramento”, usato in medicina per denotare condizioni che implicano azioni ripetute, come se il paziente avesse giurato di compiere una certa azione e non potesse essere dissuaso dal farlo, è quello che oggi chiamiamo ossessione compulsiva. Il termine alû lemnu si riferirebbe al concetto di “demone malvagio”. Il che ci rimanda all’idea di entità che causano possessione nell’individuo.

Gli autori di questa ricerca propongono la traduzione completa del testo che ho ritradotto dall’inglese all’italiano: Se un uomo ha sofferto di convulsioni, attacchi di assenza (assenza penso si riferisca “assenza del dominio del sé sulle cose che accadono al corpo e alla mente”), o di epilessia notturna, o di automatismi (ci si riferisce ad atteggiamenti ossessivi e compulsivi), un demone malvagio allora inizia a infliggere idee di (sentimenti di) persecuzione in modo tale che si dica che il dito della condanna è puntato contro di lui dietro la sua schiena, e il Dio o la Dea sono con egli adirati; e se vedrà visioni orribili, visioni che allarmano, visioni immorali, sarà in costante stato di paura; e se ha periodiche esplosioni di rabbia contro Dio o contro la Dea, sarà allora ossessionato dalle delusioni della propria mente … la sua famiglia è ostile, il re e i suoi superiori e gli anziani della città lo trattano ingiustamente; e se tutti i suoi muscoli sono soggetti a debolezza, e i suoi occhi sono colorati di rosso, allora il medico esorcista (purtroppo il testo si interrompe…).

Nell’indagine proposta da Edward H. Reynolds, James V. Kinnier Wilson, dal titolo “Psychoses of epilepsy in Babylon: The oldest account of the disorder”, gli autori propongo un ragionamento su quanto evidenziato. Intanto ci indicano che in altri testi babilonesi l’epilessia sarebbe associata anche a forti stati d’ansia. Quindi non solo si intende epilessia come una reazione del corpo incontrollata (quella che chiamiamo oggi “convulsioni tonico-cloniche”) ma ci si riferirebbe anche a stati d’animo precisi, associati anche a questioni sociali e pubbliche. Per esempio quando nel testo si parla di re, superiori, anziani della città, ci si riferisce a relazioni tra soggetto affetto da epilessia e il suo stato d’animo nei confronti della società, stati d’animo di frustrazione, avvilimento, sensazioni di non essere approvati da chi conta, dicono gli autori che rappresenta una sintesi dei diversi tipi di nemici che possono essere visti dal soggetto come ostili e produrre in egli stati di paranoia, frustrando le intenzioni del paziente e alterando in un certo senso la sua volontà. Gli autori suggeriscono anche l’associazione del concetto di “follia” con quello di “epilessia”, tuttavia indicano che questa corrispondenza la ritroviamo in particolare nel mondo greco, fu proprio Ippocrate a suggerire che l’epilessia e la follia non fossero soprannaturali, ma piuttosto malattie dell’animo che sorgono nel cervello.

Tolomeo quando parla di epilessia si trova in un “mondo di mezzo” tra l’eredità delle conoscenze babilonesi e le conquiste della medicina ippocratica. Infatti, se contestualizziamo il testo storico in cui Tolomeo scrive la Tetrabiblos notiamo che:

  1. Claudio Tolomeo nasce nel 100 circa e muore nel 168 circa, stiamo parlando quindi del I-II secolo dopo Cristo.
  2. Ippocrate di Cos nasce nel 460 e muore nel 377 avanti Cristo.
  3. È presumibile che Tolomeo attinga alle conoscenze babilonesi rispetto alle definizioni di epilessia, ma da scienziato quale era è più che ovvio che Tolomeo si sia riferito nell’uso del concetto di Epilessia anche a quello definito e contestualizzato da Ippocrate.
  4. Tuttavia, nel capitolo dei mali dell’animo Tolomeo parla di possessioni demoniache, e divine. Pare quindi non condividere l’idea di Ippocrate che ritiene per esempio l’epilessia non un fenomeno soprannaturale o dove possono in qualche modo intervenire entità, demoni, divinità.
  5. Tolomeo è più ispirato dall’idea babilonese o ippocratica?
  6. Ippocrate è autore del testo De morbo sacro. Segue un passaggio di questo testo con traduzione successiva.

Περὶ μὲν τῆς ἱερῆς νούσου καλεομένης ὧδ’ ἔχει· οὐδέν τί μοι δοκέει τῶν ἄλλων θειοτέρη εἶναι νούσων οὐδὲ ἱερωτέρη, ἀλλὰ φύσιν μὲν ἔχει ἣν καὶ τὰ λοιπὰ νουσήματα, ὅθεν γίνεται. Φύσιν δὲ αὐτῇ καὶ πρόφασιν οἱ ἄνθρωποι ἐνόμισαν θεῖόν τι πρῆγμα εἶναι ὑπὸ ἀπειρίης καὶ θαυμασιότητος, ὅτι οὐδὲν ἔοικεν ἑτέρῃσι νούσοισιν· καὶ κατὰ μὲν τὴν ἀπορίην αὐτοῖσι τοῦ μὴ γινώσκειν τὸ θεῖον αὐτῇ διασώζεται, κατὰ δὲ τὴν εὐπορίην τοῦ τρόπου τῆς ἰήσιος ᾧ ἰῶνται, ἀπόλλυται, ὅτι καθαρμοῖσί τε ἰῶνται καὶ ἐπαοιδῇσιν…

TRADUZIONE – Riguardo, dunque, alla malattia chiamata sacra le cose stanno così: a me sembra che non sia per nulla più divina delle altre malattie né più sacra, ma ha in realtà un’origine, donde deriva, che hanno anche le altre malattie. Ma per questa gli uomini ritennero che origine e causa fosse un fatto divino per mancanza di esperienza e per la sua stranezza, visto che non assomiglia per nulla ad altre malattie; e in base alla difficoltà per loro del non comprendere viene ad essa garantita l’origine divina, mentre in base alla facilità del tipo della cura con cui la curano, perché la curano con purificazioni e incantesimi, viene negata…

La trattazione di Ippocrate nei confronti del morbo sacro (epilessia) è molto razionale, direi che cerca di sfatare l’idea che sia connessa a possessioni demoniache o divine. Tuttavia Tolomeo parla anche delle possessioni demoniache (legate più a Saturno Luna) e divine (legate più all’euforia e al furore associate a Venere). A me pare evidente, a rigor di logica, che Tolomeo non sposi completamente le idee ippocratiche.

“In particolare, dei luoghi che la figura abbraccia, quelli del Sole e della stella di Marte si adoprano soprattutto per l’insania, quelli delle stelle di Giove e di Mercurio per l’epilessia, quelli della stella di Venere per la possessione divina e la confessione, quelli della stella di Saturno e della Luna per l’accumulo dei liquidi e per la possessione.” Claudio Tolomeo

Tolomeo descrive anche le crisi epilettiche come crisi comportamentali e caratteriali, compulsive, ossessive, di ira, rabbia incontrollate, quindi ne fa una descrizione sia derivante da un atteggiamento dell’animo e della mente, sia però potenzialmente causate da alterazioni dell’animo eziologicamente connesse al concetto di “possessione”; è questo passaggio che mi porta a ritenere che Tolomeo accettasse sia le idee ippocratiche ma che non rifiutasse a priori anche le idee della medicina babilonese circa la possessione demoniaca e divina. Tolomeo aggiunge tuttavia i concetti, legati all’epilessia, di visioni, allucinazioni, stati di estasi.

Infatti, nella ricerca riportata gli autori ragionano su come nel mondo babilonese l’epilessia era probabilmente un male che inglobava diversi malesseri che forse oggi definiamo anche con termini diversi: rintracciamo le psicosi schizofreniche, le manie paranoiche di persecuzione, le allucinazioni visive, ma anche stati meno violenti come l’instabilità emotiva, la paura e la rabbia. I babilonesi erano consapevoli che molte patologie fossero causate da motivi naturali, tuttavia per l’epilessia come anche per l’ictus ritenevano che ci fossero anche ulteriori cause, diciamo soprannaturali o divine. Per quanto riguarda la cura, pare che i guaritori del mondo babilonese usassero per lo più prodotti vegetali e minerali, inoltre gli autori segnalano la figura del medico esorcista che è probabilmente la prima forma di “psichiatra” della storia e che probabilmente usava azioni terapeutiche, persuasive, anche attraverso rituali, per esorcizzare il demone. Nel mondo greco, per esempio, gli epilettici venivano spesso posti sopra l’altare del Tempio di Esculapio, il che ci fa pensare come anche nel mondo greco l’epilessia fosse percepita come morbo naturale ma anche soprannaturale (Esculapio era invocato per guarire le convulsioni, le possessioni demoniache, i disturbi mentali).

Nel mondo romano era in uso un termine particolare, ovvero “lunaticus”. In realtà numerosi erano i concetti utilizzati per riferirsi ad alterazioni dell’animo e della mente, tutti rientranti nel grande tema delle Furie che nella tradizione romana significava insofferenza, alienazione, tutto collegato a fenomeni e comportamenti connessi alla follia e al legame con la religione. Certi fenomeni insomma erano visti come punizione divina. Colui che era definito LUNATICUS era inteso come maniaco, ovvero come soggetto sofferente di una follia caratterizzata da crisi ricorrenti. Quindi il Lunaticus era l’essere posseduti dalla Luna. I culti lunari sono molto complessi, tra i tanti culti dovremmo esplorare con più attenzione quello di Ecate personificazione del lato infernale e oscuro della Luna. Ecate era nella cultura greca spesso relazionata alle alterazioni psichiche, unitamente a Dionisio, Cibele e Pan. Quindi anche dal punto di vista religioso, l’influenza della Luna era in relazione agli stati alterati dela mente.

Va tuttavia detto che se anche Ippocrate connotasse l’epilessia a questioni naturali, riteneva fondamentale il ruolo della Luna; un aforisma dell’autore dice “… più vicino degli altri, questo pianeta (la Luna) influisce più sul capo che sulle membra, perché domina il cervello…”; infatti, Ippocrate rifiuta l’idea dell’intervento delle possessioni di demoni nei casi di epilessia, ma associa il fenomeno alla Luna perché dice che essa per la sua natura fisica è associabile al cervello. Oggi potremmo dire che la Luna, in astrologia vista come principio dell’umidità, per la sua natura fredda e umida è associabile alla materia cerebrale fredda e umida, inoltre le sue fasi luminose sono associabili alle fasi elettriche del cervello che durante il giorno e la notte sono alternate, in aumento, in diminuzione, alcune si attivano di giorno, altre si disattivano di notte attivandone altre ancora, in un continuo mutare repentino. La Luna in astrologia nelle sue fasi di luce crescente vede aumentare il suo calore. Magister Salernus (alchimista medievale della scuola salernitana del XII secolo) afferma nel suo testo Catholica: … come afferma Galeno, l’epilessia sopraggiunge col calare della luna e deriva dalla materia secca, e può poi ripresentarsi col crescere della luna e deriva dalla materia umida. Come per Ippocrate, anche in Salernus troviamo una correlazione tra sintomatologia epilettica e fasi lunari.

Ma cosa dice oggi la scienza in riferimento alle fasi lunari e ai fenomeni neurologici? La Luna favorirebbe attacchi epilettici, questo è stato presunto da una ricerca medica condotta su 859 epilettici; è stato osservato che un terzo delle crisi coincideva con la fase di luna piena, i ricercatori hanno dedotto che esiste un legame tra epilessia e fasi lunari, ma nessuno riesce ancora oggi a spiegare che tipo di connessione fisiologica possa esserci (alcuni ritengono sia dovuta alla luce del satellite, e alle influenze della luce sulla produzione di certi ormoni essendo la luce un importante attivatore o disattivatore delle funzioni endocrine degli organismi viventi). La ricerca condotta dagli scienziati è molto complessa e articolata, è stata pubblicata sulla rivista Neurology e per chi fosse interessato vi rimando all’articolo scientifico dal tiolo “Lunar phases and seizure occurence: Just an ancient legend?” di P. Polychronopoulos, A. A. Argyriou, V. Sirrou, V. Huliara, M. Aplada, P. Gourzis, A. Economou, E. Terzis, E. Chroni, del 2008.

QUSTIONI ASTROLOGICHE

La premessa mi ha portato a comprendere il perché ci sia una correlazione tra Luna e morbo epilettico. La Luna è da Tolomeo indicata come significatrice dell’animo, unitamente a Mercurio della mente. Ne consegue che nel capitolo sui mali dell’animo, Tolomeo indica che la Luna e Mercurio evidenzieranno le qualità dei mali e la loro natura. In particolare, è l’assenza di aspetto della Luna a Mercurio a significare “epilessia”. Come già indicato in precedenza, tale inclinazione si ha nell’assenza di aspetti tolemaici tra Luna e Mercurio, ma anche nella posizione della Luna in luoghi inoperosi (che sono dalla più potente per l’espressione del male la XII e la VI casa, ma anche la casa VIII, casa II che sono inoperose e pigre). I luoghi achrêmatistikoi (pigri) impigriscono i pianeti, ne consegue che la Luna in questi luoghi è in un certo senso più vulnerabile nel lasciarsi andare a stati alterativi dell’animo. Unitamente alla disgiunzione Luna Mercurio, che a livello naturale significa una mente (Mercurio) che non domina l’animo o le emozioni (Luna), non meno importante è il ruolo dei malefici che quando dominano nella natività (per esempio sono angolari) ingigantiscono e appesantiscono il quadro generale.

Tuttavia, quando si parla di epilessia, quindi di Luna Mercurio incongiunti, e/o in posizioni pigre (achrêmatistikoi), e/o in relazione ai malefici della fazione della nascita diurna o notturna, e/o quando i malefici sono dominanti ed elevati sopra i significatori dell’animo e della mente, si ha un quadro articolato della condizione e qualità del male dell’animo, non definibile nel concetto che oggi abbiamo di epilessia. Oltre all’epilessia come morbo, tali condizioni producono:

  1. Malesseri generali dell’animo inclusa rabbia incontrollata o paure incontrollate, o atteggiamenti che producono malessere nei confronti della vita pubblica e sociale;
  2. Atteggiamenti autolesionistici;
  3. Alienazione, tendenza a visioni e allucinazioni, quindi in senso meno pernicioso una percezione della realtà alterata e una tendenza a rifugiarsi in mondi immaginari che possono allontanare il nativo da una vita socialmente rilevante;
  4. Comportamenti rabbiosi, alterati, insani, che potremmo definire come strani, anticonvenzionali, che non rispettano una idea comune o una moralità / etica comune;
  5. Pensieri ossessivi, ricorrenti, paure di non essere all’altezza, di non essere riconosciuti, insofferenza generale dell’animo nei confronti del mondo.

CONCLUSIONI – sono arrivato a concludere, nel ragionamento portato avanti, che nel capitolo dei mali dell’animo Tolomeo non si riferisce all’epilessia nel senso tecnico e medico con cui lo intende oggi la letteratura medica, ma piuttosto ci si riferisce ad alterazioni generali della coscienza, dell’animo, della mente, che può quindi mettere in rilievo o sottolinearci delle sensibilità e delle fragilità dell’animo, non necessariamente caratterizzate da sintomi di convulsione muscolare incontrollata e involontaria, ma anche da sintomi legati esclusivamente alle sensazioni dell’animo. In un certo senso in questo ampio capitolo rientrerebbero anche le depressioni, le ansietà, le rabbie incontrollate, i sentimenti di evitamento, le compulsioni ed ossessioni, le paure più profonde, e via dicendo. Proprio la disposizione della Luna e di Mercurio, gli aspetti della Luna, il ruolo dei malefici, la natura complessa della genitura, potrà definire o specificare meglio le qualità dei mali dell’animo derivanti dalla condizione incongiunta di Luna Mercurio.

Documento depositato presso Academia.edu (link)

BIBILIOGRAFIA

Psychoses of epilepsy in Babylon: The oldest account of the disorder by Edward H. Reynolds, James V. Kinnier Wilson

The influence of the full moon on seizure frequency: myth or reality? By Selim R Benbadis 1, Stanley Chang, Joel Hunter, Wei Wang

Trew, Astrologia medica quatuor disputantibus comprehensa, Altdort

Epilepsy in Babylonia. Series:  Cuneiform Monographs, Volume: 2

Epilepsy: A way from Herodotus to Hippocrates by S.J. Baloyannis

Tetrabiblos by Tolomeo

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Mali dell’animo: considerazioni sulla decifrazione astrologica. E Casi pratici. (PDF)

(In questo articolo saranno esaminati casi di epilettici, relativi alle natività di: Carlo V, Lord George Gordon Byron, Fjoder Dstojevskij, Gustave Flaubert, Vincent van Gogh).

PREMESSA – considera che quanto tratterò è un ragionamento frutto dell’esperienza in corso che sto maturando nello studio dei principi della tradizione astrologica, e nella comprensione autodeterminata delle fonti consultate, in quella che è appunto una testimonianza personale e pura opinione cognitiva (insomma non è un dettato didattico). Se partiamo dai principi della Tetrabiblos di Claudio Tolomeo, nel Capitolo XV del Libro III leggiamo:

«Allo studio delle caratteristiche psichiche (ovvero inclinazioni dell’animo e della mente) fa seguito la trattazione delle malattie principali dell’animo. In genere è utile isolare ed osservare Mercurio e la Luna, la loro posizione reciproca rispetto agli angoli e ai pianeti malefici. Infatti, quando Mercurio e Luna sono disgiunti tra di loro o con l’orizzonte orientale, sovrastati o circondati o opposti da pianeti in aspetti disarmonici e nocivi, provocano svariate malattie che incidono sulle caratteristiche psichiche.»

Banalmente, Tolomeo indica di dare un certo peso specifico alla Luna e a Mercurio, alle loro qualità essenziali, accidentali, ma anche alle relazioni che formano tra di loro. Aggiunge che se Luna Mercurio sono “disgiunti” (ovvero incongiunti) oppure se Luna e/o Mercurio sono “disgiunti” (ovvero incongiunti) all’orizzonte orientale (significa con l’Ascendente, ovvero l’Oroscopo), questo è un indice di malattia dell’animo.

Perché Tolomeo per i mali dell’animo si concentra su Luna e Mercurio?

Perché Luna e Mercurio sono i principiali significatori naturali delle inclinazioni dell’animo (Luna) e della mente (Mercurio). Ne consegue, dunque, che i mali dell’animo sono in qualche modo connessi a questi due significatori e dunque possiamo distinguere i mali dell’animo irrazionale (collegati in un certo senso alla Luna in qualità di significatore dell’animo) e i mali dell’animo razionale (collegati in un certo senso a Mercurio in qualità di significatore della mente). Tolomeo pare indicare come mali dell’animo l’epilessia, la mania, la pazzia, la demenza generale, le lesioni cerebrali. Marte causa corruzione da infiammazione di umori. Saturno corruzione da ostruzione di umori. Giove e Venere partecipano a vario titolo alla descrizione dei mali (nel bene ma anche nel male). Unitamente a questo, le stelle fisse possono aggiungere colorature all’espressione del male dell’animo.

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Le Case del Settenario: la distribuzione dei domicili. Albumasar. Retorio. Tolomeo.

ALBUMASAR – Ai sette pianeti è associata la generazione e la corruzione delle cose di questo mondo, e i luminari sono quelli che più di tutti significano le cose universali e la generazione delle cose o la loro corruzione nel mondo.

Per quanto riguarda la Luna, è il pianeta più vicino a noi e quello dotato del movimento più rapido, muta velocemente nei segni ed è soggetta a una varietà di condizioni. Così per via della sua natura è simile a tutte quelle cose che sono veloci nel nascere o nel trapassare. I pianeti sono più efficaci quando sono nel culmine e il più vicino ai segni del nostro culmine che sono il segno Gemelli e il segno Cancro (Albumasar intende dire che nel segno Gemelli – Cancro il Sole volge verso il Solstizio d’Estate un momento in cui la Luce giunge nel suo massimo potenziale espressivo, il giorno in cui “la luce sconfigge le tenebre”). Gemelli è un segno maschile e questo è il segno che, quando vi è il Sole, segna la fine della stagione primaverile. Per la sua mascolinità e per il fatto che è il segno che indica la fine della stagione (primaverile) non è in accordo con la natura della Luna. Mentre il Cancro è un segno femminile ed è quello che, quando vi è il Sole, segna l’inizio della stagione estiva, il segno è di natura umida e femminile, e la Luna è un pianeta femminile e umido che indica gli inizi. Il Cancro è il segno più vicino al culmine (della luce, in riferimento al transito del Sole) ed è il pianeta più vicino a noi. Quindi Cancro e Luna sono in accordo nell’umidità, nella femminilità, nell’indicazione dell’inizio e della vicinanza a noi. Per questi motivi il Cancro è la casa della Luna.

Per quanto riguarda il Sole, con il suo sorgere l’aria diventa calda e con il suo movimento quando è in Cancro, Leone e Vergine nasce l’estate, ma l’evidente natura estiva, calda e secca, vi è quando il Sole è in Leone, essendo un segno maschile, caldo e secco. Il Sole indica per sua natura il caldo, secco, e la mascolinità, e il Leone è nel mezzo della stagione estiva, e il Sole è in mezzo ai sette pianeti. Quindi il Sole e il Leone sono in accordo nel caldo, nell’aridità, nella mascolinità, è nel mezzo delle sfere, ed è dentro la stagione estiva. Per questo il Leone è diventato la casa del Sole.
Il Sole è il luminare del giorno e la Luna della notte, e i due (eventi) si succedono nell’indicazione della generazione della vita, e degli inizi, e da questo possiamo ottenere indicazioni di ciò che accade nel mondo dalla loro congiunzione o dalla loro opposizione (…).

Poiché Cancro e Leone furono indicati come le due case dei luminari, della generazione e della crescita, e poiché questi due segni appartengono alla stagione estiva, Capricorno e Acquario furono indicati come le case di Saturno perché questi due segni appartengono alla stagione dell’inverno e del freddo. Saturno è freddo e secco, e la sua natura è diversa da quella dei luminari e ad essa opposta, è inoltre la sfera (il pianeta) più alta (più distante). Per questo le sue case divennero opposte alle due case dei luminari.

Giove indica moderazione, la sua sfera segue quella di Saturno, quindi a Giove furono assegnati i due segni che seguono le due case di Saturno cioè quella del Sagittario e quella dei Pesci, e divennero posizioni in trigono e di amicizia rispetto alle due case dei luminari (ovvero Giove in Sagittario è in un segno dell’emiciclo diurno ed è in trigono con il Sole nella sua casa, Leone; Giove in Pesci è in un segno dell’emiciclo notturno ed è in trigono con la Luna nella sua casa, Cancro).

Marte è un malefico natura calda e la sua sfera segue quella di Giove, quindi gli fu assegnato lo Scorpione e l’Ariete in quartile e disgrazia rispetto alle case dei due luminari (Marte in Ariete è in un segno dell’emiciclo notturno ed è in aspetto di disgrazia o inimicizia alla casa della Luna; Marte in Scorpione è in un segno dell’emiciclo diurno ed è in aspetto di inimicizia alla casa del Sole).

La natura di Venere è la moderazione, la sua sfera segue quella del Sole, così gli furono assegnate le due case che seguono quelle di Marte, cioè la Bilancia (che è segno dell’emiciclo diurno in sestile alla casa del Sole), e il Toro (che è segno dell’emiciclo notturno in sestile alla casa della Luna).

I due segni rimanenti furono dati a Mercurio, cioè Gemelli e Vergine (TOLOMEO: alla stella di Mercurio che mai si allontana dal Sole di più di un segno in entrambe le direzioni e la cui sfera è inferiore a quella delle altre stelle e maggiormente prossima ad entrambi i luminari, gli furono attribuiti i due restanti segni, che sono contigue ai domicili del luminari, Gemelli e Vergine, Tetrabiblos I-17).

Poiché i luminari sono i pianeti principali che agiscono su questo mondo, ad essi furono assegnati metà della Sfera al Sole (Leone Vergine Bilancia Scorpione Sagittario Capricorno segni dell’emiciclo solare) e l’altra metà alla Luna (Cancro Gemelli Toro Ariete pesci Acquario segni dell’emiciclo lunare), in modo tale che ciascun luminare abbia una collaborazione con ogni pianeta in uno delle sue case, ognuno nel suo emiciclo.

RETORIO – i domicili della Luna e del Sole sono opposti a quelli di Saturno. Diciamo che la Luna ed il Sole sono le luci del mondo e che Saturno è signore delle tenebre e che, pertanto, sempre la luce si oppone alle tenebre e le tenebre alla luce. A loro volta i domicili di Mercurio sono opposti a quelli di Giove e viceversa. Ora se Giove porta l’abbondanza e le ricchezze, Mercurio è sempre il signore della ragione e sempre la ragione si oppone e disprezza il desiderio delle ricchezze e, dal canto suo, l’abbondanza si oppone alla ragione. E i domicili di Marte sono opposti a quelli di Venere. Se Venere porta ogni desiderio e piacere e diletto, Marte arreca la paura e la guerra e l’ira e sempre la voluttà, l’appetito e il piacere si oppongono al timore, a ciò che è battagliero e ardimentoso. Così stando le cose, occorre giudicare secondo verità le nature degli astri in ogni momento, secondo le loro reciproche configurazioni. Infatti, l’unione di Marte e di Venere può generare l’adulterio. Non è forse manifesto che ogni adulterio proviene dal piacere e dalla paura ovvero da Marte e da Venere? Osserva poi quando Venere è unita a Saturno, giacché crea i nativi sterili, infelici nei figli, sordidi, non sposati. Cercare quindi la causa: poiché la natura di Saturno è fredda e secca, raffredda e inaridisce il liquido seminale. Come può dunque il nativo essere prolifico o avere unioni non sordide con persone anziane o vili secondo la natura dell’Astro?

 

BIBLIOGRAFIA
The Great Introduction to Astrology  – Albumasar
Commento al primo libro della Tetrab. – Bezza
CGAG – Retorio
Arcana Mundi – Bezza

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Fertilità e propensione alla generazione: ragionando da Tolomeo ad al-Kahyyat. E i quindici figli di Marlon Brando.

L’argomento della predisposizione a generare una discendenza, non è affatto una domanda scontata. Anzi spesso si cerca di comprendere dal proprio grafico di nascita una eventuale predisposizione a generare pochi, o molti figli. La letteratura astrologica ci offre numerosi trattati dove già i nostri antenati astrologi avevano discusso della questione, indicando il modo più convenevole nel discutere di questo argomento.

Brevemente, per poi passare a un esempio pratico, Claudio Tolomeo nel suo Quadripartito (Capito VI Libro IV) ci informa sulle cose da osservare e valutare per comprendere la propensione o la capacità del nativo di generare una discendenza. Ragionerò su questi punti che indica Tolomeo (quelli essenziali e a mio giudizio più importanti) per poi confrontarli anche con le indicazioni di un astrologo arabo, ovvero al-Kahyyat sempre sulla medesima questione.

  1. Claudio Tolomeo identifica come significatori naturali della generazione di una discendenza o della generazione di eredi, i pianeti Venere e Giove ma cita anche l’importanza dei luminari, in particolare la Luna. Per prima cosa, Tolomeo consiglia di vedere in Venere e Giove la propensione alla generazione di eredi, il motivo è logico-naturale infatti i due benefici sono astri che conciliano la vita, o rappresentano la vita stessa, il suo germinare e la sua proliferazione (in associazione alla Luna). Di conseguenza Giove e Venere sono da considerare in prima battuta per giudicare le capacità procreative di un individuo. Utilizzeremo Giove in particolare se il sesso del nativo è maschile. Venere se il sesso del nativo è femminile. Inoltre, Tolomeo indica l’importanza della Luna perché essa significa “la prosperità e la fertilità” naturale. Indica in vari punti del capitolo VI Libro IV l’importanza dei luminari, in particolare il ruolo della Luna. Tolomeo non fa distinzione tra tema di nascita di un uomo o tema di nascita di una donna, vedendo quindi nel ruolo della Luna un valore sistemico specialmente nei rapporti che forma con gli altri punti del grafico. Possiamo sicuramente valorizzare in un tema maschile il Sole e poi la Luna; e in un tema femminile valorizzeremo di più la Luna e secondariamente il Sole. La Luna è significatore della fertilità in generale a prescindere dalla sessualità del nativo.

  2. Sempre Claudio Tolomeo indica una cosa molto interessante, ovvero di vedere e valutare anche la XI casa e la X casa. Se questi luoghi sono vuoti, ovvero privi di pianeti o di caratteri importanti, di considerare i luoghi opposti quindi V casa e IV casa. Sappiamo che la V casa è notoriamente chiamata CASA DEI FIGLI. Eppure pare che Tolomeo dia un ruolo secondario alla Casa Cinque. Il motivo tuttavia è molto suggestivo e logico. Facendo una serie di indagini su testi della tradizione ellenistica, la casa dei figli è la Quinta Casa, ma la Casa Undici è la casa della “generazione di eredi” perché la Casa Undici è luogo operoso e industrioso dove il nativo opera e si mette in azione per “proliferare”, per amplificare sé stesso. Siamo soliti vedere banalmente nella casa undici il luogo degli amici, ma è prima di tutto la Casa del Buon Genio, ovvero luogo ove ci sono tutte quelle attività prodromiche alla nostra stabilità, al nostro successo, e quindi al nostro avanzamento. È evidente che Claudio Tolomeo vede nella XI casa il luogo dove il nativo si prodiga per garantire a sé stesso una discendenza di eredi, quindi si prodiga per procreare. Successiva alla casa XI, abbiamo la Casa X un cardine, chiamato Medio Cielo, molto forte e importante, dove ciò che si è seminato in XI germoglia e si manifesta. Nel Thema Mundi non a caso la Decima Casa viene chiamata LUOGO IN CUI NELLA DISPOSIZIONE DEL MONDO E’ POSTO L’ARIETE, segno in cui il Sole si Esalta. Quindi nella decima casa c’è in effetti la capacità di “realizzare” i progetti della undicesima, in questo caso la capacità di trasformare il “seme” in figlio.

  3. Tolomeo sulla casa undici e dieci dice di valorizzare la qualità degli astri quivi presenti, nonché i loro relativi governatori. Se non ci sono pianeti significativi, comunque ci dice di guardare la V e la IV perché opposte alla XI e alla X.

  4. Passiamo alla trattazione araba. L’autore che ho preso in questa occasione in considerazione è al-Kahyyat. Indica alcune cose simili a Tolomeo, ma amplifica molto il metodo di osservazione della predisposizione a generare figli, e trovo anche la sua tecnica di osservazione molto interessante. Ovviamente come per Tolomeo, vi indico solo i punti essenziali, perché queste trattazioni sono molto lunghe e articolate, necessiterebbero una lunga trattazione con molte premesse e specifiche.

  5. L’autore conviene sul ruolo di Giove-Venere, esclude in prima istanza la Luna, ovvero valorizza solo Giove e Venere. Giove per gli uomini. Venere per le donne.

  6. L’astrologo arabo al-Kahyyat indica poi di osservare I SIGNORI DELLA TRIPLICITA’ di Giove o di Venere, e ci dice di verificare dove sono posti e come sono posti, una loro forza accidentale ed essenziale, ed una loro buona condizione, favorisce e predispone alla proliferazione di una discendenza di eredi. Una loro cattiva condizione rende tale aspirazione o vocazione difficile da realizzare.

  7. L’autore indica a differenza di Tolomeo di considerare la V casa, la sua cuspide, il suo Almuetn, e i pianeti eventualmente presenti in V casa o relazionati alla cuspide della V.

  8. L’autore conferisce un ruolo importante alla Parte dei Figli (formula secondo Albiruni Ascendente + Giove – Saturno per nascita diurna; Ascendente + Saturno – Giove per nascita notturna). Dice di guardare il dispositore della Parte dei Figli dove è posizionato, o in che condizioni è. Dice di valutare la posizione stessa della parte dei figli perché una posizione accidentalmente forte aumenta la forza in potenza a favore della generazione di una discendenza. Indica di valutare gli aspetti qualsiasi essi siano alla Parte dei Figli, perché se essa è attivata da pianeti che significano la fertilità e l’abbondanza, allora è favorita la generazione e la procreazione.

  9. Indica di valutare i signori della triplicità della Cuspide della V casa e del segno occupato dal suo Almuten.

  10. Indica in particolare che Giove significa per tutti (a prescindere dal sesso del nativo) i figli e quando Giove-Mercurio sono configurati tra loro, oppure si trovano in posizioni forti (succedenti o angolari) non soggetti ad aspetti severi dei malefici, essi promettono “molti figli” ovvero molte nascite possibili.

  11. Ed è in particolare sul punto X in cui vorrei soffermarmi, delle nascite numerose. A questo punto, la breve trattazione che, ci tengo a precisare, è solo orientativa e molto grossolana (l’argomento vi assicuro è vastissimo, non difficile ma ricco di cose da dire e chiarire e quindi richiederebbe una trattazione eccessivamente lunga per un articolo-blog) vi porgono un esempio pratico, quello relativo a Marlon Brando. Quanti figli ha avuto? Ne ha avuti 15 in totale! Tra naturali e adottati.

 

In Marlon Brando valorizzerei Giove prima di tutto. Esso è in domicilio e acquisisce una certa forza accidentale, perché in ascendente. Signori della triplicità di Giove sono Sole + Giove + Saturno. Quindi Giove non è solo nel suo domicilio, ma anche nella sua triplicità. Questo è sufficiente per ritenere possibile una “grande proliferazione di eredi” e una vocazione genitoriale? No.

Dobbiamo osservare seguendo le tracce di al-Kahyyat la V casa. La sua cuspide è in Ariete e al-Kahyyat ci dice di valorizzare in particolare, se presente, l’almuten. L’almuten è il SOLE. La Quinta Casa con Almuten Sole in Ariete, ovvero un Sole esaltato, un sole all’interno della sua triplicità, il Sole è uno dei signori della triplicità quindi del segno di Giove, che anch’esso è in segno di fuoco. C’è già una prima “assonanza” tra Giove e V casa, una risonanza che li collega. L’esaltazione del Sole in Ariete che è Almuten della V e pure congiunto alla V, identifica una “abbondanza di figli”, in potenza. Questa cosa è confermata anche da Mercurio che giace in V ed è nel segno della triplicità di Giove, inoltre Mercurio Giove sono in mutua ricezione. Giove è in un angolo. Mercurio in un luogo succedente. Sono rispettate le condizioni di al-Kahyyat sulla abbondanza di figli.

Marte per un uomo rappresenta la capacità di penetrazione fallica, che dunque per le questioni sulla procreazione ha un ruolo fondamentale: notiamo un Marte in esaltazione, quindi le capacità di inseminazione è in teoria elevata, anche perché Marte è in luogo succedente, quindi va verso una via di rafforzamento ulteriore, inoltre Marte è governatore della V casa, inoltre Marte è disposto da Saturno nel segno di Marte, in un segno di seme abbondante quindi fertile, e Saturno giace nella XI luogo del buon genio e della capacità di procreare o garantirsi una discendenza. Marte dispone Sole e Mercurio, che abbiamo visto come sono essenziali nella questione che stiamo trattando.

Per quanto riguarda la Parte dei Figli essa cade in un segno umano, la Bilancia. Il suo dispositore è Venere. Venere è forte perché nel rispetto della regola dei 5 gradi risulta, nella domificazione Alcabizio, congiunta alla VII casa, quindi Venere agisce di più sulla cuspide della VII che sul luogo sei. Inoltre Venere è in domicilio. Come se non bastasse la Luna, significatore della proliferazione e della fertilità, è in opposizione applicativa alla Parte dei Figli, ciò significa che la Luna “comunica” con questa parte, e poco importa se l’aspetto è armonico o disarmonico, in questo caso ciò che conta è che la Luna comunichi in qualche modo con la Parte. Tutto ciò è una ulteriore conferma ai 15 figli, tra naturali e adottati, avuti da Brando.

L’autore al-Kahyyat indica di dare una certa importanza alle stelle fisse specialmente se relazionate in qualche modo alla Parte dei Figli e al suo dispositore. In questo caso notiamo la fortunata Spica che è “in mezzo” tra Saturno in segno di seme abbondante e la Parte dei Figli. È in casa undici quella che indica Tolomeo per valutare la capacità di costruire una discendenza… di eredi.

MA COME VALUTIAMO I TANTISSIMI FIGLI DI BRANDO?
Qui Viene la sorpresa… Venere dispositore della Parte dei Figli è SOPRA LE PLEIADI che sono un ammasso di stelle, tante luci che indicano anche (per analogia) “tanti figli” o “cose da un numero elevato”. Poiché le Pleiadi sono “tante stelle”, tanti figli saranno generati o saranno accanto al nativo, in chi in buone condizioni genetliache ha il dispositore della Parte dei Figli in relazione ad ammassi stellari, in questo caso in relazione alle Pleiadi che sono stelle molto forti perché eclittiche.

 

 

BIBLIOGRAFIA DEI TESTI
CONSULTATI PER QUESTO
APPROFONDIMENTO

  • Jugements des nativités, Abu Ali al-Kahyyat
    D’après l’édition latine de Joachim Heller (1546)
  • Hellenistic Astrology: The study of fate and fortune, Chris Brennan
  • Persian Nativities I: Masha’allah and Abu’Ali
  • Claudio Tolomeo, Quadripartito nell’edizione curata da Massimo Candellero
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