Le prime fonti argomentate che trattano il concetto di Vuoto di Luna le incontriamo nella letteratura ellenistica che usa il termine KENODROMIA. Tale condizione si attribuisce frequentemente alla Luna anche se può interessare qualsiasi astro, tuttavia è più frequente nella Luna. La definizione generale dice che il vuoto di Luna si realizza quando l’astro separandosi da un altro pianeta, non forma nessun aspetto applicativo a nessun altro pianeta, tra gli aspetti tolemaici noti (congiunzione sestile quadratura trigono opposizione). Oltre a questa definizione generale, tuttavia, c’è un’altra questione che è abbastanza dibattuta nella rilettura, moderna, delle fonti antiche. Infatti alcuni sostengono che il vuoto di Luna va applicato all’interno del segno in cui la Luna sta transitando (questione particolarmente sostenuta da Brennan per esempio link), ovvero c’è vuoto di Luna quando la Luna separandosi da un astro X nel segno in cui si trova non forma alcun aspetto applicativo con altri pianeti fintanto che rimane nel segno transitante. Pere esempio: Luna in Cancro a 28° con Venere in Capricorno a 26° e Giove in Ariete a 1°. La Luna si sta separando da Venere e fin tanto che è nel segno in cui si trova non realizza un aspetto tolemaico all’interno del segno in cui è, infatti la Luna in Cancro pur formando un orbita di trigono a Giove in Ariete, tale aspetto si perfeziona solo quando la Luna raggiungerà il grado 1° del Leone, il segno successivo della Luna in Cancro. Altre fonti ritengono invece che anche se non sono rispettati i segni, la Luna in questo caso non è vuota di corso.

Abbiamo vari autori che spiegano il vuoto in modo diverso, almeno ci arrivano traduzioni che descrivono questa condizione in modo diverso (a questo punto è da chiedersi se le traduzioni sono state fatte correttamente…). Per esempio, nelle traduzioni del testi di Johannes Schöner (XV secolo) troviamo questa indicazione dell’autore: quando un pianeta è in separazione da qualsiasi altro pianeta … e non è unito ad altro pianeta per corpo o aspetto, fintanto che rimane nel segno in cui si trova, è chiamato vuoto. Questo dovrebbe essere relazionato alle sfere e ai raggi dei pianeti“. La definizione di Schöner conferma quella generale tuttavia parla di azione delle sfere e dei raggi dei pianeti. 

Guido Bonatti invece propone una descrizione che evidenzia due tipologie di “vuoto di luna”. Una definita propriamente vuoto, e l’altra invece definita come “condizione di pianeta selvaggio”. Scrive: dopo che un pianeta è stato in aspetto ad un altro pianeta, e dopo il perfezionamento dell’aspetto, quando il pianeta comincia a separarsi da un altro pianeta e non si unirà con nessun altro (per congiunzione o aspetto), si dice che corre a vuoto. Questo è un impedimento.

In questa prima indicazione di Bonatti non si fa riferimento al segno, ma pare che si stia descrivendo solo l’aspetto, quindi la distanza orbitale tra due punti, senza distinzione del segno.

Bonatti aggiunge: al-Qabisi riferisce che fintanto che un pianeta è solo in un segno, e un altro pianeta non ha aspetto con esso nel segno, si dice che è selvaggio, questo è un impedimento orribile.

Ma andiamo a leggere nella traduzione di Warburg di al-Qabisi cosa l’autore scrive: Quando un pianeta si sta separando da un altro pianeta e non si applica a un terzo pianeta, fintanto che è nel segno in cui si trova, si diche che è vuoto. Quando un pianeta è in un segno e nessun altro pianeta ha un aspetto con esso nel segno, finché è in esso, si dice selvaggio (per la condizione di “pianeta selvaggio” pare riferirsi a un pianeta che in un segno intero non forma nessun aspetto separativo/applicativo… lascio a voi le considerazioni!).

Bonatti e al-Qabisi intanto ci fanno capire che ovviamente tale condizione è valida per qualsiasi pianeta, ma per logica è più frequente avere questa condizione di vuoto o di selvaggio per la Luna. Stiamo tuttavia parlando “della stessa cosa” solo che vengono evidenziati due comportamenti diversi dell’astro. Nel caso della Luna, se è in vuoto di corsa o selvaggio intenderà ugualmente esprimere una condizione di impedimento, la condizione selvaggia appare essere più complicata del vuoto di luna.

Basandoci quindi sulla descrizione di Bonatti e al-Qabisi, e specificandole per la Luna, si ha:
1) vuoto di Luna quando la Luna si separa da un astro e non forma nessun altro aspetto applicativo tolemaico con altri pianeti secondo gli aspetti tolemaici e a prescindere dal segno occupato dalla Luna e dagli altri pianeti eventualmente applicanti; mentre per altri autori (e io propendo per questi) il vuoto si realizza quando l’aspetto applicativo non si forma all’interno del segno in cui la Luna sta transitando;
2) condizione di pianeta selvaggio si ha quando per esempio la Luna in un segno preciso non forma alcun aspetto separativo / applicativo e corre nel segno priva di aspetti per segno, fintanto che è nel segno in cui si trova.

Le due condizioni sono semplicemente una “stessa cosa” ma osservate in modo diverso ed, evidentemente, in due condizioni diverse. Mentre nel vuoto di luna “almeno” la Luna si sta separando da qualcosa, nella condizione selvaggia, la Luna (nell’esempio che sto portando avanti ma è valido per qualsiasi altro astro) non forma alcun aspetto separativo ed applicativo nel segno in cui è. Inoltre nella traduzione dei testi di Albumasar, fatta da Ben Dykes, Albumasar dice che l’orbita tra pianeti, gli aspetti tra i pianeti per intenderci, non possono esistere se sono “fuori dai segni” perché non vanno a relazionarsi “sfere di azione sovrapponibili” (vedi Albumasar “Introduction to the Science of the Judgements of the Stars” pagina 34″).

Come vedete la questione è abbastanza dibattuta. Personalmente considero il vuoto di Luna come nella definizione fornita da Bonatti per la condizione di pianeta selvaggio e di vuoto, anzi considero la condizione selvaggia più grave del vuoto, ma alla fine il principio è lo stesso solo che nella condizione selvaggia prendendo alla lettera al-Qabisi l’astro coinvolto non deve formare aspetto separativo ne applicativo nel segno in cui è. Considero gli aspetti applicativi per il vuoto di Luna all’interno dei segni, ovvero un aspetto applicativo per il vuoto di Luna deve essere maturato tra segni e non solo per distanza orbitale.

INTERPRETAZIONE
A livello interpretativo una LUNA vuota di corso/selvaggia assumerà significati diversi in base all’oggetto dell’interpretazione. Per esempio tale condizione è particolarmente osservata nell’Astrologia elettiva, e in genere si sconsiglia di iniziare qualsiasi opera con una Luna selvaggia o void, perché applicandosi al nulla, l’attività che vogliamo iniziare potrebbe non trovare i benefici o i supporti della Luna che significa anche “il corso degli eventi”. Anche nelle domande orarie il suo valore è importante. Tuttavia può essere utile quando dobbiamo svolgere una attività che vogliamo sia nascosta, o quando ci serve operare dietro le quinte, senza essere osservati o scoperti, o quando vogliamo che una nostra azione passi inosservata. Mentre nei temi di nascita la condizione di Luna void o selvaggia indica che le funzioni della Luna, i suoi significati accidentali e naturali, possono avere un senso di smarrimento, disorganizzazione o confusione. La Luna void / selvaggia possiamo in analogia relazionarla alla condizione apolide, essere cioè “senza patria”, senza una radice, oppure pur avendo una radice o pur nati in un luogo con tradizioni ed eredità specifiche, non riconoscerle, non sentirle proprie, e sentire il bisogno di riscattarsi da esse, in qualche modo. O ancora può indicare una certa instabilità nelle proprie opere, o una frequente dinamicità dei pensieri, tale che non produce grandi cose stabili, oppure un senso di smarrimento o di disorientamento. L’interpretazione dipenderà quindi da cosa la Luna all’interno di un tema di nascita, intende rappresentare nel suo significato accidentale. Tale condizione si può riscontrare anche in altri pianeti, specialmente tra quelli inferiori, ma è sicuramente meno frequente rispetto alla frequenza dell’aspetto che incontriamo per la Luna. Tutto ciò è aggravato se ci trovassimo in una condizione di pianeta selvaggio.

 

 

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