Nel Quadripartito Tolomeo non inventa l’astrologia, né intende promuovere sé stesso, piuttosto ha sapientemente racchiuso il sapere delle tradizioni ellenistiche e il sapere fino a lui giunto in relazione all’interpretazione del fenomeno celeste e quindi del fenomeno astronomico, attraverso una esposizione organizzata e ragionata. Tolomeo non è stato solo un astronomo ma anche un intellettuale che godeva di una grande rispettabilità accademica, la sua opera è il punto di partenza di tutti gli autori successivi a Tolomeo che attraverso il Tetrabiblos hanno amplificato, specificato e qualificato le indicazioni tramandate, spesso aggiungendo anche ulteriori scoperte o ulteriori indicazioni, generate comunque dal sapere ancestrale e originale. In particolare fu ampiamente consultato dagli studiosi arabi, e in seguito da quelli europei, fino a quando la sua opera fu tradotta in latino nel XII secolo.

Bouche-Leclercq, storico francese nato nel XIX secolo, ha definito l’opera di Claudio Tolomeo, il Quadripartito o Tetrabiblos, “c’est la capitolation de la science” ovvero la resa miserabile o la capitolazione della scienza, una affermazione che aveva il senso di delegittimare l’opera di Tolomeo senza tuttavia contestualizzare il suo contenuto con oggettività storica. Infatti, se usciamo fuori dalle nostre fedi e dai nostri preconcetti, scopriamo che nel Tetrabiblos non vi è alcun accenno di superstizione, magia, talismani, o altre cose riconducibili a fatti esoterici o magici (che sono invece emersi successivamente specialmente nella tradizione araba e medievale, per non parlare delle commistioni della teosofia e della newage di epoca moderna, che hanno colorato gli spettri delle tradizioni astrologiche con ingerenze di vario ordine e grado).

Il Tetrabiblos è uno strumento che cerca, attraverso il linguaggio descrittivo, di indicare al suo lettore la modalità attraverso cui possiamo tradurre il fenomeno astronomico, che è un fenomeno oggettivo, in esperienza naturale, ovvero come tradurre – attraverso il linguaggio della natura che noi viviamo nel mondo sublunare nelle Leggi Naturali del Pianeta Terra – le atmosfere celesti in atmosfere umane.

È lo stesso Tolomeo a fare questa precisazione con una affermazione molto netta che ancora oggi “risuona” di estrema attualità per tutti quegli approcci astrologici dove sono entrati linguaggi estranei all’astrologia stessa: gli angeli, la numerologia, la cabala, l’esoterismo, la new-age, lo spiritualismo, le simbologie (tutti argomenti estranei al tempo di Tolomeo e alla sua opera). Per Tolomeo tutto ciò che è estraneo al fenomeno celeste e ad approcci interpretativi del cielo, attraverso linguaggi naturali, è “sciocchezza” su cui molti, dice Tolomeo, “sprecano la loro fatica e di cui non si può nemmeno dare una spiegazione plausibile”. Tolomeo scarta tutto ciò che entra nel metafisico e nel linguaggio simbolico perché privi, dice, di ragionamenti plausibili. Tolomeo dunque non ci tramanda un sapere superstizioso, al contrario ci tramanda un sapere basato su una logica matematica ed astronomica.

Le trattazioni che incontriamo sul Tetrabiblos intendono dimostrare che le influenze planetarie derivano, intanto, unicamente dal Sole, ovvero la relazione del Sole alla Terra (o viceversa a seconda dei punti di vista) è il principale agente-influente sulle cose dell’uomo e del mondo sublunare. Così anche il secondo luminare, la Luna, agisce in modo più incisivo come influenza. Ne consegue che tutti gli altri astri che riflettono la luce del Sole, e che si rendono visibili ai nostri occhi (ovvero Mercurio Venere Marte Giove Saturno) poiché riflettono la luce del sole, sono capaci di influenzare le cose del mondo sublunare, ma in realtà non è Saturno per esempio che influenza direttamente, o Marte, o Venere, eccetera, ma è la Luce del Sole che riflettendo sul pianeta errante e arrivando a noi, ci porta un messaggio di quello specifico punto errante.

Questo lo si deduce proprio nella trattazione dei primi principi del Libro Uno del Tetrabiblos dove Tolomeo in numerose punti sottolinea l’importanza del Sole e della sua azione nei confronti della Terra e degli altri astri erranti. Inoltre, l’influenza di cui parla Tolomeo non è una influenza magica o superstiziosa, non è per intenderci un qualcosa di “etereo” che ci porta a diventare medici, o musicisti, o che ci porta a fare una determinata azione piuttosto che un’altra, tantomeno sono fatti simbolici che influenzano come fossero “bandiere di una fede calcistica” il nostro credo e il nostro agire.

L’influenza di cui Tolomeo tratta e affronta è legata alle “temperature” del cielo che noi viviamo attraverso una disposizione precisa degli astri. Tali temperature esercitano sui nostri sistemi biologici e cognitivi una serie di influenze che, a dirla tutta, sono state già ampiamente dimostrate dalla biologia e dalle scienze umane. Sappiamo bene come il nostro sistema endocrino reagisce al calore e al freddo, nonché alla secchezza e all’umidità, come anche ai colori attraverso cui il cervello ha comportamenti diversi; tutti questi caratteri che sono strettamente connessi alla natura degli ambienti che frequentiamo e che permeano ogni oggetto animato e inanimato, caratteri che sono anche in noi presenti – sulla nostra pelle ne abbiamo esperienza e anche dentro al nostro corpo coesistono in miscugli diversi – agiranno nel produrre una serie di eventi.

Le neuroscienze oggi ci spiegano che l’amore, l’odio, la rabbia e la gioia sono frutto di reazioni ormonali e di processi neurochimici influenzati e gestiti anche da variabili ambientali, dalle qualità dell’ambiente dunque, dalle temperature, dalla qualità degli ecosistemi. Sappiamo come il corpo agisce e reagisce agli estremi di caldo, come agli estremi di freddo, ovvero in modo diverso. Le nostre stesse attività cambiano in base al clima del luogo in cui nasciamo, così anche in base al giorno e alla giornata, in base alle temperature, e alle qualità umide o secche dell’aria che abbiamo attorno.

Sappiamo che ogni popolo e ogni sua cultura e tradizione è sempre stata collegata anche al clima di appartenenza. Sappiamo come le stagioni, che sono quattro, alternandosi producono diversi fatti sul pianeta, tutti finalizzati al sostentamento della vita e al suo ciclico processo.

Tolomeo non fa altro che testimoniare un sistema attraverso cui possiamo decodificare le qualità dell’atmosfera del mondo sublunare attraverso le variabili del caldo del freddo dell’umido e del secco, mediante un approccio astronomico che prevede lo studio della disposizione dei Luminari e dei cinque astri erranti che in base alla loro orientazione e qualità celeste, ci indicheranno equilibri o squilibri di caldo e freddo relazionati all’umido e al secco.

 

Così Saturno è freddo e secco perché è il più lontano dal calore del Sole e dall’umidità della Terra. Mentre la Luna è estremamente umida perché molto vicino alla Terra. Giove è un po’ più vicino al Sole ma non troppo, quindi ha quel calore giusto per renderlo più temperato. Venere è considerata fredda e umida ma essendo vicina al Sole conserva e porta in sé un po’ di calore in un grado tale da renderla benefica come Giove. Marte invece è molto vicino al Sole, e quindi prende molta della sua luce a tal punto che dissipa ogni possibilità di temperanza, e diventa estremamente caldo e secco. Mercurio è quindi freddo e anche umido, perché più vicino alla Luna e alla Terra ma è anche molto veloce, e per questo spesso dissipa la sua umidità e diventa quindi molto mutevole. E via dicendo.

Spiega Tolomeo che il movimento costante dei pianeti crea una atmosfera sempre mutevole alla quale tutte le creature della terra sono sensibili. Così due semi identici messi in due luoghi geografici estremamente diversi, cresceranno in modo diverso, perché subiranno o saranno soggetti alle atmosfere dei luoghi ove inseminati, atmosfere decretate dalla qualità del cielo. Infatti, le qualità del clima non sono un fatto esclusivo della terra, per intenderci il clima terrestre non è auto-generato dal pianeta ma è quel che è anche grazie alle forze che gravitano attorno al nostro pianeta e quindi all’azione degli astri, in particolare la distanza del Sole e il suo comportamento in relazione alla terra, come anche il ruolo della Luna, sono determinanti nelle qualità del clima del nostro pianeta. E ne consegue ulteriormente che il clima del nostro pianeta rende possibile la generazione delle generazioni, la possibilità delle attività cognitive e biologiche, perché senza un equilibrio di questi fatti vitali e naturali, la vita non avrebbe alcuna possibilità di esistere ed essere.

Se poi tutto questo produce una “fede”, è un fatto culturale e antropologico che tuttavia prescinde dal dato di oggettività. Ne consegue che il Quadripartito è l’origine di ogni disquisizione astrologica, qualsiasi cosa facciamo in astrologia, con qualsiasi tradizione, è nell’approccio occidentale per lo più rievocante i principi del Tetrabiblos, che essendo principi naturali non cessano con la fine dell’Epoca di Claudio Tolomeo, perché in quanto principi essi sono immortali fintanto sussisterà il sistema solare e la sua ordinata collocazione e ordinata meccanica.

I vari Libri del Quadripartito sono stati oggetto di elaborazione e commento, ovvero di decifrazione. In molti punti, infatti, Tolomeo non ci indica tecniche precise ma modalità attraverso cui arrivare a determinate interpretazioni. Ne consegue che queste trattazioni sono state da sempre oggetto di lettura e di interpretazione, spesso diverse perché soggette al nesso e momento storico in cui sono state affrontate. Per quanto riguarda il Libro Uno del Quadripartito, l’Italia vanta l’egregio commento di Giuseppe Bezza nel testo che troverete in “CONSIGLI DI LETTURA E STUDIO”, un commento di estrema importanza nel comprendere i primi principi su cui si basa l’approccio interpretativo del fenomeno celeste.

FONTI CONSULTATE
Robert R. Newton, Astronomy, astrology, Ptolemy and us
Chris Brennan, “Claudius Ptolemy”, The Hellenistic Astrology Website
https://www.hellenisticastrology.com/astrologers/claudius-ptolemy/

CONSIGLI DI LETTURA E STUDIO
Giuseppe Bezza, Commento al Primo Libro della Tetrabiblos di Claudio Tolomeo, Nuovi orizzonti

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